Marianna Aprile, Novella 2000, n. 21, 27/05/2010, pp. 50-55, 27 maggio 2010
Ve lo dico io: i gay salvano i matrimoni «L’odore eterosessuale che sente è il baccalà che ho messo in ammollo»; specifica Aldo Busi mentre prepara il caffè nella cucina della sua coloratissima casa di Montichiari, in provincia di Brescia
Ve lo dico io: i gay salvano i matrimoni «L’odore eterosessuale che sente è il baccalà che ho messo in ammollo»; specifica Aldo Busi mentre prepara il caffè nella cucina della sua coloratissima casa di Montichiari, in provincia di Brescia. Un caseggiato bianco e viola, con le finestre aperte, un giardinetto sul retro in cui irrompe la furia distruttrice di Roberto, 28 mesi, occhi azzurri, il bimbo di cui la sorella di Busi, Ferdinanda, è nonna. Oggi zio Aldo gli aveva promesso di fare giardinaggio: «Avremmo dovuto invasare i gerani, ma con la pioggia, come si fa?». Dopo una palliativa giocata a nascondino, complice un cespuglio di forsizie, Roberto insiste perché Busi rompa il sacco di terriccio e cominci i lavori mentre, trotterellando, dà disposizioni con la stessa determinatezza con cui si rifiuta di eseguirne. Busi lo asseconda facendogli assaggiare menta, coriandolo, rosmarino. Gli scandisce ogni parola: «Con lui uso termini desueti, glieli ripeto. Voglio che assapori il ritmo della lingua italiana». A Busi piace descriversi come una persona sola. Dice di non avere amici, di non aver mai avuto amori, di non aver più amanti. Si definisce un egoista a cui non interessa il piacere altrui. E questa solitudine fieramente sbandierata l’ha battezzata ”solitarietà”, la capacità di star da solo senza sentirsi solo. Eppure, Busi passa il tempo a darsi. A chi gli scrive lettere, a chi gli intasa il cellulare, alle naufraghe che hanno trovato in lui un punto di riferimento... a tutti loro, Busi si dà. Ma secondo ferree regole. Uno: niente regali, né complimenti. Due: vietato presentarsi alla sua porta dando per scontata la sua attenzione. Perciò, oggi ci concede un doppio privilegio; oltre a quello di fargli domande, l’accoglienza a casa sua. Il suo rifugio? Dopotutto, persino il giornalista Massimiliano Parente, che nel suo nuovo saggio La casta dei radical chic tira mazzate a tutti, salva solo lui definendolo l’unica vera vittima della censura italiana. Si riferisce, ovviamente, all’estromissione dalla Rai in seguito alle dichiarazioni sparate in diretta da naufrago dell’Isola dei famosi 7. così che si sente: una vittima? «Niente affatto. Censurando me, la Rai ha censurato se stessa. Ed essendo servizio pubblico, ha dimostrato quanto bigotti, fascistoidi e inadeguati siano i suoi dirigenti, marionette in balia di poteri politici altalenanti. l’Italia, la vittima. Io sono servito solo a far venir fuori quel marcio. Gli italiani sono collerici». La gente è con lei? «Mi scrivono lettere per dirmi che non pagheranno più il canone. Tutta gente che è in astinenza di Busi». Come colmare l’astinenza? «Ma che vadano un po’ in libreria, sarebbe pure ora». E le lettere? «Me le scrivono a mano, ma non rispondo, anche se sono straordinarie. Le mandano persone che guardano molto la televisione perché sono sole, oppure anziane o vedove. Vedere questa punta di ribellione, da persone di quell’età, è strano. Vuol dire che qualcosa è cambiato nella ricezione del mezzo televisivo». La rivoluzione è diventata un affare per la terza età? «Il giovane si ribella su Internet, il posto che seda ogni ribellione, luogo di omologazione all’ubbidienza. Una lettera scritta a mano da chi vive in un paesotto qualsiasi, al Nord o al Sud, ha dentro una storia. Mi ha scritto un uomo di 34 anni che mi ha ricordato di quanto le mie lettere, ricevute quando ne aveva 14, abbiano condizionato la sua vita convincendolo a non scappare da un padre con cui era in conflitto». Lei invece lo fece, proprio a quell’età; se ne è pentito? «Era diverso. Avevo un padre che non mi permetteva di iscrivermi al liceo. Ero picchiato dalla mattina alla sera. E poi non sono scappato, sono stato portato da mio padre a Maderno, sul lago di Garda, a fare la prima stagione in albergo, lavorando 15 ore al giorno. Lui ritirava i soldi a fine mese da una proprietaria crudelissima. Mangiavo solo stracchino e brodaglia, rubavo uva americana dalla vigna