Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 20 Giovedì calendario

STORIA DELLA SCIOCCHEZZA - LA BANALIT DELL´ERRORE DA MUSIL A BILL CLINTON

Di norma coloro che detengono il potere paiono più intelligenti di tutti, ma poi combinano lo stesso un sacco di scemenze. Tra l´essere e il sembrare la faccenda del cervello e dell´idiozia è piuttosto complicata e più di vent´anni orsono un brillante storico, Carlo M. Cipolla, vi si dedicò con arguto buonsenso arrivando alla conclusione che al mondo esiste un certo numero di stupidoni, per lo più dannosi, specie quando indossano le vesti dei governanti.
Ecco. Con altrettanta ragionevolezza, e un velo di allegra bonomia, lo psicologo Paolo Legrenzi integra, estende e in qualche modo arriva a contraddire quella diagnosi garantendo fin dal titolo che: Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze (Il Mulino, 143 pagine, 10 euro), piccolo, sottile e acuto breviario di valutazione degli errori e quindi anche di sopravvivenza rispetto alle altrui imbecillità.
Non esiste infatti la classe degli stupidi, ma alla radice della stupidità regnano piuttosto alcune inesorabili circostanze che spingono chiunque a commettere cretinerie, balordaggini, scempiate, baggianate, castronerie, corbellerie e anche - occhio a come vira sul sesso l´intonazione dialettale - cappellate, minchiate, cazzate e monate (l´autore essendo veneziano).
Neanche a farlo apposta, nel caso della vita pubblica, la prospettiva di Legrenzi si adatta perfettamente a quella che oggi si configura come la disavventura politica per eccellenza: lo scandalo sessuale. Per definirne la meccanica, egli prende in esame un caso "puro", cioè tale da non potersi condividere con altri attori, qual è quello Clinton-Lewinsky. E qui gli appare chiaro il "cocktail esplosivo" che ha portato il presidente americano, uomo certamente scaltrissimo, a combinare «una prolungata e sfaccettata sequenza di sciocchezze». La prima delle quali è non aver capito che se altre volte gli era andata bene (le storie con Paula Jones e Gennifer Flowers), proprio per questo doveva astenersi dagli impiccetti con Monica. Non solo, ma mosso da eccessiva fiducia in se stesso e pronto a scambiare la propria voglia con la realtà, Clinton non si è minimamente reso conto che su tali faccende in America le libertà andavano restringendosi (di qui la mancata difesa dei democratici, primo fra tutti Al Gore). Ultimo errore fatale: il presidente ha sottovalutato l´effetto della tecnologia, in particolare la "tracciabilità" del suo stesso Dna affidato al freezer di casa. Ne viene fuori il paradigma del passo falso, quella serie di sciagurate pre-condizioni che tutte insieme e appassionatamente hanno portato l´uomo più potente del mondo all´indimenticabile mortificazione davanti all´inquisitore Kenneth Starr: autolesionistica superbia, sballata percezione del clima e mancata stima del rischio, "pensiero desiderante" o wishful thinking, incapacità di leggere le cose al di là del proprio orizzonte autobiografico e quindi catastrofica proiezione del passato sul futuro.
Sull´affare della Casa Bianca l´analisi di Legrenzi non solo non fa una piega, ma davvero aiuta a interpretare le fragilità e gli errori del comando attraverso una griglia psicologica, tanto più se l´approccio risulta neutro, oggettivo, laico, rispettoso e a tratti perfino dubbioso.
Per quando riguarda l´Italia, dove lo specifico nazionale butta senz´altro verso l´approssimazione e la cialtroneria a sfondo tragicomico, il paradigma Clinton sembrerebbe corrispondere abbastanza a quello che ha segnato la fine politica di Piero Marrazzo; così come, ma su un altro terreno, il fatto che nel pieno della bufera un Calisto Tanzi abbia cercato di vendere i suoi quadri nascosti, per giunta dopo una trasmissione televisiva, per telefono e come se non bastasse in provincia di Parma, ecco, questo si staglia come «una corbelleria bella e buona».
Eppure, su altre vicende italiane più prossime, inconcluse e coinvolgenti come sono, il professore è problematico e prudente. Così, almeno per quanto riguarda la partecipazione di Berlusconi alla festa di Casoria, ma senza menzionare gli incauti festini di Palazzo Grazioli (peraltro tecnologicamente forieri di registrazioni e foto) Legrenzi non è sicuro che il comportamento del Cavaliere risponda ai requisiti dello sciocchezzaio ideale. Tra efficacia giornalistica, risonanza internazionale, strategia berlusconiana, domande, risposte e mancanza di un´autorità deputata a giudicare, la vicenda resta impelagata nella relatività della controversia politica.
Più in generale, e con il soccorso di Musil, Roth, Shakespeare, Nero Wolf e testi di letteratura specialistica la stupidaggine ha a che fare con il tempo. A stringere, nasce là dove il conflitto fra tentazioni a breve e interessi di lungo termine viene risolto sbrigativamente a favore della prima opzione, e nel carpe diem trova probabilmente il suo trionfo la catastrofe.
Per il resto è bene considerare che spesso ci mette lo zampino il caso, che non sarà un riferimento accademico, ma a volte è proprio lui quello che ti frega. Meglio la gallina domani, senza dubbio, che l´ovetto oggi; e meglio la formica della cicala. Antichi proverbi riattualizzati in questo libricino di avventata sapienza avvertono pure che di buone intenzioni è lastricata la via dell´inferno. Quest´ultimo, oltretutto, per fortuna non coincide con la Sciocchezza Primigenia o Frittatona Assoluta. Fatta la quale, consiglia il professor Legrenzi, è saggio non farne una malattia, ma digerirla, accettarla, dimenticarla e andare avanti. Chi è stupido d´altra parte ha sempre mille occasioni per azzeccare quella giusta - fermo restando che la vita è piuttosto complicata.