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 2010  maggio 27 Giovedì calendario

Paghetta da Paperoni: vince baby Madonna Si sa: Madonna esagera sempre, altrimenti sarebbe una Veronica Ciccone qualsiasi

Paghetta da Paperoni: vince baby Madonna Si sa: Madonna esagera sempre, altrimenti sarebbe una Veronica Ciccone qualsiasi. Però, dare 11 mila dollari di ”paghetta settimanale” (virgolette d’obbligo) alla figlia adolescente supera ogni immaginazione. Possibile che Lourdes Maria, 14 anni, spenda quasi 600 mila dollari all’anno in gelati, pizze con gli amici, vestiti e ricariche del telefonino? Altro che elemosinare da mammà i soldi per il pieno al motorino; qui lo scooler potrebbe ricomprarlo nuovo ogni volta che il serbatoio è a secco. Ma Lourdes non è l’unica ”figlia di...” a ricevere una paghetta, letteralmente, hollywoodiana. Pare infatti che da quelle parti si usi così. Per dire: Hazel Patricia e Phinnaeus Walter, gemelli di Julia Roberts prossimi ai 6 anni, ricevono 8 mila dollari alla settimana. A testolina. Il maggiore nella tribù Pitt-Jolie, Maddox, 9 anni ad agosto, si deve accontentare di 5 mila dollari. Quegli spilorci dei Cruise, invece, passano solo mille euro alla tata di Suri da spendere in giochi educativi. Ma la bimba ha solo 4 anni: arriverà il tempo delle lotte sindacali per ottenere un aumento da papà Tom, Scientology permettendo. «Sono cifre assurde», commenta Stefania Ulivieri Stiozzi, docente all’Università degli Studi Milano-Bicocca e autrice di Pensarsi padri (Guerini). «La paghetta serve per insegnare a investire per soddisfare un desiderio, che è fatto anche di privazione, di attesa. Se il bambino ottiene subito tutto quello che vuole, confonde bisogno e desiderio». Un richiamo che va direttamente anche a chi non concede paghetta, ma dà comunque tutto. Come Amadeus e Giovanna Civitillo, che non fanno mancare niente ad Alice, figlia di una precedente relazione del conduttore: «Alice non ha paghetta, è ancora presto, ha 11 anni; se vuole qualcosa esaudiamo i suoi desideri». Anche in casa Ghini niente cifra fissa. «I miei figli, anche i più grandi, hanno un rapporto sereno con il denaro», dice Massimo Ghini, papà dei gemelli Lorenzo e Camilla (16 anni), Leonardo (13) e Margherita (10). «Chiedono quando hanno bisogno, ma non hanno un fisso», spiega. «Fino a oggi almeno. Perché quando leggeranno questo articolo inizieranno le rivendicazioni. E a quel punto, per soddisfarli tutti e quattro, avremo bisogno di una finanziaria». Ghini a parte, le statistiche parlano chiaro: la paghetta è ancora un’istituzione ben radicata nelle famiglie italiane. Secondo 1’Istat, nel nostro Paese un minore su tre riceve un fisso settimanale dai genitori. Certo, si tratta di budget ridicoli in confronto a Lourdes Maria e compagnia: qui si parla di 7 euro alla settimana per la fascia dai 6 ai 10 anni, che salgono a 10 per gli 11-13 anni e arrivano a 17 per i 14-17enni. «Mi sembrano cifre molto più ragionevoli», dice Stefania Ulivieri Stiozzi. «Ma non vanno prese come regole assolute. Bisogna trovare la giusta misura: se è troppo, tutto diventa un fatto di consumo; se è troppo poco, può creare umiliazione nel ragazzo». A proposito di ”troppo poco”, Malia e Sasha Obama, 10 e 7 anni, potrebbero avere qualcosa da dire. Papà Barack infatti mette mano al portafogli solo in cambio di piccoli lavoretti domestici, e comunque non "scuce" mai più di un dollaro. Alla faccia dell’understatement… E i genitori vip di casa nostra come se la cavano? Abbiamo chiesto all’esperta di commentare alcuni comportamenti esemplari, senza farle i nomi per non condizionare il giudizio. Primo caso: Stefano Bettarini, papà di Niccolò (11 anni) e Giacomo (9 anni), avuti con Simona Ventura. «Giacomo è ancora piccolo e per ora non ha pretese. Anche Niccolò non ha una paghetta fissa, ma gli do 15 euro ogni volta che segna un goal. Gioca in una squadra ogni domenica: tra questi e i soldi che gli passa il nonno mette via un bel gruzzoletto», dice. Il parere di Stefania Ulivieri Stiozzi: «Non mi piace l’idea del premio in denaro, perché lega