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 2010  maggio 25 Martedì calendario

Sita Luciano

• Bologna 21 maggio 1942. Manager. Ex presidente di Granarolo (1991-2009). Dal maggio 2010 vicepresidente di Nomisma, il pensatoio bolognese sull’economia e la politica • «[...] Un manager che dopo aver fondato Conad, negli anni Sessanta, ha salvato e rilanciato Granarolo portandolo al terzo posto della classifica nazionale. Un manager che anche senza avere l’intraprendenza vulcanica del suo ex collega di Unipol (Giovanni Consorte, ndmp) si è sempre mosso all’interno della cooperazione con un forte slancio imprenditoriale tanto da guadagnarsi una solida fama. Dopo il crac Parmalat si battè per accaparrarsi l’azienda di Collecchio convinto che fosse l’unico modo per salvarla da mani straniere. Andò diversamente. Ma Sita, classe 1942, figlio di un ferroviere e di una sarta, senza lauree né master ha un curriculum cooperativo lungo e pieno di successi. Diplomato in ragioneria è stato iscritto, come tutti i big della cooperazione, al Pci dei tempi d’oro, ma si è ritagliato un percorso imprenditoriale autonomo. Nominato ai vertici di Granarolo, Sita riorganizzò il gruppo salvandolo dal disastro, ridisegnò la struttura societaria, sostituì al vecchio consorzio (Cerp) una cooperativa di cooperative (Granlatte), una sorta di holding e sotto di essa mise una società di capitali (Granarolo di cui Intesa Sanpaolo è socio al 20%) destinata a competere sul mercato e a quotarsi in Borsa. Il manager, padre padrone del gruppo, si è inventato il latte di alta qualità quando ancora non esisteva la legge ad hoc. Ed è riuscito, a forza di innovazioni e acquisizioni, a far rendere un business come quello del latte fresco. [...] ”Dottor Grani, ma come mai il lancio di uno yogurt frutta e verdura? Ah, non ci aveva pensato ancora nessuno? Chissà come mai!”. La gag di Luciana Littizzetto è di alcuni anni fa quando la comica, durante uno spettacolo sponsorizzato da Granarolo, si siede sulle ginocchia del presidente Luciano Sita (’dottor Grani”) e ironizza sulla nuova formula dello yogurt Yomo. Yomo appunto, il gruppo ”salvato” dal patron bolognese nel 2004 e che proprio per le sue ingenti perdite si rileverà un boccone amaro per la ”fabbrica del latte”. [...]» (Antonia Jacchia, ”Corriere della Sera” 12/2/2009) • «[...] Quando arrivai in via Cadriano nel 1991, la Granarolo era una cooperativa in difficoltà. Bisognava combattere in un settore estremamente frammentato. Per crescere venne avviata una politica di acquisizione di aziende private e delle Centrali del latte che i Comuni in tutta Italia stavano dismettendo. Il gruppo ha acquisito ben 19 società in 18 anni, quasi una all’anno. Ogni volta ce la dovevamo vedere con Tanzi o con Cragnotti perché i due competitor si erano praticamente spartiti l’Italia [...] vincemmo un’asta per ben tre volte e ci fu annullata sicuramente su pressioni di Tanzi, che poi riuscì ad aggiudicarsi lo stabilimento [...] Avevamo fatto un’offerta anche per la Centrale del latte di Roma, poi sappiamo quali furono le modalità con cui andò a Cragnotti. Questo era il contesto, non certo facile. [...] Remunerare i nostri soci che sono i 1.700 produttori sparsi in tutta Italia, la puntualità dei pagamenti e la politica di qualità e di marca dei prodotti sono i nostri punti di forza. Negli anni anni abbiamo costruito un rapporto fiduciario e di trasparenza con il mondo finanziario che ci ha consentito interventi straordinari anche in momenti difficili. Benché non siamo quotati e non abbiamo obblighi di comunicazione, i nostri bilanci sono consultabili su internet e ogni anno incontriamo la comunità finanziaria per illustrare i nostri risultati. [...] Abbiamo sfruttato la filiera dei nostri produttori che ci ha consentito di limitare fortemente l’approvvigionamento dall’estero: quando il latte costava un’esagerazione noi, grazie agli accordi di conferimento dei soci, riuscivamo a pagarlo 42 centesimi al litro. [...]» (Mara Monti, ”Il Sole-24 Ore” 14/6/2009).