Paolo Festuccia, La Stampa, 23/5/2010, 23 maggio 2010
IL COLLE: TROPPE FIDUCIE E MAXI EMENDAMENTI
Promosso ma con riserva. Il decreto sugli incentivi è legge. Ma il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel dare il via libera al provvedimento che contiene «misure di indubbia utilità» come la lotta all’evasione fiscale, non risparmia critiche: nel merito e nel metodo. E lo fa con una lettera articolata che il Presidente della Repubblica invia ai presidenti di Senato e Camera, rispettivamente Renato Schifani e Gianfranco Fini ma anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Al centro delle critiche, il ricorso alla decretazione d’urgenza ma anche la materia stessa dei decreti, «eterogenei e votati a colpi di fiducia» che finiscono per eludere anche la «valutazione spettante al Presidente della Repubblica».
Per Napolitano, in questo modo, così come del resto in altre circostanze ha sottolineato, il ruolo del Parlamento viene «compresso». Da una parte, dunque, la decretazione d’urgenza, dall’altro le materie inserite nei decreti. Tanto che nella lettera il Quirinale sottolinea che «ove persista nella tendenza a caricare di contenuti impropri i disegni di conversione dei decreti legge, la preoccupazione per i rischi che può comportare la decadenza di un determinato decreto legge non potrà ulteriormente trattenermi - osserva Napolitano - dall’esercitare la facoltà di rinvio alle Camere della relativa legge di conversione». Facoltà, stavolta, non esercitata perché il rinvio alle Camere avrebbe comportato il «rischio della decadenza del Dl», che di fatto, contiene misure importanti «contro il contrasto all’evasione fiscale e il reperimento di nuove risorse finanziarie». Da qui, dunque, il richiamo al senso di responsabilità del governo e del Parlamento affinché «non si alterino gli equilibri costituzionali per quel che riguarda l’adozione dei decreti legge» ma anche i caratteri di «omogeneità che ne devono contrassegnare i contenuti». Contenuti come le «liti tributarie», la «riscossione dei tributi», le «società estero», i «giochi e le missioni internazionali» o il «piano casa» che per il Colle, probabilmente, poco avevano a che fare on il decreto incentivi.
Plausi all’iniziativa di Napolitano sono giunti dalle forze di minoranza, che considerano le critiche del Capo dello Stato «del tutto appropriate e pienamente motivate», e sia il Pd che l’Idv colgono l’occasione per richiamare il governo «a rispettare procedure e sostanza delle istituzioni e della democrazia». In questo senso il segretario del partito democratico, Pierluigi Bersani, sottolinea come «la scorrettezza istituzionale dilaghi», tanto che «sembra quasi che si voglia avere il via libera ai decreti da parte del Presidente della Repubblica, salvo poi farne un uso inappropriato e distorto». D’accordo anche l’Udc che invita la maggioranza a mettere fine «agli strappi istituzionali, mirati a produrre norme chiaramente in contrasto con la Costituzione». Con il Colle si schiera anche il fedelissimo di Gianfranco Fini, Fabio Granata per il quale «Napolitano difende le prerogative costituzionali e il ruolo centrale delle Camere».
E ieri, proprio sul terreno strettamente finanziario anche in vista della prossima manovra, il Capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Il titolare di via XX Settembre fresco, tra l’altro, del recentissimo viaggio a Bruxelles ha riferito all’inquilino del Quirinale anche le indicazioni di massima e i pareri raccolti in Europa sul fronte della crisi, ribadendo che la prossima manovra che il governo si appresta a varare, ancora da definire per entità e merito, si concentrerà essenzialmente sui tagli alla spesa pubblica e sulla lotta contro l’evasione fiscale.