Anna Maria Angelone, panorama 27/5/2010, 27 maggio 2010
IL MARCHIO AVATAR MIO
Avatar parla italiano. Tutto merito dell’intuizione di un giovane imprenditore fiorentino, Alessandro Zoppini, che nel 2007 aveva registrato il marchio Avatar senza immaginare che, tre anni dopo, a Hollywood avrebbero girato un kolossal con lo stesso titolo.
Zoppini, classe 1973, gestisce insieme ai familiari l’azienda di proprietà che produce orologi e accessori preziosi. «Tutto è iniziato nel 2007, quando è esplosa Second life» spiega. «Incuriosito, ho creato il mio avatar, Cent Rossini. Poi ho registrato quattro sim, come si chiamano nel mondo virtuale i terreni». Su questi sono sorte quattro città: due di Firenze, due di Dubai.
L’illuminazione, però, arriva solo in autunno quando Zoppini è invitato al festival della creatività di Firenze per parlare delle sue città virtuali. «Guardando quella folla di appassionati di Second life, ognuno con un proprio avatar, ho capito che dietro ogni avatar c’è una persona fisica con le sue passioni e i suoi hobby» ricorda l’imprenditore. Di qui l’idea di registrare il marchio. Basta una verifica all’Ufficio per la registrazione dei marchi, disegni e modelli dell’Unione Europea di Alicante per scoprire che il nome è libero, perché nessuno ci ha ancora pensato.
Il 31 ottobre 2007 Zoppini registra il marchio Avatar nei 27 paesi Ue e negli Usa per tre categorie: gioielleria, abbigliamento e telecomunicazioni. Costo: circa 30 mila euro. Poi, crea nella sua azienda una linea di orologi con il marchio Avatar, che vende soprattutto tra i fan di Second life. Ma tutto dorme o quasi per circa due anni. Finché la Twentieth Century Fox produce la pellicola di James Cameron.
La major americana, che ha la proprietà esclusiva delle immagini del film, a giugno 2009 registra il marchio James Cameron’s Avatar. Ma non può usare il nome su magliette, cappellini o gioielli. Parte una trattativa che sfocia in un accordo: Zoppini può riprodurre alcune immagini del film a patto di riportare il nome di Cameron.
«Un vero boom: solo le vendite dei nostri orologi sono schizzate da 3 mila pezzi a trimestre a 90 mila negli ultimi tre mesi» racconta il giovane. Che ha già pronta una linea di abbigliamento sportivo. «Del resto, Avatar è una trilogia e questa è solo la prima puntata». Sempre che la Century Fox non faccia un’offerta per comprare il marchio.