Carlo Bastasin, Il Sole-24 Ore 23/5/2010;, 23 maggio 2010
IL PRT--PENSER SPARA: «I PIGS SIAMO NOI...»
Il pugno arriva con tutta la forza possibile. Niall gira attorno ai suoi 60 ascoltatori per dieci minuti. Parla della storia dei debiti pubblici negli ultimi tre secoli. Poi finge di arretrare, tira fuori i grafici dei quattro Pigs – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – e il pubblico si rilassa. Conosciamo questa storia, sono i soliti europei, pensano. Ed è lì che abbassano la guardia. E quindi parte il primo pugno: due grafici identici a quelli dei Pigs ma, sorpresa,descrivono l’esplosione del debito di Usa e Gran Bretagna. Silenzio sordo. In cui trascorrono i cinque più lunghi secondi della storia dei seminari dalla parabola della montagna in poi. E parte il secondo e definitivo pugno: «Pigs ”R” Us» sibila Niall. I Maiali siamo Noi!
Non c’è verità che faccia più male di quella che si cerca di tenere nascosta. E tra i partecipanti alla due giorni di seminari al Peterson Institute inaugurati da Niall Ferguson’ un 46enne storico inglese ora ad Harvard, star del vivace teatro mediatico-intellettuale americano – non c’è nessuno che non conoscesse il rischio-maiale di Stati Uniti e Gran Bretagna. Non Alan Greenspan, il cui serbatoio di rimozioni era già stracarico, non i venti supermanager delle maggior aziende americane raccolti da Fred Bergsten nel comitato esecutivo del think-tank che dirige. Non Tim Geithner che, da segretario del Tesoro Usa, del debito è il titolare. Geithner e la Casa Bianca non ci stanno. Considerano il paragone con la Grecia ”ridicolo”. Il deficit americano è sopra al 10%, proprio come quello greco, ma per metà si tratta di effetti della crisi del 2008-2009 che scompariranno da soli: il 3% sono minori entrate cicliche e il 2% sono interventi di sostegno. Un deficit strutturale del 5% è gestibile con un Pil che torna a salire oltre il 3 per cento. Eppure l’allarme scattato in Grecia ha mandato i brividi fino a Washington. La Casa Bianca è intervenuta ripetutamente per raccomandare alla cancelliera Merkel di non tardare nelle decisioni. Il contagio può arrivare con enorme velocità.
Infatti il presidente Obama e il suo primo consigliere economico, Larry Summers, prendono sul serio l’argomento dei declinisti: il debito soffocherà l’impero americano. E non solo nel suo ruolo di prima potenza economica. La prima voce di bilancio ad essere tagliata sono le spese militari. «C’è un punto molto preciso in cui gli imperi superano lo zenith e declinano rapidamente – sostiene Ferguson – è quando la spesa per interessi sul debito supera la spesa militare». Insieme arriva il declino diplomatico: il ruolo di grande debitore ti pone in condizione di dipendenza dai creditori e in caso di default il ruolo di riserva e di rifugio, del paese e della sua moneta, passa al paese creditore.
Il cui nome quasi non si pronuncia più. La C... che avrebbe dovuto affiancare per dimensioni l’economia americana nel 2040 e che invece compirà ”il sorpasso” - in italiano, come è ormai consuetudine dire a Washington - già nel 2027. Un tempo così breve da essere già incorporato nelle aspettative di oggi. Perchè 17 anni sono un orizzonte normale per la programmazione di alcuni investimenti, nella chimica per esempio, o nell’industria estrattiva e nelle materie prime. In tutta una parte dell’economia il 2027 è oggi. Una vignetta mostra un sottomarino cinese che minaccia una portaerei americana: «Cambiate rotta o smettiamo di comprare i titoli di stato».
Ferguson non ha la solidità dello scienziato, la sua analisi economica è, a dir poco, superficiale - ma il messaggio più è primitivo più va in profondità - fa parte di una generazione d’intellettuali che costruiscono le tesi su misura dei media. Il suo habitus di storico oxford-harvardiano, colpisce il subconscio americano con una raffica di aforismi: stiamo subendo le conseguenze finanziarie di una guerra mondiale, senza una guerra mondiale; il debito è un processo politico e culturale, ma la cultura si può cambiare. Tutto l’Occidente deve tornare alle virtù fondanti del capitalismo, quella cultura del lavoro e dell’autolimitazione che Weber attribuiva al protestantesimo. E che invece adesso, povero Weber, è diffusa soprattutto in Cina.
Il dialogo tra il profeta di turno e la superpotenza è una parte importante della vita politica americana. Attraverso le profezie i temi della vita pubblica, vestiti di ricchi artifici retorici, saltano la dialettica dei partiti per arrivare direttamente al popolo. In questo catalogo espressionista delle idee contemporanee i media attingono tutto ciò che possono rivendere, già masticato e già confezionato:
prêt-à-penser.
Nella comunità scientifica la tentazione d’inseguire i più abili tra i nuovi comunicatori è forte. Una rincorsa continua a ”spararle più grosse possibile”. E ora anche il timore del debito pubblico e del declino irreversibile è filtrato nella testa degli elettori americani attraverso un linguaggio estremo, come la metastasi dell’organismo, il grande nemico interno: «I Maiali siamo Noi».