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 2010  maggio 24 Lunedì calendario

OMEOPATIA SENZA BREVETTI PER NON INGABBIARE I SAPORI

Immaginate un comparto industriale cui sia vietata la pubblicità. E che da 15 anni non possa immettere sul mercato nuovi prodotti. Default? Neanche per idea. Imprese più vive che mai, in costante crescita. Al punto che l’azienda leader che detiene il 30% del mercato si è fortemente impegnata in un percorso di Csr pubblicando il primo bilancio sociale.
Ma come fate? «L’omeopatia riscuote la fiducia dei pazienti - risponde Alessandro Pizzoccaro, fondatore e presidente di Guna - e un numero crescente di medici la adotta come terapia. questa la ragione per cui nell’ultimo decennio abbiamo registrato una crescita con picchi annui al di sopra del 10%».
L’omeopatia è nata alla fine del Settecento dall’intuizione di un medico tedesco. Samuel Hahnemann aveva sperimentato su se stesso gli effetti del chinino, allora unico rimedio contro la malaria. Assumendolo da sano gli aveva provocato le stesse febbri. Definendolo principio di similitudine, iniziò a valutare i dosaggi e capì che quelle sostanze, che in alte dosi avrebbero provocato i sintomi di una malattia, fortemente diluite risultavano terapeutiche. Da allora, lo studio delle medicine biologiche non si è mai fermato nonostante il successo via via crescente della medicina allopatica e dell’industria farmaceutica.
Nel 1983 Pizzoccaro, biellese, laureato in economia e commercio, e la sua giovane sposa Adriana Carluccio, allora ricercatrice in Farmitalia, decidono di importare prodotti omeopatici. O per lo meno, di provarci. «Mi occupavo di importexport - ricorda Pizzoccaro -. Però nutrivamo, mia moglie ed io, una passione per la medicina naturale: da una parte ci incuriosiva, dall’altra ci sembrava una buona idea imprenditoriale. Ci servivano solo coraggio, e ce l’avevamo, e fortuna. Anche quella non ci è mancata».
Fondano la società, la battezzano Guna e iniziano a importare dalla Germania e dalla Francia, i due Paesi europei dove l’omeopatia si andava affermando sempre più. Sei anni dopo, nell’89,decidono il secondo salto: iniziare a produrre in proprio. Aprono uno stabilimentoa Lambrate, periferia milanese. Con la supervisione di un comitato scientifico esterno e indipendente, iniziano a sperimentare dei prodotti composti, nei quali cioè uniscono varie sostanze. E ottengono il primo riconoscimento dal ministero della Sanità. Nel frattempo, un po’ perché il mondo diventa a portata di click, un po’ perché aumenta la consapevolezza dei malati, l’omeopatia comincia a diffondersi in Italia. E così questa medicina che cura i pazienti rispettando il loro equilibrio psico-fisico e stimolando le difese immunitarie, diventa per molti un’alternativa alla medicina tradizionale.
Lo stabilimento di Lambrate non basta più, nel 2007 Guna ri-struttura un fabbricato dismesso dalla Ciba e lo trasforma nel «più innovativo complesso farmaceutico al mondo per la ricerca scientifica e la produzione di medicine di origine naturale. In Italia non possiamo registrare nuovi farmaci dal 1995 - continua Pizzoccaro - , ma esportiamo il frutto dei nostri studi in 25 Paesi. E abbiamo aperto una filiale negli Stati Uniti ». Il nostro Paese è l’unico che vieta di riportare sulle confezioni dosaggi e posologia. «Il legislatore non ha ancora recepito la direttiva Ue del 2006 che ha l’obiettivo di allineare tutti gli Stati membri su questa materia. Un danno enorme, inutile sottolinearlo. Qualche mese fa, una grande industria farmaceutica ha licenziato 200 dipendenti. Li avrei assunti immediatamente se solo la legge ci consentisse di crescere».
L’anno scorso la decisione di redigere il bilancio sociale. «Parlare bene di ciò che si fa è sconveniente per un piemontese - dice sorridendo - ho opposto qualche resistenza poi mi sono convinto. I nostri stakeholder hanno molto apprezzato lo sforzo di rendere con trasparenza i valori sociali ai quali crediamo da sempre». Nelle 166 pagine che descrivono azioni concrete e progetti futuri, grande risalto alla decisione di non proteggere con brevetti l’intera produzione oltre che ogni pubblicazione scientifica. «La logica brevettuale è una zavorra, le sfide che abbiamo davanti pretendono la condivisione dei saperi».