e per saziarmi la deglutivo anche se acerba». Ha iniziato a lavorare presto. «A cinque anni avevo il compito di occuparmi dei conigli, il che significava prendere il sacco e andare a rubare il trifoglio. Se mi beccavano mi picchiavano con verghe d’ulivo lunghe, flessibili, taglienti. Eravamo circondati da signorotti, i reggenti del paese, tutti di matrice cattolica. Credo che la mia avversione per i preti sia nata allora. I preti gestivano privilegi e privilegiati, i preti in civile». Chi sono i preti in civile? «In Italia ci sono i preti e i preti in civile; uomini, non ne abbiamo mai avuti. anche la tesi del primo racconto del mio ultimo libro, Aaa! (edito da Bompiani, ndr): non è che i preti sono uomini come tutti gli altri, sono gli uomini che sono preti come tutti gli altri. Se l’Italia, le istituzioni, gli italiani, si liberassero del cattolicesimo, il 98 per cento dei nostri problemi economici, di lavoro, di cultura, di arrancamento verso un impossibile spirito europeo sarebbero risolti». Che cosa chiede chi le scrive? «Di chiamarli, di andarli a trovare. Altri di poter venire qui. C’è una donna del Novarese che voleva intestarmi delle case a patto di poter venire a installarsi nella mia; per sentirmi leggere ad alta voce. Voleva diventassi il suo iPod umano. Se provo nausea dell’umanità, avrò pur le mie ragioni». Proposta indecente! «Le ho detto di donare le case al parroco e di andare entrambi all’inferno. I regali li rispedisco al mittente». Perché non li accetta? «A parte il fatto che non sono mai di grande valore, che è il difetto maggiore di un regalo, sono una forma di corruzione, e per di più a poco prezzo. Volete davvero farmi un regalo? Invece di scrivere una lettera di ammirazione a me, fatela pervenire a Repubblica o al Corriere della Sera. Per toccare il mio cuore bisogna passare dalla piazza. facile esprimere solidarietà in una lettera con cui non si rischia niente. Ai processi che ho subito per difendere i vostri diritti non c’è mai stato nessuno. Non fatemi regali, né complimenti; mi lasciano indifferente, come gli insulti. Sono cose che hanno a che fare con i fantasmi di chi li fa. Io non ne ho, sono concreto. E mi difendo». Da che cosa? «Da chi viene a suonarmi al citofono e vuol essere accolto in casa mia solo perché è un mio ammiratore. Ma chi vi ha cercato? Volete ammirarmi? Siate voi, ammirevoli, e non venite qui a lasciarmi rose nella buca». solo stima nei suoi confronti... «Essere messi su un piedistallo è come essere buttati giù nelle sabbie mobili. Non c’è differenza. Io queste cose le so e alla terza citofonata chiamo la polizia». Come si può dimostrarle affetto senza violarla? «Facendomi la posta alle librerie e sfoltendo lo scaffale con i miei titoli». Lei calca molto la mano sulla sua solitudine. Si descrive come l’intellettuale orso. Ma, stando qui, si ha la sensazione che lei, di sé, dia tanto. «Io mi do, molto. Solo che non credo nei rapporti astratti, non sono un farfallone che ha bisogno di avere mille persone intorno, mi accontento di una o due per volta». Chi sono i suoi amici? «Non ci sono, non ne ho. Mi concentro su qualcuno, ma sono rapporti che durano pochissimo perché si è sempre, reciprocamente, deludenti. Ho amori intellettuali per persone coraggiose, e non importa siano belli, brutti, uomini, donne. Non è una vita facile la mia, un uomo pubblico scatena tanti fantasmi negli altri». il suo privato che ci interessa. «Ma io non ho un privato. Mi sono finalmente liberato anche da una presenza che ormai mi angosciava». Un uomo che ha frequentato? «No, una persona da cui sono stato frequentato per vent’anni, cui ho dato il permesso di visita, ma quando veniva mi sembrava di timbrare il cartellino. Ho fatto con lui fioretti sessuali. Veniva, lo trombavo, se ne andava. Una missione, una noia, uno scoramento, una tristezza. Un uomo a cui, in un ventennio, non sono riuscito a trasmettere la necessità di sentirsi libero, di farsi un amico, visto che gli uomini anche se è stato sposato». Ah, era sposato. «La maggior parte degli uomini che frequentano i gay è sposata. L’omosessualità non è un’eccezione, è piuttosto un mezzo per risparmiare soldi». Cielo, e perché? «In una sauna con 15 euro fai sesso e torni a casa a giocare con la famiglia». L’impennata