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 2010  maggio 23 Domenica calendario

BENVENUTI A ANTICOLI CORRADO IL PAESE CHE E’ UN’OPERA D’ARTE

Uno di quegli agglomerati di case che si possono vedere da tutte le strade maestre, un ammasso di forme grigie e bianche abbarbicate sul fianco di una montagna come pecore timorose di cadere, il che talvolta succede. Alcune sono irraggiungibili se non a dorso di mulo, a piedi o con un veicolo militare; quei villaggi sono isolati sui loro monti come isole nel mare». Così Robert Crichton descrive un paese del Piemonte protagonista del suo romanzo Il segreto di Santa Vittoria. La descrizione corrisponde perfettamente anche a un altro paesino, che si trova a una cinquantina di chilometri da Roma, arrampicato sulle pendici dei Monti Simbruini e che, oltre al nome, sembra avere pure un cognome: Anticoli Corrado. Fu qui infatti che nel 1968 arrivò il regista Stanley Kramer per girare, con Antony Quinn e Anna Magnani, il film tratto dal romanzo di Crichton. Una produzione ciclopica che trasformò per tre mesi l’ abitato in un set cinematografico, con gli abitanti divenuti comparse e le stanze e gli appartamenti affittati alla troupe per somme da capogiro. Fu l’ ultimo momento di gloria di Anticoli Corrado, che per circa due secoli aveva visto arrivare sulle sue stradine percorribili solo a dorso di mulo artisti da tutto il mondo, aveva ceduto loro le stalle perché ne ricavassero atelier e aveva concesso come modelle le proprie ragazze di una bellezza straordinaria. Un passato indimenticabile che ora i pochi abitanti di Anticoli Corrado (meno di un migliaio) vorrebbero far rivivere. Con un progetto nato un anno fa, quando Angelo Bucarelli, scultore e nipote della mitica Palma, che fu per decenni direttrice della Galleria nazionale d’ arte moderna a Roma, andò a vedere la mostra su Fausto Pirandello organizzata nel museo civico del borgo. «Conoscevo per sommi capi la storia degli artisti e delle modelle - racconta Bucarelli - ma non avevo mai visto il paese. Ne restai affascinato. Parlando col sindaco Vittorio Meddi, con il direttore del museo, Marco Occhigrossi, e con il curatore della mostra, Paolo Bertoletti, nacque a poco a poco l’ idea di ricreare ad Anticoli Corrado un’ accademia d’ arte aperta tutto l’ anno e che desse la possibilità a giovani di tutto il mondo di frequentare corsi di pittura e scultura, con soggiorni da due settimane a due mesi. Abbiamo cominciato a contattare i maestri, pensiamo a un bando di concorso europeo. Se tutto va bene, l’ accademia dovrebbe aprire nell’ estate del 2011». Nel frattempo, Bucarelli presenta ad Anticoli la sua nuova mostra intitolata Corrado Anticoli, cognomi e nomi, in cui ha selezionato due gruppi, uno di sette artisti e uno di sette modelle, tra tutti quelli che hanno vissuto e lavorato in paese dalla fine del Settecento all’ inizio della Seconda guerra mondiale. Bucarelli è attratto dai nomi come codice di identità. Li scolpisce a lettere grandi, in ferro e acciaio, ornandoli con elementi che richiamano il personaggio a cui si riferiscono. «Come poeta sono sempre stata affascinata dall’ unione fra le parole e le immagini e non conosco nessun altro che abbia celebrato tale unione più eloquentemente di Angelo», ha scritto di lui Erica Jong. Questa volta l’ artista ha aggiunto alla creazione in metallo lo sfondo di una fotografia e ha racchiuso il tutto dentro il perimetro di una cornice, con un effetto sorprendente, in cui le immagini fotografiche diventano per inganno ottico quasi tridimensionali. Come i licheni e i muschi ritratti nei boschi di Anticoli Corrado, che creano il campo per il nome di Camille Corot, l’ artista francese celebre per i suoi dipinti sulla natura, che arrivò qui tra il 1825 e il 1830 accompagnato dal pittore fiammingo Closson. Mentre i nomi delle modelle, Lina Ciucci, Candida e Angelina Toppi, Ersilia Rinaldi, Pasqua De Angelis, Bernardina Proietti e Pompilia D’ Aprile, spiccano sulle immagini sfocate di vecchi ritratti. L’ opera più suggestiva è forse quella dedicata a Pasquarosa, modella anticolana di bellezza