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 2010  maggio 21 Venerdì calendario

Le undici strane ragioni di un successo inatteso Quell’ intreccio di realtà parallele e fuori moda Era diventato un rito che si ripeteva ogni anno

Le undici strane ragioni di un successo inatteso Quell’ intreccio di realtà parallele e fuori moda Era diventato un rito che si ripeteva ogni anno. Il destinatario del fiore ne compiva stavolta ottantadue. Quando il fiore arrivò, aprì il pacchetto e lo liberò della carta da regalo in cui era avvolto. Quindi sollevò il ricevitore e compose il numero di un ex commissario di pubblica sicurezza che dopo il pensionamento era andato a stabilirsi sulle rive del lago Siljan. La formula per scrivere un libro di successo non è mai stata trovata. Si sa solo che il successo non dipende dalla bellezza o dalla bruttezza del libro. Ci sono libri belli che hanno successo ma ci sono libri belli che non hanno successo. Ci sono libri brutti che hanno successo ma ci sono libri brutti che non hanno successo. Il successo è la cosa più democratica che c’ è. Ma il successo è anche un’ altra cosa. «Il successo è un participio passato», diceva Ennio Flaiano. Frase geniale che ha un sacco di significati. Personalmente la interpreto così: del successo ci si accorge sempre dopo. Le ragioni di un successo si possono spiegare solo col senno di poi. Col senno di prima è (quasi) impossibile. Proviamo, col senno di poi naturalmente, a dire le 11 ragioni che hanno portato al successo mondiale la Millennium Trilogy di Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco, La regina dei castelli di carta). Ragione numero 1. La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Ogni volta che penso all’ infelice destino di Stieg Larsson mi viene in mente quella vecchia, logora ma verissima battuta. Larsson scrive tre romanzi che vendono più di una decina di milioni di copie e muore d’ infarto, a 50 anni, ancora prima che i libri siano stampati. La triste storia di uno che scrive un bestseller e muore prima di poterne godere anche il più piccolo frutto ha sicuramente dato quel tocco commovente che non dispiace mai al popolo dei lettori. Ragione n° 2. La questione dell’ eredità contesa. Il gossip aiuta il successo. La lite, ancora in corso (ne parlava anche l’ ultimo numero di «Time»), tra la compagna di Larsson, Eva Gabrielsson, e il padre e il fratello dello scrittore, ha dato il suo contributo alla leggenda della Trilogia. Eva Gabrielsson, non essendo sposata con lo scrittore, è stata esclusa dall’ eredità. Per la legge svedese gli unici che possono godere dei cospicui diritti d’ autore sono il padre e il fratello di Stieg. Ragione n° 3. Finora abbiamo considerato ragioni esterne ai romanzi della Trilogia, ragioni che però hanno avuto una grande importanza nella formazione della leggenda che ha cominciato a circolare attorno a Larsson. L’ esistenza di una leggenda da raccontare è fondamentale nel fenomeno del passaparola tra i lettori che è il motore di ogni successo. Ma ora passiamo alla prima ragione interna del successo: Lisbeth Salander. I personaggi sono decisivi in un successo (pensate al giovane Holden Caulfield e al mito di Salinger). Il personaggio della protagonista è il vero colpo di genio di Larsson. Lisbeth è sexy anche se magrolina, è alta un metro e 54, è piena di piercing e di tatuaggi, è un pirata informatico, è un grande detective, è figlia di una spia sovietica, è lesbica militante ma anche innamorata di un uomo, è violenta come un teppista, è la figlia devota di una madre dalla salute devastata, è la vittima di uno stupro, è un genio della matematica. Mi fermo qui ma potrei continuare ancora a lungo. Ragione n° 4. Il sesso. I personaggi di Larsson si accoppiano nelle maniere più varie e spericolate. Ci sono relazioni tra amanti (come quella tra Mikael, il protagonista maschile, e la sua collega Erika) che resistono anche dopo che i due hanno contratto matrimoni con altre persone. Nel mondo alla rovescia di Larsson, le relazioni extraconiugali somigliano a un matrimonio e i matrimoni somigliano a una relazione extraconiugale. Ragione n° 5. Il femminismo. La Trilogia è forse il più grande romanzo popolare femminista mai scritto e Lisbeth Salander è la prima eroina femminista a tutto tondo nella storia del romanzo popolare. Anzi è una supereroina, nel senso dei supereroi dei fumetti, che si batte contro un mondo violento verso le donne, contro gli uomini che odiano le donne. Ragione n° 6. Il maschilismo, cioè la fine del maschilismo. Mikael, il protagonista maschile, è dal punto di vista sessuale un uomo oggetto. Le donne se lo portano a letto con una facilità irrisoria. Mikael è la versione maschile del ruolo della bambolona un po’ ninfomane dei romanzi gialli hard-boiled. Ragione n° 7. Il socialismo se non, addirittura, il comunismo. Lo so che non sono concetti più di moda, che il mondo va a destra. Ma nella Trilogia il punto di vista di Larsson è molto, molto di sinistra. Come ha giustamente osservato Mario Vargas Llosa, Larsson descrive la Svezia, capitale della socialdemocrazia, come se fosse «una succursale dell’ inferno». Se vogliamo trovare un riferimento politico italiano a Larsson il nome da fare è quello di Nichi Vendola, antico e modernissimo allo stesso tempo. Ragione n° 8. La cattiva scrittura. Larsson non scrive bene, non scrive «letterario». Scrive da cronista. La gente parla sempre male dei giornalisti ma, sotto sotto, pensa: «Magari i romanzi li scrivessero i giornalisti invece degli scrittori!». Ragione n° 9. La formula Dumas ovverossia l’ effetto Vasco Rossi. Passano i secoli, si chiudono i millenni, ma il segreto della narrativa resta quello di Dumas e dei Tre Moschettieri. I lettori adorano i romanzi dove i personaggi passano da un agguato all’ altro, da un tranello all’ altro, nel volgere di pochissime pagine. Così chi legge può vivere, indirettamente (virtualmente!), quella vita spericolata e piena di guai (effetto Vasco Rossi, appunto) che ha sempre sognato ma non si è mai potuto permettere. Ragione n° 10. A differenza di quasi tutti gli scrittori (o presunti tali) italiani, Larsson non scrive noir. Infatti, i noir non li legge più nessuno, Larsson l’ hanno letto tutti. Ragione n° 11. Lo stile di vita di Larsson dieteticamente e tabagisticamente scorretto. Larsson dormiva pochissimo, beveva un sacco di caffè, si nutriva di pizzette congelate, fumava come un turco. Tutte cose oggi proibite. Nei suoi romanzi si sente che lo scrittore viveva così. E i lettori, oberati da diktat di tutti i tipi (non mangiare! non bere! non fumare!), hanno apprezzato. Vivi e lascia morire. RIPRODUZIONE RISERVATA D’ Orrico Antonio