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 2010  maggio 25 Martedì calendario

LE NARCO-GANG DI KINGSTON DANNO BATTAGLIA PER SALVARE IL BOSS "DUDUS" DAL CARCERE USA - KINGSTON

Le fiamme sprigionate dalle molotov lanciate nei commissariati di polizia di St. Andrew hanno bruciato in pochi secondi la maschera di paradiso mostrando il vero volto di quest´angolo di Caraibi: la Giamaica è un inferno. Scordatevi le tonnellate di cartoline e le nenie del reggae: Kingston brucia e conta i primi morti per le strade. Da Heroes Circle su fino a Manchester Square, da domenica notte la "giungla di cemento" cantata da Bob Marley è un reticolo di barricate. E i poliziotti che fino all´altro ieri chiudevano un occhio sui traffici di Downtown sono le vittime del nuovo tiro al bersaglio che non risparmia i passanti in questa metropoli che combatte con Bogotà per il record degli ammazzamenti. Perfino il comandante dell´Airbus 320 dell´Air Jamaica, all´atterraggio, oltre ad annunciare la temperatura dell´aria (30 gradi) rivela anche quella della violenza: prima di lasciare l´aeroporto chiedete agli agenti se la zona dove siete diretti è sicura...
Il premier Bruce Golding è apparso in tv per assicurare che fermerà «l´orgia di violenza» e ha decretato un mese di stato d´emergenza. Ma chi gli crede? La Kingston degli yards, i ghetti dove 9 ragazzi su 10 non sanno né leggere e scrivere, è in rivolta perché il governo ha deciso di cedere agli Usa ed estradare il boss dei boss, Christopher Coke, 41 anni, detto "Dudus", "Small Man", detto soprattutto "The President". lui il vero capo di Kingston, ottocentomila anime, un terzo dell´intera Giamaica. lui il "don", come qui chiamano i capomafia scimmiottando il nostro export più famoso. lui che distribuisce denaro ai bisognosi e si prende cura di migliaia di "jacket", i figli nati fuori dal matrimonio che sono la regola più che l´eccezione. Coke il re della cocaina e della marijuana smerciata dai ghetti di Trench Town dove nacque lo ska, ai locali extravip di New York. Un impero da milioni di dollari ereditato dal padre, che aveva fondato una gang battezzata "Shower Posse": ogni assalto una "doccia" di proiettili.
Il dipartimento di Giustizia Usa ora dice che "The President" è uno dei più grandi trafficanti del mondo e sono nove mesi che ne chiede l´estradizione. Ma per nove mesi proprio quel Golding che adesso va in tv e ammette di «aver malgestito la questione» ha negato il via libera accusando gli yankees perfino di avere costruito le prove basandosi su intercettazioni illegali. Che farsa: Coke controlla l´elettorato di quel Jamaican Labour Party che da sessant´anni si alterna al potere con il People National Party sfidandosi a colpi di voti e di pistola. Da sempre la politica qui funziona così: dagli anni ”70 in poi sono le armi a decidere. "The politics of guns" l´hanno chiamata gli storici: la politica delle pistole. Nel 1978 ci volle il carisma di un santo come Marley - appena sfuggito a un attentato - per dichiarare la tregua che portò centomila persone allo storico "One Love Peace Concert". Durò poco: la campagna elettorale del 1980 registrò 800 morti. E adesso? Cosa ha spinto il governo al voltafaccia? Gli Stati Uniti si sarebbero stancati della messinscena, minacciando di denunciare la collusione tra le gang e il premier. Golding ha capito che rischiava la poltrona. Così ha ordinato al ministro dell´Interno, Dorothy Lightbourne, di iniziare le procedure malgrado l´appello di Coke alla Suprema Corte.
L´inferno è scoppiato domenica sera e ieri le sparatorie sono continuate su per Red Hills Road. I guerriglieri di "Dudus" sono asserragliati insieme al loro leader nel bunker dal nome beffardo di Tivoli Gardens: l´ex quartiere giardino della borghesia ormai da decenni invaso dai povericristi. L´esercito, ieri sera, ha tentato il primo assalto: le gang hanno risposto sparando all´impazzata. Nel fuoco incrociato, sostengono alcuni testimoni fuggiti dall´inferno, sarebbero morte diverse persone.
I primi due poliziotti, questo è un dato certo, li hanno ammazzati mentre cercavano di soccorrere una passante ferita in moto davanti all´Excelsior High School. Perfino la strada che porta al Kingston Public Hospital è chiusa dalle barricate dei narcoguerriglieri con le molotov.
Come in ogni vera guerra, sono già partite le trattative segrete. Uno degli avvocati di "Dudus", Paul Beswick, s´è incontrato con Isiah Parnell, dell´ambasicata Usa: per evitare spargimenti di sangue il boss rinuncerebbe all´appello e si consegnerebbe direttamente agli americani senza passare per l´arresto dei giamaicani. In cambio di che? Negli Usa Coke - incriminato anche per traffico d´armi - rischia il carcere a vita. Kingston invece rischia di bruciare chissà ancora per quanto. I governi di Usa, Canada e Gran Bretagna invitano a non partire ma i tour operator tranquillizzano i turisti: le navi da crociera qui non arrivano. Ocho Rios e Montego Bay sono 90, 180 chilometri a nordovest: dall´altra parte dell´isola. La messinscena del paradiso va avanti: l´inferno, almeno per ora, può attendere.