E. P., Il Messaggero 21/5/2010, 21 maggio 2010
«SOLO UNA DIMOSTRAZIONE SCIENTIFICA SENZA FUTURO NEL MONDO REALE, IL DNA NON BASTA A DETERMINARE LA VITA»
«Non dobbiamo avere paura. La vita artificiale non può esistere. Quella di Craig Venter è solo una grande dimostrazione scientifica che però non può avere nessun tipo di futuro nel mondo reale». Roberto Defez, biotecnologo del Cnr non ha dubbi in merito all’annuncio dello scienziato americano di aver creato la prima forma di vita artificiale. «Quell’organismo non può vivere se non in laboratorio. E’ soltanto un oggetto virtuale».
Perché è così scettico nei confronti di questa scoperta?
«Perché quella creata da Venter è una forma di vita molto semplice e non ha alcun riscontro in natura. Sappiamo però che non basta il Dna da solo per determinare la vita in un organismo per quanto piccolo questo possa essere».
Perché cos’altro serve?
«La vita non è soltanto il prodotto di una ricombinazione genetica pilotata attraverso un computer. E’ il prodotto di miliardi di anni di evoluzione, durante i quali le varie forme di Dna hanno interagito tra loro per produrre le diverse forme di vita che conosciamo. Ora intervenire e costruire artificialmente un codice genetico di un organismo vivente magari può portare alla creazione di un organismo perfettamente funzionante che cioè sa come replicarsi e nutrirsi, ma di certo non può portare alla creazione di un organismo che sappia poi sopravvivere in natura».
Quindi secondo lei questo Synthia, questa cellula artificiale è destinata a morire?
«Certo che lo è. Non sarebbe mai in grado di sopravvivere in un ambiente naturale e quindi è del tutto inutilizzabile. E’ un organismo che per quanto riguarda questo aspetto è del tutto fuori controllo».
Eppure lei è uno tra i maggiori sostenitori della ricerca in campo delle biotecnologie, da anni promuove la ricerca sul campo degli ogm. Co s’è che proprio non la convince di Craig Venter?
«Intanto mi pare che Venter susciti non solo in me, ma anche in tanti altri colleghi delle perplessità. Poi non riesco a vedere nessun tipo di applicazione reale da questo tipo di ricerche«.
Venter è convinto di poter arrivare a realizzare dei batteri che possano essere utili per l’ambiente o per la ricerca in medicina. Per esempio dei batteri capaci di digerire l’anidride carbonica. Crede che sia possibile?
«No. Non penso proprio che questa sia la strada più veloce per arrivare a questi risultati. Un organismo fabbricato in laboratorio non riuscirebbe a sopravvivere in natura. E anche se questa fosse la strada giusta, siamo ancora lontani da applicazioni pratiche non dico nel breve periodo, ma neanche nel medio termine».
E.P.