Roberta Catania, Libero 21/5/2010, 21 maggio 2010
CINQUE CASE E 15 BUSTARELLE
Ecco i quattro ministri finiti nell’inchiesta sul G8 e di cui si vociferava nelle ultime settimane: Altero Matteoli, Sandro Bondi, Pietro Lunardi e Claudio Scajola. I primi due in carica (alla guida delle Infrastrutture e dei Beni culturali), il terzo ai vertici dei Trasporti nel passato governo Berlusconi, l’ultimo neo dimissionario dal dicastero per lo Sviluppo economico. A legarli ci sono le evoluzioni del filone d’inchiesta sulle Grandi opere trasmesso alla procura di Perugia in seguito al coinvolgimento dell’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro. I nomi dei politici (fatta eccezione per Bondi) escono dall’ultimo interrogatorio di Angelo Zampolini, l’architetto tutto-fare di Diego Anemone e «al servizio di Angelo Balducci», come ha rivelato lui stesso tre giorni fa ai magistrati. I quattro amministratori sono dunque al centro di verifiche finanziarie che in queste ore stanno subendo un’accelerazione.
Il professionista umbro, nato 57 anni fa a Sellano ma da tempo residente nel centro di Roma, martedì scorso è tornato dagli inquirenti per aggiungere nuovi dettagli alla collaborazione iniziata il 23 aprile, quando nel suo primo faccia a faccia con i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi aveva parlato dei milioni di euro cambiati in assegni per consentire ai ”potenti” di stipulare i rogiti dei propri appartamenti. Il primo a beneficiarne, nel 2003, era stato Lorenzo Balducci, il figlio di Angelo, con un’abitazione in via della Pigna, al Pantheon. Subito dopo era stata Claudia, la figlia dell’ex generale dei Servizi segreti Francesco Pittorru, a giovarsene, trasferendosi in via Merulana.
GRANDI ACQUISTI
Un anno dopo, a distanza di 24 ore uno dall’altro, Claudio Scajola aveva comprato un primo piano in via del Fagutale, di fronte al Colosseo, e il genero di Ettore Incalza, ex funzionario alle Infrastrutture, aveva spostato la residenza a due passi da piazza del Popolo, in via Emanuele Gianturco. Infine, di nuovo Pittorru, con una seconda casa: in via Poliziano, sempre a San Giovanni, ma questa volta per viverci lui insieme alla moglie. Altro discorso per i nuovi nomi «confermati» da Zampolini (che non aggiunge mai nulla a ciò che gli inquirenti sanno già), i quali non avrebbero ricevuto favori immobiliari da Anemone e Balducci. Fatta eccezione per ”Sciaboletta”, ma nel suo caso l’architetto ha aggiunto particolari su questo filone solo in relazione al fatto che non poteva escludere che «il ministro sapesse» dei 900mila euro divisi in 80 assegni che il 6 luglio servirono a concludere l’affare con le sorelle Beatrice e Barbara Papa. Soprattutto confermando la presenza di un funzionario della Deutsche Bank, Luca Trentini, al momento della stipula dell’atto di fronte al notaio Gianluca Napoleone.
FATTURE NEL MIRINO
Durante i primi accertamenti sulla lista Anemone, gli investigatori della Finanza hanno scoperto che l’imprenditore avrebbe fatturato al Sisde nel contesto dei lavori per la palazzina dei servizi in piazza Zama a Roma di cui Anemone aveva l’appalto i lavori di ristrutturazione per alcuni dei nomi che compaiono nell’elenco. Anche per chiarire questo aspetto oggi in procura sono attesi i vertici delle Fiamme gialle.
Per Matteoli, Bondi e Lunardi non si parla di case. I loro nomi figurano in un’altra tranche dell’inchiesta, quella che punta ad accertare una decina di movimenti bancari transitati per una filiale della Unicredit a Lussemburgo. I tre esponenti del PdL non sono indagati e inoltre i riscontri finanziari sarebbero ancora ad una fase «sicuramente embrionale» per permettere agli inquirenti di parlare di qualcosa che vada oltre «importanti sospetti». Però è in questa chiave, per verificare la pista degli altri movimenti di denaro di cui aveva parlato l’autista tunisino Hidri Fathi Ben Laid, che i pm di Perugia, in collaborazione con i colleghi di Firenze, hanno fatto una rogatoria all’estero. In dodici pagine, scritte in francese, si legge la richiesta dei cinque magistrati affinché siano trasmessi nei loro uffici i brogliacci degli spostamenti finanziari della «Unicredit S.A., siége en 4, Rue Alphonse Weicher, L2721 Luxembourg». Ancora una volta, dunque, le indagini ruotano attorno alle dichiarazioni rese dal tunisino il 25 marzo scorso. «Su incarico di Anemone Diego o di collaboratori dello stesso», aveva raccontato Fathi ai pm toscani, «mi sono recato molte volte ad effettuare operazioni bancarie di ogni genere, tra cui il ritiro di denaro contante anche per somme assai ingenti. Questo denaro, sempre su indicazione di Anemone, diverse volte, circa una ventina, l’ho consegnato all’architetto Zampolini. So che egli effettuava operazioni immobiliari per conto di Balducci e Anemone con intestazione ad altre persone». Le cinque «operazioni immobiliari» sono state «smascherate». Adesso resta da capire a che cosa siano serviti gli altri quindici «ingenti movimenti di denaro».