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 2010  maggio 21 Venerdì calendario

OMBRELLI - A PROVA DI TEMPESTA CON ACCIAIO E FIBRE DI VETRO

Nessun gentiluomo inglese, un tempo, usciva di casa senza: era un accessorio indispensabile non solo per affrontare le notorie condizioni atmosferiche delle isole britanniche, ma pure per completare l´abbigliamento, insieme al gessato grigio, alla bombetta o al cilindro, al bastone da passeggio. Oggi il gentleman è in via di estinzione, ma l´ombrello è sempre lì, al suo posto: magari molti giovani lo disdegnano, rimpiazzandolo con berrettini e giacconi o felpe con il cappuccio, eppure basta un´acquazzone, in Inghilterra come a Roma, a New York come a Shangai, per vedere una moltitudine di calottine, nere o colorate, grandi o piccole, aprirsi sopra le teste di quanti vogliono ripararsi dalla pioggia.
Inventato almeno tremila anni or sono, in Egitto, Cina o Giappone, o in tutti questi luoghi più o meno contemporaneamente, quando per la verità serviva a proteggersi dal sole, questo utile compagno dell´esistenza umana pone oggi una sfida: il suo design è sostanzialmente immutato da secoli. Tanta acqua è passata sotto i ponti, è proprio il caso di dire, ma migliorare l´ombrello pare un´impresa impossibile, nonostante l´high-tech abbia modificato e modernizzato praticamente tutti gli altri gadget della nostra vita quotidiana.
Alcune aziende all´avanguardia del settore ci stanno provando, con l´ambizione di creare l´ombrello del ventunesimo secolo: un oggetto che serva sempre per la stessa cosa, non bagnarsi quando piove, ma in grado di ovviare agli inconvenienti a cui ci ha abituati. I venditori ambulanti che si materializzano nelle strade di ogni città del mondo, appena scoppia un temporale, vendono infatti degli ombrelli, pieghevoli e non, che spesso non durano neanche il tempo per arrivare a casa o alla macchina. E anche i modelli più resistenti acquistati nei negozi raramente riescono a resistere alle intemperie più forti: la scena di un uomo o una donna che armeggiano con un ombrello dalla calotta capovolta è un classico di ogni nubifragio. Società come l´americana Innoventions Enterprises e l´olandese SenzUmbrella sono impegnate ad ovviare a questo e altri generi di infortunio, utilizzando materiali più solidi, come l´acciaio e le fibre di vetro, e sottoponendo i loro prototipi a test micidiali nelle gallerie del vento. Un dubbio, segnalato dall´edizione europea del Wall Street Journal, è se, per un super-ombrello, i consumatori sarebbero disposti a spendere di più: da 15 fino a 80 euro, invece dei 2 o 3 euro con cui si compra un ombrellino dagli ambulanti. La calotta che si rovescia su se stessa per effetto del vento, osserva un esperto del ramo, Jeff Blauer, presidente della Shedrain, ditta importatrice di ombrelli nell´Oregon, può essere preferibile in determinate circostanze: «Se il vento è molto forte, è meglio non essere troppo inflessibili, altrimenti si rischia di volare via come Mary Poppins». Pare sia accaduto a uno sperimentatore della University of Washington, sbalzato via da una corrente che tirava a 116 chilometri orari in una galleria del vento. Un altro dubbio è se le sperimentazioni, al di là dei migliori materiali, possano servire a qualcosa: all´ufficio brevetti degli Stati Uniti hanno accumulato 3 mila progetti di ombrelli, e poi hanno smesso di accettarne. « difficile farsi venire un´idea a cui qualcuno non abbia già pensato», ammette un portavoce.
Da James Smith & Son, il più antico negozio di ombrelli di Londra, su New Oxford street, aperto nel 1830 in piena epoca vittoriana, storcono il naso davanti alle proposte di modernità: « come cercare di reinventare la ruota», commenta un commesso. «Le regole e i materiali dell´ombrello non si possono cambiare più di tanto. Basta acquistarne uno buono e sperare che non venga il diluvio universale».