i soldi alla prestazione e non al desiderio. Il premio, per voti o successi, toglie al bambino parte della soddisfazione del risultato. Bisogna fare goal perché è bello di per sé, non perché si guadagnano dei soldi. E, soprattutto, il premio elargito dal papà, rende il goal un successo che soddisfa il papà. Così si fatica a distinguere la passione del bambino per il calcio dalla voglia del bambino di gratificare il papà». Se poi il papà è un ex calciatore... Bettarini, dunque, bocciato. Si beccano l’insufficienza in paghettologia applicata anche Maria Teresa Ruta e Amedeo Goria, genitori del 17enne Gian Amedeo. «La paghetta mi sembra l’anticamera della disoccupazione», dice mamma Maria Teresa. «Sono per la meritocrazia: se Gian Amedeo lava la macchina, o se prende un voto superiore alla sua media, gli viene riconosciuto. Può comprarsi un videogioco. Ma per tutto ciò che gli serve ci sono io, dai libri alle scarpe». Papà Amedeo aggiunge: «Io vivo a Roma, lui sta a Milano. Quando lo vedo gli do 100 euro, qualche volta gli ricarico il telefono». Commento dell’esperta: «Preferisco un fisso settimanale alla paghetta saltuaria, perché dà responsabilità. Ma non bisogna essere troppo rigidi, serve anche la trasgressione. Poi in questo caso c’è un altro rischio in agguato, quello di usare il denaro come sostituto di una mancanza, dare soldi perché ci si sente in colpa per il poco tempo». Severissimo il regime economico cui sottostanno Alessandro (11 anni) e Virginia (10), figli della giornalista Paola Ferrari e del mega manager Marco De Benedetti. «Una piccola paghetta per entrambi: 5 euro a settimana», racconta Ferrari. «Però se fanno un danno grosso, trattengo il 20 per cento come risarcimento». Anche lei fa un errore, secondo la psicopedagoga: «Trattenere parte della paghetta in caso di danni mi sembra un sostituto comodo del dialogo. Meglio parlarne insieme e capire perchè è successo il danno». Nessun promosso. Possibile che tutti sbaglino? «In realtà non esistono regole generali. Ogni genitore deve decidere valutando quando cominciare, e quando dare», conclude Ulivieri Stiozzi *** PAGHETTA SÍ Stefano Bettarini: «Niccolò, che ha 11 anni ed è il maggiore, gioca a calcio. Così, invece della paghetta fissa, gli do un premio di 15 euro per ogni goal che segna. E siccome col pallone ci sa fare, non si lamenta». Stefano Tacconi: «Cinquanta euro la settimana per Andrea, che ha quasi 15 anni, ed è il nostro figlio maggiore. molto oculato. furbo: ha un suo conto corrente, ma non vuole che si abbassi oltre una certa cifra. Così chiede il rimborso per ogni spesa». Al Bano: «Per adesso niente paghetta per Jasmine (9 anni) e Bido (8) i figli più piccoli che ho avuto con Lory Lecciso. Inizierò quando avranno dieci anni con dieci euro. Il minimo indispensabile; perché voglio che imparino l’importanza del denaro da piccoli». Paola Ferrari: «Ai miei figli do cinque euro a settimana. Ma se fanno un danno in casa, devono ripagarlo: gli trattengo il 20 per cento», racconta la giornalista, moglie di Marco De Benedetti, mamma di Alessandro (11) e Virginia (10). *** PAGHETTA NO Antonella Mosetti: «Asia ha 13 anni ed esce davvero poco da sola. Quindi, ancora niente paghetta. Ogni giorno le do 10 euro per il pranzo, e ogni settimana 15 euro per il cellulare. Poi compriamo insieme quello che le serve». Massimo Ghini: «I miei figli per ora non hanno un fisso. Di volta in volta do loro qualcosa per fare il pieno al motorino, ricaricare il cellulare, mangiare una pizza…». D’altra parte sono una folla: Lorenzo (16), Camilla (16), Leonardo (13) e Margherita (dieci) Elenoire Casalegno: «Mia figlia Swami ha solo dieci anni, non mi sembra il caso di darle già la paghetta fissa. Quando vuole qualcosa e mi sembra una richiesta con un senso, qualcosa che si merita, allora andiamo a comprarla insieme». Cristina Parodi: «Abbiamo provato con un fisso ai più grandi: ma poi noi ci dimentichiamo di dare, loro si dimenticano di chiedere… Perciò basta», racconta la giornalista, con Giorgio Gori mamma di tre figli: Benedetta (13), Alessandro (12) e Angelica (8).