Giulio De Santis, Il Messaggero 22/5/2010 Claudio Marincola, Il Messaggero 22/5/2010, 22 maggio 2010
[2 articoli] BLITZ DEI ROS NELLA SEDE DI ”MILITIA” Scritte antisemite contro le vittime della Shoah
[2 articoli] BLITZ DEI ROS NELLA SEDE DI ”MILITIA” Scritte antisemite contro le vittime della Shoah. E frasi d’odio indirizzate a Gianni Alemanno. Una spirale di follia e di violenza che aveva tre obiettivi. La comunità ebraica, il suo presidente, Riccardo Pacifici, e l’attuale sindaco di Roma, che ha espresso solidarietà allo stesso Pacifici per il progetto contro di lui. Era questo il disegno di quattro componenti del gruppo ”Militia”, adesso indagati dalla Procura di Roma con le accuse di apologia del fascismo, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico e violazione della Legge Mancino del ”93, che punisce xenofobia e razzismo. Il gruppo sarebbe in attività dal gennaio del 2009. La loro prima firma, contro il sindaco di Roma: ”Alemanno con l’Anpi (Associazione nazionale partigiani, ndr). Il più infame di tutti quanti”. Ma il principale obiettivo del delirio senza freni era il progetto antisemita: ”Gli ebrei devono sapere che noi semo tutti matti”. una delle frasi pronunciate lo scorso 3 febbraio 2010 da Stefano Schiavulli mentre parla con Maurizio Boccacci, due dei quattro indagati del gruppo. Oltre a Boccaci e Schiavulli, ad essere indagati sono Massimiliano De Simone e Giuseppe Pieristè. Tutti i membri del gruppo, hanno precedenti penali e provengono da ambienti radicati nell’estremismo politico di destra. Ieri tuttavia il gruppo Militia ha ricevuto un colpo duro, forse decisivo. Le prime ore dell’alba hanno accompagnato l’operazione dei carabinieri del Ros che hanno eseguito perquisizioni locali e personali nei confronti degli esponenti dell’organizzazione. Gli agenti hanno sequestrato un machete, mazze da baseball e bastoni. stata rinvenuta una corposa a documentazione ideologica di estrema destra, insieme a manifesti e striscioni a firma ”Militia”. Tra il materiale sequestrato anche una divisa dell’esercito israeliano. I carabinieri hanno fatto irruzione nella ”Palestra Popolare Primo Carnera”, sede di ”Militia”, e alla Discoteca ”Kinky Club”. Gli aderenti al gruppo avrebbero dovuto riunirsi oggi nella dedicata a Primo Carnera per una ”adunanza nazionale”, secondo quanto si è appreso, finalizzata all’espansione del movimento. Un raduno che, come sostengono i Ros, puntava ad allargarsi per ”diventare una formazione più ampia volta ad aggregare attorno a sè ulteriori movimenti con vocazione di destra estrema”. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il nuovo soggetto politico avrebbe dovuto perseguire finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando la violenza come metodo di lotta per fini di natura xenofoba e denigrando le istituzioni, primo fra tutti proprio il sindaco di Roma Alemanno. Lo scopo degli indagati e del gruppo in gestazione sarebbe stata la diffusione di ”idee fondate sull’odio razziale ed etnico nei confronti, in particolare, del presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici e della comunità ebraica. Non sarebbe mancati attacchi violente anche all’intera comunità rumeni. Violenza sul campo che sarebbe stata coordinato con azioni violente anche attraverso la rivista ”Insurrezione”. Avevano anche programma gesti violenti contro Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana. Lo scorso 28 febbraio si sarebbero resi responsabili dell’annerimento delle ”pietre di inciampo”, poste in Piazza Rosolino Pilo 17, in memoria delle vittime della persecuzione nazista in Roma. ”Nulla mi sorprende. A nome della comunità ebraica e a nome mio personale - ha commentato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici - voglio fare un plauso ai Ros per il coraggioso e determinato blitz che è stato effettuato. E’ evidente che a questo punto la palla passa alla magistratura”. Giulio De Santis, Il Messaggero 22/5/2010 MACHETE E BASTONI SOTTO I GUANTONI DA BOXE- Vigne Nuove, periferia nordorientale della Capitale.Il feudo di Militia è un locale a doppia saracinesca incastrato tra i palazzoni dell’Ater. Al piano terra c’è la sala