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 2010  maggio 23 Domenica calendario

IL TURBINE DI UNGARETTI

Questa storia ha due protagonisti. Anzi tre. Ed è proprio grazie alla sensibilità del terzo se la possiamo raccontare, e se possiamo capirne meglio il senso. una storia di poesie, di amore, di guerra e... di collezionismo. I primi due grandi personaggi sono Giuseppe Ungaretti e una sua fiamma di gioventù, Marthe Roux.
Siamo nel 1914. Ungaretti è a Parigi, quando si innamora di Marthe,l’enfant
frêle (la «fanciulla tenue») di una sua poesia.Lui ha 26 anni,Marthe ”che era amata anche dal suo amico Guillaume Apollinaire ”solo 15.La scintilla scocca anche se tra il poeta e Marthe non ci sarà probabilmente che una passione platonica. Tuttavia l’intesa è profondissima se è proprio a lei che Ungaretti invia, nel 1918, un manoscritto e una lettera che li legheranno per sempre.
A Marthe, Ungaretti – che ha già pubblicato a Udine in 80 copie il suo
Porto sepolto – indirizza una filza di fogli protocollo che contengono alcune poesie, radunate sotto un titolo evocativo:
Les Pierreries ensoleillées . Le poesie sono proprio «pour Marthe» e costituiscono un «nouveau cahier de route». Che siano nuove rispetto al Porto sepolto ( e così le debba intendere Marthe) è evidenziato dallo stesso poeta, che in calce scrive i riferimenti puntuali, con il numero di pagina del Porto.
Ed è la prima poesia, Nostalgie , posta in prefazione, a contenere un numero di variazioni tali, rispetto all’edizione stampata prima e dopo (si veda l’articolo di Carlo Ossola qui a fianco) che induce a vedere nel fascicolo non solo un omaggio a un amore, ma anche una rivelazione poetica e di poetica. Che sarebbe rimasta per sempre sconosciuta nei suoi significati reconditi, se il nostro terzo protagonista non fosse entrato in azione.
Si tratta dell’avvocato milanese Lodovico Isolabella, una figura di collezionista che nobilita la parola. Nel 2001, da Christie’s, Isolabella, compra, per 39 milioni di lire, il fondo di Marthe. Viene così in possesso, oltre alle
Pierreries, anche di altre lettere. Una delle quali, del 1958, lo aiuta a capire il mistero. Già: perché il suo interesse autentico, la conoscenza profonda della materia e l’esperienza nella sua professione (è uomo abituato alla sottigliezza delle parole) lo agevolano nella scoperta. nella lettera del 1958 che l’avvocato intravvede cosa può essere successo. Ungaretti riceve, dopo quattro decenni di silenzio, una lettera di Marthe. Le risponde, vergando con inchiostro verde e con la penna da lei regalatagli e mai usata fin lì. Da quelle poche parole trovano un senso – secondo la ricostruzione di Isolabella – le parole aggiunte ( e poi espunte) da Ungaretti nella poesia Nostalgie . Sta tutto in pochi versi. Dove Ungaretti parla di un tourbillon maudit, la guerra, che travolge tutto (o solo il loro amore?), ma che, nonostante questo, il loro amore resta ( nous sommes restés ).
L’ipotesi di Isolabella,ora consegnata agli studiosi, è suggestiva. Ed «è una storia – spiega – che viveva nello spirito del poeta fisicamente immerso nello scenario della guerra; ed è una storia che ha segnato tanto intimamente Giuseppe Ungaretti da non riuscire mai ad affiorare dalle profondità del suo animo se non nel dialogo con Marthe, una storia solo per Marthe». E se quella storia oggi ci si disvela, grazie a un collezionista devoto, non ci resta che ascoltarla e raccoglierla. Con attenzione e rispetto. Ma anche con commozione.