Fabrizio Goria e Lorenzo Robustelli, Il Riformista 21/5/2010, 21 maggio 2010
LA GERMANIA RI-VUOLE GUIDARE L’EUROPA
«La Germania deve assumere un ruolo più propulsivo». Inizia così il documento, visionato in anteprima dal Riformista, che il ministero delle Finanze tedesco presenterà oggi a Bruxelles ai ministri delle finanze europei. Nove punti per cinque pagine: sei proposte per prevenire future crisi di debito, due sulla vigilanza, uno sugli strumenti di gestione delle criticità. Il paper arriva dopo il divieto dello short selling, le vendite allo scoperto, introdotto dall’authority finanziaria tedesca, BaFin, sui principali titoli bancari di Germania. Misura criticata da Francia, Regno Unito ed Eurogruppo. Ma preoccupano le parole del titolare del Tesoro di Berlino, Wolfgang Schäuble, secondo cui «l’opzione di un’insolvenza controllata per i Paesi Ue più indebitati è migliore di un’uscita temporanea dall’euro». E per il terzo giovedì consecutivo, ampie perdite per le piazze europee.
Cambia il ruolo della Germania. Secondo il documento, la vigilanza sui conti pubblici «va rafforzata» e s’invoca il ruolo della Commissione Ue. Allo stesso modo «i programmi di stabilità dovranno essere sottoposti a controllo più severi e indipendenti». In questo caso Berlino propone la Banca centrale europea o gruppi indipendenti per visionare le singole manovre. Ancora, i Parlamenti dei Paesi membri dovranno eseguire dei rapporti sulla redazione dei bilanci e dovranno legare le manovre alla riduzione di deficit e debito. Per questo, la Germania propone che sia introdotto un sistema di regole per il mantenimento del Patto di Stabilità, adottabile dai governi. Le procedure d’infrazione per deficit eccessivo dovranno essere attivate «prima e in modo più efficace». Chi le violerà, non avrà accesso a parte dei finanziamenti europei. Sul fronte delle sanzioni, Berlino propone la sospensione del diritto di voto dal Consiglio europeo per un anno. Sanzione estendibile anche «a chi manipola statistiche ufficiali», come la Grecia.
Intanto, i timori sulla solidità europea sono continuati. Le Borse europee hanno chiuso nuovamente in rosso. Milano ha ceduto l’1,69 per cento, Londra l’1,65, Parigi e Francoforte oltre 2 punti percentuali. Pesante anche Wall Street, che a metà seduta perdeva il 2,78 per cento con l’indice Dow Jones. Preoccupa ancora la decisione di vietare lo short selling in Germania. I Cds su Atene sono tornati ai livelli di tre settimane fa, superando quota 722 punti base. Nelle sale operative corre voce che il malato sia Deutsche Bank. Dopo aver compiuto una due diligence sui conti greci, la divisione rischi avrebbe esortato i vertici ad annunciare pesanti svalutazioni. Di qui, la scelta della BaFin.
Contro Berlino si sono schierate Francia e Gran Bretagna. Il ministro delle Finanze transalpino, Christine Lagarde, ha escluso di «limitare lo short selling, la decisione tedesca è stata discutibile». Risposta analoga quella del Cancelliere dello scacchiere George Osborne: «Non abbiamo intenzione di imitare la BaFin». L’offensiva inglese verte sul fatto che gran parte degli hedge fund statunitensi hanno sede a Londra. «Vietare le posizioni short significa far perdere soldi agli investitori che hanno in portafoglio titoli a rischio», dice al Riformista Timothy Keaney, direttore europeo di Bank of New York Mellon e membro dell’Association for Financial Markets di Londra. «La BaFin sposta solo il problema – spiega Keaney – gli operatori hanno altre soluzioni per proteggersi dalle svalutazioni». Preoccupa «il responso di Wall Street, dati i minori margini di copertura nelle transazioni», dice Keaney. Il timore è «una fuga di capitali che potrebbe aggravare la stabilità dei mercati europei».
Ieri sono anche continuati gli interventi della Bce. Gli acquisti sui covered bond, obbligazioni garantite da asset, hanno toccato quota 52,9 miliardi di euro. Si avvicina quindi il limite massimo, fissato in 60 miliardi. E il presidente Jean-Claude Trichet ha spiegato che si deve «aumentare la vigilanza sui mercati, perché è irreale pensare che le crisi finanziarie possa essere eliminate per sempre». Critiche all’operato di Trichet giungono dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi: «La crisi è anche colpa di errori nella politica monetaria».
Il braccio di ferro fra Berlino, Londra e Parigi non si attenua. La Commissione Ue ha gradito l’azione della BaFin e sembra quindi preferire le soluzioni tedesche alla crisi dell’Eurozona. Bruxelles dovrà però agire in fretta. Circola nuovamente l’idea dell’emissione di eurobond. Ma non v’è la certezza che possa bastare per un’epidemia che sembra irrefrenabile.