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 2010  maggio 23 Domenica calendario

Moratti, dinastia campione "Rivivo la felicità di allora finalmente ce l´ho fatta" - MADRID - Missione compiuta

Moratti, dinastia campione "Rivivo la felicità di allora finalmente ce l´ho fatta" - MADRID - Missione compiuta. «Bellissima emozione, partita perfetta tatticamente. Una grande felicità rivivere sensazioni di tanti anni fa. Finalmente». Ora che Massimo Moratti ha riportato l´Inter nell´Olimpo del calcio europeo, voltarsi a guardare i 15 anni che lo separano dal giorno in cui decise di riprendere in mano il club entrato nel mito col padre Angelo, è un dolce esercizio. Non esulta in modo scomposto, lì per lì. Quasi sotto choc. Parla con la solita voce di mille interviste. Sembra ancora non aver realizzato, appena finita, che la lunga marcia è arrivata al punto più alto. Una marcia storica che ha vissuto come un atto dovuto nei confronti di milioni di tifosi della Beneamata. « stato un gesto d´amore nei confronti della gente dell´Inter», disse diventando presidente, con una decisione a cui contribuì non poco il lavoro diplomatico fatto dell´avvocato Prisco, che in realtà allontanò lo spettro di una crisi economica probabilmente definitiva: l´era felice targata Matthäus-Trapattoni aveva lasciato la cassa sfondata. 18 febbraio ”95. La data d´inizio di un´avventura affrontata con entusiasmo, passione travolgente, la borsa generosamente aperta e pochissimi calcoli, superando momenti bui, cadute, sberleffi, contrapposizioni durissime con il sistema, e la progressione trionfale di quest´ultimo lustro. Fino all´approdo dorato nella notte di Madrid. «Il momento emotivamente più alto. Sensazione di felicità. Non di esaltazione, ma vera felicità». Cosi Moratti è entrato al Bernabeu, alla vigilia, e queste parole sintetizzano il senso del suo impegno: emozioni e sentimenti prima di tutto, i conti vengono dopo. La coppa torna a Milano sponda nerazzurra dopo ben 45 anni, mettendo fine a un calvario. Autentica fatica in cui è impossibile non vedere una rivincita generazionale, quantomeno una sfida interna alla famiglia, con il figlio che ritrova i traguardi del padre, la competizione mai dichiarata da Massimo Moratti che ha sempre e solo parlato di prosecuzione del lavoro cominciato da Angelo. «Impossibile ogni paragone, uguali le ambizioni». La notte trionfale del Bernabeu riannoda il filo ai giorni della Grande Inter, alla prima Coppa vinta il 27 maggio ”64 contro il Real a Vienna. certamente vero che le analogie, i rimandi storici, non mancano e sono alle volte dirompenti, soprattutto avvicinando le figure di Herrera e Mourinho, uniti dalla capacità di ridisegnare peso e importanza della figura dell´allenatore, demiurghi sorretti da capacità e personalità prorompenti, ma anche autentici innovatori. Impossibile non ricordare lo slogan con cui Helenio si impegnò con Angelo Moratti, «vinceremos todos y contra todos», ritrovandoci così di colpo sprofondati in questa stagione con Mourinho protagonista assoluto sul fronte mediatico ben prima delle famose manette. Dopo stagioni segnate da una frenetica ricerca del meglio: un lungo elenco di allenatori passati su quella che era diventata la panchina più instabile, rimanendo a lungo nel libro paga di Moratti. E tante stelle, poi. Dalla storia sfortunata di Ronaldo splendente a quella meno luccicante di Vampeta, o Paulo Sousa e molti altri ancora, prima del formidabile gruppo di queste ultime stagioni. Anche qui non mancano le analogie con la determinazione di papà Angelo, che andò a Barcellona a prendersi Suarez staccando un assegno che lì ancora ricordano e che permise di completare la costruzione del Camp Nou. «So quel che dicono - puntualizza ora Moratti figlio - in realtà fu un´operazione felice anche economicamente: bastò aggiungere pochi milioni a quelli che raccogliemmo cedendo l´anziano Angelillo alla Roma». Poi sono arrivati i giorni della maturità con Facchetti al suo fianco, l´ingaggio di Mancini prima e l´arrivo di Mourinho, scelte in cui Massimo Moratti è stato sorretto dalla felice intuizione che aveva portato il padre Angelo a chiamare a Milano Helenio Herrera. Essere arrivato sulla vetta più alta non vuol dire per Moratti aver concluso la missione. pronta la nuova sfida, con la consapevolezza di un indispensabile cambiamento di strategia: i tempi impongono di fare i conti con i bilanci riducendo costi e spese. Significa nel medio tempo, se non nell´immediato, ridisegnare l´organico puntando sui giovani da far crescere o costruire in casa. Pensando a Moratti e al suo entusiasmo, così esposto alla tentazione di andare a prendersi i campioni che regalano sogni a occhi aperti, il proposito pare temerario; e pensare che proprio questa era la sfida che il patron intendeva proporre a Mourinho a fine stagione. Erano ancora i giorni in cui i lamenti e i messaggi palesi del portoghese non erano diventati appuntamento quotidiano, tenendo banco nel breve e delicatissimo spazio tra la fine del campionato e la finale. Cosa che, al di là dei sorrisi, ha non poco irritato Moratti.