MARINA CAVALLIERI, la Repubblica 20/5/2010, 20 maggio 2010
DAI SURGELATI AL BIOLOGICO ITALIANI A TAVOLA SENZA TAB
Sono sempre pronti a consultare la tabella delle calorie ma non sono schiavi delle diete. Amano il cibo biologico, sono equo sociali ed equo responsabili, ma anche pronti a trasgredire quando capita. Gli italiani con il cibo hanno un rapporto mutevole ma soprattutto libero: nonostante l´ossessione delle mode alimentari, nonostante le tentazioni delle ricette propinate nei pranzi televisivi, rimangono fedeli soprattutto a se stessi, e tra slow e fast non si schierano, pizzicano qua e là, tra utilità e piacere.
Un rapporto del Censis, in collaborazione con Coldiretti, svela i segreti degli italiani a tavola e racconta come sono cambiate le abitudini in 60 anni: dal pollo solo la domenica, rito degli Anni 50, alla pasta con la panna, moda degli Ottanta, fino alla spesa a chilometri zero, esigenza etica oltre che dietetica dei nostri giorni.
«Per l´italiano medio soddisfare il palato non significa stare dentro delle mode, mangiare è assaporare gusto e sapore», spiega Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Ma soprattutto «siamo nell´era del politeismo alimentare che spinge le persone a mangiare di tutto, senza tabù, generando combinazioni soggettive di alimenti e anche di luoghi ove acquistarli, neutralizzando ogni ortodossia alimentare». Gli italiani prediligono il menù fai-da-te, la lista-mosaico e fare la spesa è sempre più una miscela originale «tra arte scienza ed esperienza». Infatti tra coloro che acquistano regolarmente prodotti dall´agricoltura biologica, il 73 per cento acquista anche surgelati e quasi il 65 per cento prodotti con marchio del distributore; poi tra coloro che dichiarano di acquistare regolarmente prodotti Dop e Igp, circa il 67 per cento acquista anche scatolame e oltre il 29 per cento non disprezza i cibi precotti. Così come fa un salto al fast food il 27 per cento degli acquirenti abituali dei prodotti del commercio equo e solidale. «Non c´è ortodossia alimentare che riesca a bloccare la caccia soggettiva alla combinazione di beni più adatta alle proprie esigenze», scrive il Censis.
Esigenze che mutano. In 60 anni il consumo di carne è aumentato del 300 per cento mentre quello di vino si è ridotto di un terzo, la carne bovina ha sorpassato quella di pollo, l´olio ha soppiantato il lardo, il kiwi compete con le mele, mentre le calorie consumate quotidianamente sono aumentate del 56 per cento. Si assottigliano le differenze tra giorni festivi e lavorativi e se un tempo mangiare fuori casa era un´eccezione ora è considerata una consuetudine. Cambiano le esigenze. Dopo i globalshock alimentari, dalla mucca pazza in poi è aumentata l´attenzione alla tutela alla salute, che spesso però rimane frustrata. Infatti, se un terzo degli intervistati afferma di seguire una dieta sana, ben il 37 per cento ammette che vorrebbe farlo ma non ci riesce. Però il 62 per cento si dichiara molto informato sui valori nutrizionali, le calorie, i grassi.
Gli italiani e il cibo, un rapporto che bada all´utilità: il 69,6 per cento acquista i prodotti surgelati, il 58,7 scatolame, il 38,7 verdure lavate e tagliate già pronte. Un´esperienza che cerca le origini: oltre il 40 per cento compra direttamente dal produttore e sceglie i mercati del contadino. Gli acquisti alimentari poi vengono fatti, dice oltre il 60 per cento degli intervistati, con frequenza settimanale. Nonostante tanti cambiamenti però qualcosa rimane immutabile: la spesa continua ad essere donna, sono le signore, oltre il 61 per cento, a decidere cosa e dove comprare.