raffinatissima che ai primi del Novecento sposò il pittore Nino Bertoletti e diventò lei stessa una professionista molto stimata creando quadri dai colori chiari intrisi di una luminosa felicità. Figlia di contadini, riuscì a dotarsi di quella cultura che da ragazza le era stata negata, viaggiando per i musei di tutta Europa e diventando una figura di riferimento nell’ ambiente artistico romano. Bucarelli ha racchiuso la sua figurina in una gabbia d’ oro: «Per far vedere quanto la condizione di modella le andasse stretta». Tanto che lui l’ ha collocata non tra le modelle, ma nel gruppo dei sette artisti. Insieme a Pietro Gaudenzi, Camille Corot, Oskar Kokoschka, Giuseppe Capogrossi, Fausto Pirandello e Felice Carena, che diceva: «Gli artisti vengono ad Anticoli perché qui i quadri li trovano già belli e fatti». La quindicesima opera Bucarelli l’ ha dedicata al paese stesso, chiamandolo Corrado Anticoli. Dice, ironico, che ha voluto rimettere le cose a posto: in tutte le buone famiglie il cognome si scrive dopo il nome. In realtà il paese si chiamava Anticulum già prima del XIII secolo, in ricordo di un insediamento di epoca romana. Tra il 1200 e il 1400 divenne possedimento della famiglia di Corrado di Antiochia, nipote dell’ imperatore Federico II di Svevia, dal quale adottò il secondo nome. Prima che venisse scoperto dagli artisti del Grand Tour era abitato soltanto da un manipolo di pastori di porci. I quali accolsero con simpatia i nuovi arrivati da tutta Europa, battezzandoli indistintamente con l’ appellativo di «ngrisci» (inglesi). Arturo Martini, che vi soggiornò dal 1924 al 1927 come aiutante dello scultore americano Maurice Sterne, quando ormai c’ erano in paese oltre cinquanta studi d’ artista, scrive alla moglie: «Pensa che non puoi camminare per la strada senza incontrarti con maiali di ogni età e misura». Martini ha scolpito la fontana che ancora oggi si trova nella piazza del paese. Nella realizzazione dell’ opera coinvolse il pittore Fausto Pirandello, che aveva sposato una delle modelle più belle, Pompilia D’ Aprile. Racconta Fausto: «Martini s’ è proposto di fare un’ arca di Noè. Dentro la rimessa, sprofondato in una grossa botte, io ho l’ incarico di abbozzare una specie di ombrello che serve di copertura. Prima i sassi e poi sopra la creta, un lavoro da rompere le reni. "Più ti vien male, e meglio vai" mi dice Martini a mo’ di commiato, e mi chiude a chiave dentro la rimessa perché il lavoro dev’ essere segreto. E per venire mi viene malissimo; tanto che lui se ne gloria». Scontroso e riservato, Pirandello racconta con la stessa autoironia il suo primo incontro con lo scultore: «Mi vede appena che ci presentano alla buona sulla porta della tabaccheria e già mi dice che vado benone, benissimo, son fatto tutto a posta per un Sangiorgio come lo vede lui, che gli vada a studio a posare. "Con la corazza", gli rispondo, ma proprio di traverso, perché sono pieno di pudori e superbie. Lui la prende per dritto, invece, e si accalora: "Ma no, nudo, nudissmo", un Sangiorgio insomma alla Sansebastiano. "Col drago di fuori" mastico. A lui tolgo addirittura il saluto: scantono per i vicoli, se lo vedo». Pirandello aveva affittato villa San Filippo, dove nell’ estate del 1936 lo raggiunse il padre Luigi. L’ ultimo artista ad affittare la villa, negli anni Settanta, è stato un inglese, Eric Hebborn. Più che come artista è famoso come falsario, uno dei più abili e geniali. Ad Anticoli Corrado visse quello che nell’ autobiografia chiama il «decennio d’ oro», per la quantità di opere prodotte. Dietro casa aveva il bosco di querce dove si riforniva di galle per fabbricare, secondo una ricetta rinascimentale, l’ inchiostro con il quale creava perfetti disegni «d’ epoca». Morì in circostanze misteriose, in una notte di gennaio di quindici anni fa, nei vicoli di Trastevere. Venne sepolto nel piccolo cimitero di Anticoli Corrado mentre a Roma si apriva un’ inchiesta sulla morte. Negli ultimi anni aveva cominciato a vantarsi delle centinaia di falsi che era riuscito a vendere per autentici ai più grandi musei del mondo.
Lauretta Colonnelli