Marco Imarisio, Corriere della Sera 24/05/2010, 24 maggio 2010
«IL MIO MIRACOLO DI SINDACO ITALIANO IN UN PAESE CHE PARLA IL TEDESCO»
Guido Bocher, dirigente del Demanio in pensione, è il primo sindaco di lingua italiana in un comune dell’Alto Adige ad ampia maggioranza tedesca. Non era mai successo prima. Bocher non pensa sia un miracolo, «sicuramente un segno di cambiamento, ma niente di epocale». Dobbiaco è un gioiello di 3.200 abitanti in fondo alla Val Pusteria, poco distante dalle Tre Cime di Lavaredo. Solo il 12,65% dei residenti parla italiano.
Il successo è stato possibile anche grazie alla divisione del partitone della Südtiroler Volkspartei (Svp), spezzato in due a causa di una faida interna. L’indipendente Bocher, oltre ai 323 voti della sua lista ha preso altre 400 preferenze. «Sono state abbattute le antiche divisioni. Nei miei confronti c’è stata una solidarietà trasversale che è andata oltre i gruppi linguistici e le rivalità sociali». Quei 400 voti tedeschi sono stati interpretati come un mistero in una realtà che molti vogliono immutabile per definizione. E in pochi giorni la quieta Dobbiaco è diventata una specie di termometro della tensione etnica dell’Alto Adige. Luis Durnwalder, l’erede di Silvius Magnago ha dichiarato: «Impossibile che in un comune con poco più del 10% di italiani venga accettato un sindaco italiano. Tra poco si tornerà a votare». Possibile sia stato uno sbocco di sincerità da parte di un politico che forse non crede fino in fondo all’integrazione, anche se deve predicarla quotidianamente. La risposta a Durnwalder è arrivata proprio dai compaesani di Bocher, compresi i dirigenti locali della Svp sconfitta. «A noi va bene così, non ci importa quale lingua parli».
Guido Bocher a 60 anni si trova sul proscenio dopo una vita spesa con il solo orizzonte di Dobbiaco. palesemente innamorato del paese dove è nato, e non lo nasconde. Famiglia di origini trentine, ha studiato Scienze forestali a Padova, parla italiano e tedesco e conosce il dialetto pusterese, ha sposato una donna sudtirolese che gli ha dato tre figli. Cacciatore convinto, ama leggere monografie sulla storia di Dobbiaco. Cattolico, iscritto a molte associazioni di volontariato, nei suoi vent’anni di consiglio comunale si è dato da fare per salvare dalla rovina il vecchio Grand Hotel e la stazione. E’ un democristiano nostalgico sinceramente convinto che da queste parti il segreto sia unire, sottolineare le affinità: «Non ci sono "altri" dei quali vanno capite le ragioni. Ci sono solo compaesani, che vivono insieme».