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 2010  maggio 25 Martedì calendario

Se la notizia diffusa in questi giorni da alcuni giornali venisse confermata, cioè che il 35enne professore genovese Simone Regazzoni ci ha rimesso il suo posto di docente a contratto all’Università Cattolica di Milano e questo per avere scritto un libro colto e intelligente sul porno e sulla filosofia che lo sottende (Pornosofia, Ponte delle Grazie, pp

Se la notizia diffusa in questi giorni da alcuni giornali venisse confermata, cioè che il 35enne professore genovese Simone Regazzoni ci ha rimesso il suo posto di docente a contratto all’Università Cattolica di Milano e questo per avere scritto un libro colto e intelligente sul porno e sulla filosofia che lo sottende (Pornosofia, Ponte delle Grazie, pp. 164, euro 14), ci sarebbe di che inorridire. Ho appena finito di leggere il libro di Regazzoni, che non conosco personalmente e di cui non avevo letto le opere precedenti, sempre molto attente ai fenomeni portanti della cultura di massa, dai romanzi di Harry Potter alla celeberrima serie televisiva "Lost". Simone Regazzoni Tanto per mettere i puntini sulle i, Regazzoni è uno che ha studiato filosofia a Parigi, dove è stato allievo di Jacques Derrida. Che sia un uomo di letture raffinate a occuparsi del porno e a cercare di spiegarne l’enorme presenza industriale e massmediatica, per me è una manna. Perché a me il porno piace, o per meglio dire a me spiace molto l’ipocrisia e il bigottismo che circondano l’argomento: il silenzio mortale su un’industria i cui prodotti sono in tantissimi a consumare. AMICHE ENTUSIASTE Racconto a voi quel che ho raccontato un paio di volte sulla poltrona televisiva dove mi ospita di tanto in tanto Piero Chiambretti. Nella mia vecchia casa romana di via Trinità dei Pellegrini, l’unica stanza dove non ci fossero libri era la camera da pranzo che faceva anche da soggiorno. Insomma, la stanza in cui entravano ospiti e amici. Da un mobile di quella stanza faceva capolino la mia collezioncina di video porno, una ventina in tutto o poco più. Ovvio che li avessi messi lì apposta, per mettere le cose in chiaro. Ebbene, non uno dei miei amici che sia entrato in vent’anni in quella casa mi ha mai chiesto di quei video (non è vero!, ndDago), se ce n’era uno particolarmente accattivante, e quali fossero i registi migliori e le attrici top di questo segmento del cinema contemporaneo. Disattenzione? No, ipocrisia. E difatti le amiche alle quali ho mostrato talvolta qualcuno di quei video (i film girati da Michael Ninn e Andrew Blake, o i mirabili exploit del mio amico Rocco Siffredi), ne erano entusiaste. Avviciniamoci al racconto e alla (sacrosanta) costruzione intellettuale del professor Regazzoni. E cominciamo dalla foto di copertina, una bellissima immagine che Richard Kern ha scattato alla più famosa pornostar dei giorni nostri, la 22enne americanina Sasha Grey. Tanto per mettere ancora una volta le cose in chiaro, se andate a cliccare il nome di Sasha Grey su Google, ci trovate poco meno di tre milioni di richiami. Ebbene basterebbe un personaggio come la Grey, che il regista americano premio Oscar Steven Soderbergh ha scelto come attrice protagonista di un suo film del 2009, a smontare la buona parte delle sciocchezze e dei luoghi comuni che circolano sul porno. Tanto per cominciare la nostra eroina non ha nulla della bonazza siliconata, delle dive tanto appariscenti quanto volgari di cui è ovviamente zeppo il cinema porno. Un po’ greca e un po’ polacca, un’aria infantile, alta appena 1.68, le sue misure sono quelle di una qualsiasi delle vostre vicine di casa. Solo che lei l’erotismo e "l’indecenza" ce li ha dentro, le piace fare quello che fa, e di cui dice che lo fa innanzitutto nella sua vita privata. Fatto è che in fatto di scene porno ha vinto una montagna di premi e, contemporaneamente, è una che quando la intervistano sprizza intelligenza da tutti i pori. INCASTRO DI DESIDERI Peccato che un’ex femminista e intellettuale attenta al porno come Roberta Tatafiore non ci sia più (s’è suicidata all’inizio dell’anno scorso). Sarebbe stata una meraviglia leggere una sua intervista alla Grey, un’intervista in cui fare polpette di tutta quella retorica sbrodolante in cui il porno viene descritto unicamente come umiliazione maschilista della donna. E come se il desiderio erotico della donna fosse all’opposto di quello maschile, e come se il massimo di accensione erotica non nascesse dall’incastro (magari selvaggio e furibondo) di quei due desideri. Un incastro che il cinema porno ha il merito di portare in primo piano. In primo piano, nel senso letterale del termine. Su tutto questo Regazzoni scrive delle pagine magnifiche, dove è dato ai corpi quel che è dei corpi, all’eccitazione quel che è dell’eccitazione. Ed è prelibata la sua citazione di un passo di Cesare Garboli, uno dei più grandi critici letterari italiani del Novecento, lì dove scrive quanto pazzescamente si eccitasse alla lettura del "divino" Marchese de Sade. E quanto ai corpi e alla loro "indecenza", indecenza che è una delle meraviglie del vivere, Regazzoni è molto acuto nell’indicare lì dove l’erotismo tocca il suo apice. Lì dove è massima l’allusione al desiderio e al proibito. Ossia nell’espressione del volto femminile. Tutto il resto, a cominciare dalle gran quantità di silicone (quantità che nella media dello spettacolo televisivo non sono di certo inferiori), viene dopo. Molto dopo. E mi ricordo di quella volta che una pubblicità murale di una ditta di lingerie inglese, l’ "Agent Provocateur", venne censurata e proibita a Londra. Ma non è che le nostre modelle siano particolarmente svestite, protestarono il dirigenti della ditta inglese. «No, è l’espressione del loro volto che è indecente », ribatterono i censori. Di certo era un’espressione attigua al porno, a giudicare con i criteri dei bigotti.