dei comportamenti omosessuali sarebbe quindi un effetto della crisi economica? «Certo. Il portafogli influisce sulla gestione degli ormoni. A gennaio di ogni anno sappiamo se avremo rapporti sessuali o no secondo l’entità della finanziaria, che indirettamente decide il costo di separazioni, sanità, disponibilità di posti all’asilo. E un cittadino oberato non ha tempo per l’amore. Il corpo è un giocattolo nelle mani della mente: il desiderio ha i suoi spazi, è lentezza, non velocità. Più problemi ci sono in busta paga, più ce ne sono nelle mutande». E le donne, in tutto questo? «Gli uomini si consolano facendo l’amore tra loro perché le mogli, a un certo punto, non si concedono più. difficile che un uomo non abbia avuto esperienze omosessuali e che, anzi, a un certo punto non abbia che quelle». Dipinge un quadro inquietante. «L’erotismo mummifica la vita. la sessualità a mantenere la vita in movimento, ma è un lusso. Tornare a essere sessuali è faticoso, richiede tempo e impegno». E il suo, di desiderio? «Ho sempre pensato che il sesso mi facesse schifo. Ora mi sono reso conto di essere io a fare schifo al sesso. Non mi sono mai considerato bello, perché quando ero giovane i sex symbol erano efebici, biondi. Io sembro uscito da un medaglione romano. Ho saputo di essere stato affascinante quando non lo ero più. E in questo sta il bello della mia gioventù, perché il mio corpo non aveva il cartellino del prezzo, anche se qualche marchetta ho cercato di farla». Cercato? Non le è riuscito? «Sono egoista, a me del piacere altrui non è mai importato una mazza, neanche a pagamento. Non ho mai avuto un’erezione per soldi, mentre oggi sventolare 100 euro fa l’effetto del Viagra». Com’è lei in amore? «Ho sempre cacciato, non sono mai stato preda di nessuno. Quindi mi sono anche abituato a non piacere». Busi cacciatore? «Mi mettevo in condizioni in cui le mie erano prede facili, predisposte. Non sono il tipo che corteggia. Per un uomo non ho mai sborsato l’equivalente di una pizza; a 62 anni è un bel traguardo». Addirittura un traguardo? «Sì, perché non sono mai stato un corruttore. Puoi amare qualcuno di una grande passione solo se riesci a rispettarlo, a capire che non è roba tua. Ecco perché non ho mai voluto una relazione. Sono stato terrorizzato dalle relazioni. Fai una sveltina e pretendono di metterti il laccio di un mutuo». Non ha mai desiderato di sentirsi di un’altra persona? «Mai, neanche quando ero solo, senza radici, in giro per l’Europa, ribelle. Quando vedevo che l’appropriazione di me era indebita e varcava certe soglie, scappavo senza lasciar traccia. Quello che mi eccita sessualmente è la libertà di dire di sì e di no. Sono arrivato a un’impotenza scientifica. La ginnastica sessuale ormai mi annoia. A Madrid, di recente, ho incontrato un ragazzo italiano di 23 anni. L’ho invitato a mangiare sulla terrazza della mia camera d’albergo. Si sarà chiesto perché non ci abbia provato. Ma i giovani non mi piacciono, poi non c’era desiderio». E perché lo ha frequentato? «Ha ispirato la mia simpatia, gli ho dato consigli, spiegandogli che l’omofobia è a detrimento della virilità. Un uomo non emancipato non è un uomo virile, non mi interessa». Non ne ha mai incontrati? «Virili come me? Mai». Mai innamorato? «Ho provato febbri mentali, ma tra me e me. Mi piaceva provarle e ancor più analizzarle dopo. La mia mente ha preso qualche volta fuoco per un uomo con cui non sono mai arrivato a un rapporto. Come se l’amore non avesse niente a che vedere con il suo oggetto. A differenza del gay classico, non ho mai pensato che la preda più ambita fossero gli eterosessuali, uomini a metà. E tuttavia, metà o interi che siano, non si può provare desiderio per qualcuno che non lo prova per te o che, al più, ti concede solo una parte del suo corpo, che darebbe anche a un formichiere, a una mosca, a una donna. E poi se dopo l’abbandono non c’è l’allegria, che ci sto a fare? Gli uomini sono tristi e sessualmente poco interessanti. Lo sono per le donne, figuriamoci per uno come me». La sua vita sessuale è stata…? «Un sfogo masturbatorio collettivo tanto deprimente quanto esaltante» Non le manca, oggi, un amore? «A quest’età mi manca la giustizia sociale. Mi creda: più dell’amore mi mancano aliquote fiscali eque».