tatuaggi, al secondo la palestra intitolata a Primo Carnera, che mostra i guantoni su un vecchio manifesto. E’ il gigante buono che fa a pugni per far studiare i figli e dopo ogni vittoria invia due telegrammi. il primo alla mamma, il secondo al Duce. Sull’altra parete, quasi scontato, un classico: Mussolini con l’elmetto da soldato. E’ qui, tra questi amuleti apparentemente innocui che i carabinieri dei Ros sono venuti a cercare le cellule impazzite dell’estrema destra romana. Sotto i guantoni hanno trovato mazze da baseball, machete, bastoni e documentazione varie. Le riunioni si tenevano a bordo ring. La boxe è sempre stata un pretesto, un terreno fertile per disperdere certe ansie. Anche ai tempi dell’Msi di Michelini, del resto, il pugilato era uno sfogo naturale. In certi locali ricavati nei sottoscala si respirava un misto di muscolare nostalgia, fanatismo e sottoproletario, tutto incalanato dentro i codici della noble art. Cosa è cambiato? Più che militanti quelli di Militia sembrano gli adepti di una setta. «Con loro non abbiamo mai avuto problemi, puliscono le strade, tagliano l’erba, sono bravi ragazzi. La loro sede era un luogo abbandonato, ci andavano i tossici a iniettarsi le siringhe. Hanno fatto tutto loro, pavimenti, scale, interni», dicono quelli del bar, giovani con i pantaloni da lavoro sporchi di calce. Sul muro della palestra si leggono questi versi : «Io combatto anche per te uomo qualunque ma tu non mi ascolti/Io muoio anche per te uomo qualunque ma tu mi disprezzi/Perché?». E via su questo registro fino al sacrificio umano, «lo splendido sangue color rubino, io te lo dono...». Le scritte in rima baciata, i graffiti, le azioni moleste non bastavano più. Il gruppo dei capi aveva in mente qualcos’altro. Alcuni hanno diviso la militanza nell’Msi con gli ex dirigenti di An. Danno del tu a chi governa i municipi e gli enti locali. Da qui la voglia di rappresaglia, l’accusa di ”tradimento» rivolta a tutti e al loro bersaglio preferito: il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Vigne Nuove è l’estensione di un toponimo. Sorse 30 anni fa quando le borgate ormai non c’erano più. Oltre Val Melaina, oltre la Città Giardino e il Tufello. Nel 1948 De Sica ci girò ”Ladri di biciclette”. Ma il furto della bici - come ha già scritto Walter Siti, curatore delle opere di Pasolini - nel film avvenne ai Parioli. Gli alveari alti 9 piani parlano il linguaggio osceno di tutte le periferie moderne. Luoghi senza identità. Cosa a cui loro, Boccacci, Schiavulli, De Simone, Pieristé, tengono molto. Leader per adolescenti con la camicia nera, che partono da Ciampino e impiegano un’ora per arrivare col bus a Vigne Nuove. Essere detestati è la loro naturale vocazione, combattere il buon senso e il perbenismo. Il motto scritto all’ingresso avverte: «Non c’è peggiore nostalgia che rimpiangere ciò che non è successo». Qualcosa di eclatante insomma andava fatto. Serviva azione come per gli skin-head dei libri di Nicolò Ammaniti. L’odio razzista, la simpatia per Hamas, le minacce a Riccardo Pacifici, la solidarietà a Priebke. Va bene. Cioè male. Ma è un impasto assurdo che non ha mai contagiato nessuno. Lontano dalla palestre niente svastiche, al massimo una frase del Marchese del Grillo scolpita su un muro («noi siamo noi e voi non siete un c...», o un generico ”civis romanus sum”. Lontani per fortuna i tempi in cui a Montesacro giovani di destra e di sinistra cadevano come mosche per difendere una piazza, una via o semplicemente un bar col flipper. «Tutte le mattine che passo davanti alla casa di Valerio Verbano non riesco a non pensare al dolore di quei genitori - ricorda, amaro, il signor Rodolfo, 76 anni - la storia di quel ragazzo di sinistra ucciso a 19 anni sotto gli occhi della madre mi sconvolse». Suo figlio è uno dei 4 appartenenti a Militia accusati, tra l’altro, di aver compiuto azioni contro la comunità ebraica romana. «In casa nostra nessuno ha mai avuto quelle idee mio figlio cambiò ai tempi del liceo, quando frequentava il Giulio Cesare e aveva 16 anni. Ora ne ha 42 ma a volte mi sembra ancora un bambino. Un bambino che si è perso». Claudio Marincola, Il Messaggero 22/5/2010