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 2010  maggio 20 Giovedì calendario

BINDI: PD STA PER SCADERE

Rosy Bindi ce l’ha prima di tutto con Giulio Tremonti, «perché un ministro della Repubblica non può permettersi di fare propaganda a spese del Parlamento, diffondendo discredito e qualunquismo». Ma da presidente dell’Assemblea nazionale (che si riunisce domani a Roma) sente di dover richiamare alla responsabilità anche il Pd e la sua minoranza interna: «Hanno chiesto al segretario un cambio di passo. Bene, l’Assemblea punta proprio a questo, a parlare dell’Italia e dei ”giorni migliori” che noi vogliamo per il Paese. Dobbiamo lavorare tutti insieme. Anche perché l’appuntamento di domani per noi rappresenta quasi un’ultima occasione».
Presidente, ma ci sono le condizioni perché al Pd riesca quel cambio di passo tanto invocato e così spesso fallito?
«Sì, a meno che - naturalmente - qualcuno non cerchi pretesti per far polemica».
E vede in giro cacciatori di pretesti?
«Qualcuno lo si trova sempre... Vedo che Fioroni, per esempio, chiede che l’Assemblea assuma la responsabilità di lanciare una sua proposta in materia di tagli e manovra. Non si è mai visto che un partito di opposizione si impegni in una operazione così, senza nemmeno conoscere i conti e la proposta del governo. Insomma, se Fioroni cerca pretesti per litigare, ne trovi di più adeguati».
Torniamo al punto: riuscirete a rilanciare l’azione del Pd?
«Sì. Al segretario è stato chiesto un cambio di passo e sono sicuro che lo farà. Ma ciò che conta è che con lui lo faccia tutto il partito. Le ultime elezioni, del resto, hanno confermato che abbiamo problemi diffusi sul territorio: e segnalano la non adeguatezza della nostra opposizione».
Resta il fatto che avete cominciato a litigare già intorno al nuovo Statuto, e in particolare sulla questione primarie...
«Ma alla fine la commissione che ha varato le modifiche lo ha fatto all’unanimità. In più, le divisioni sono state trasversali: e a proposito delle primarie e del loro valore, noi stessi abbiamo posto alcuni problemi, prima ancora che l’amico Vassallo si accorgesse che forse ce ne erano...».
In questo clima nervoso il ritorno in campo di Veltroni, secondo alcuni, potrebbe riaprire i conflitti nel Pd, di fatto paralizzandolo. La pensa anche lei così?
«Io penso davvero che Veltroni sia una ricchezza per noi: e credo che senza di lui il Pd non sarebbe ciò che avevamo in mente di costruire. Contemporaneamente, bisogna prender atto che il Congresso c’è stato e ha fatto le sue scelte: ora si tratta di parlare al Paese, e il contributo che Walter può dare è stare fino in fondo dentro questo processo».
Il vostro Statuto, però, gli impedirebbe di partecipare - quando e se sarà - alle primarie per la scelta del candidato premier, visto che indica nel segretario l’unico candidato possibile. La convince questo meccanismo?
«Parliamo di primarie di coalizione, dove il candidato del Pd non può che essere il segretario: questo dice lo Statuto approvato al tempo di Veltroni».
Lei è d’accordo?
«Lo Statuto dice che altre candidature non sono possibili. Al momento è così. E aprire una discussione su questo, a tre anni dalle elezioni, sarebbe surreale e autodistruttivo. Di tutto abbiamo bisogno, adesso, meno che di indebolire il segretario».
Qual è la cosa di cui, a suo parere, il Pd ha oggi bisogno sopra ogni altra?
«Di esser percepito come una credibile forza di opposizione e, più ancora, come una praticabile alternativa di governo. E’ vero che il nostro progetto dovrà svilupparsi negli anni; ed ha ragione Franceschini a dire che il Pd sarà il partito dei nostri figli e dei nostri nipoti: ma perché questo avvenga, è necessario che fin da oggi sia avvertito dalla gente come un’alternativa possibile».
Compito non facile, soprattutto in una fase in cui la distanza tra cittadini e politica cresce...
«Cresce e certo la si ingigantisce con sortite come quella del ministro Tremonti».
Perché ce l’ha tanto con il ministro dell’Economia?
«Perché dopo aver negato la crisi per mesi, adesso non può pensare di cavarsela puntando l’indice contro le indennità dei parlamentari e definendo ”un aperitivo” i tagli annunciati per coprire quelli alla scuola e alla sanità e una manovra di lacrime e sangue».
Lei è contro i tagli ai costi della politica?
«Io sono per un’operazione verità, per il rispetto della dignità della politica e per l’autonomia del Parlamento, che è organo costituzionalmente riconosciuto. Si vuole la riduzione delle indennità? Io sono favorevole, a patto che si spieghi con onestà di cosa stiamo parlando».
E di cosa stiamo parlando?
«Di indennità che non sono affatto le più alte d’Europa, come demagogicamente si sostiene. In più, è troppo comodo prendersela solo con la politica. E se è vero che sugli stipendi dei manager privati non si può intervenire, su quelli pubblici sì. Si chieda un contributo di solidarietà a tutti i redditi più alti e noi contribuiremo per il doppio, piuttosto che continuare a seminare qualunquismo delegittimante sulla politica. Un qualunquismo che è il terreno preferito di Berlusconi, per indebolire la democrazia parlamentare, premessa del famoso uomo solo al comando...».
Anche l’ingegner De Benedetti è molto critico verso la nostra classe politica. In particolare ce l’ha con D’Alema, definito «problema umano». Che le pare?
«Io chiedo rispetto per la politica a tutti. Se devo criticare D’Alema, lo faccio io. Chi fa politica ci mette la faccia. Non tutti possono dire la stessa cosa...».