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 2010  maggio 19 Mercoledì calendario

OGNI ANNO 150 VITTIME NELLE CELLE, TRA SUICIDI E «CAUSE DA ACCERTARE»

L’ultimo caso a Siracura, tre giorni fa, un detenuto si è impiccato in cella. Ventisei suicidi dall’inizio dell’anno, oltre cento (per l’esattezza 105) in diciotto mesi. In media ogni anno muoiono in cella 150 detenuti: un terzo «per cause da accertare» e un altro terzo per suicidi. Molti si saranno tolti la vita «per sofferenze legate a vicende famigliari, a depressione, a fattori imprevedibili - commenta l’Osservatorio sulle morti in carcere - ma almeno qualcuno è stato certamente spinto a togliersi la vita da condizioni detentive divenute insopportabili, tra affollamento e mancanza di personale penitenziario, sia del trattamento che della sorveglianza».
Sono poche le guardie carcerarie e anche gli educatori e gli psicologi. Si calcola che gli psicologi possano dedicare ai detenuti non più di 10 minuti al mese, «in queste condizioni non si può fare prevenzione ai suicidi - commenta Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio - ed è del tutto impossibile offrire il sostegno e l’assistenza ai detenuti».
Oltre 300, calcolano i sindacati delle guardie penitenziarie, i tentativi di suicidi sventati dagli agenti nei primi mesi. «Solo nel 2009 quei poliziotti sono intervenuti salvando la vita a 944 detenuti che avevano tentato di uccidersi e impedendo quasi seimila atti di autolesionismo».
E se aumenta il numero dei detenuti, diminuisce quello delle guardie, «l’organico è fermo al 1992», protesta l’Osapp, quando il numero dei carcerati era circa la metà. Tant’è che il ministro Alfano ha assicurato che saranno assunti altri duemila guardie.
Carceri sovraffollate, inutilmente secondo l’opinione dell’ex presidente della commissione per la riforma del codice penale, Giuseppe Pisapia. «La stragrande maggioranza dei detenuti sconta pene inferiori ai tre anni, più del 50% è in carcerazione preventiva, si tratta dunque di presunti innocenti, solo il 12% è in cella per fatti di criminalità organizzata». Tossici (il 35% del totale), extracomunitari (il 37% è costituito da stranieri) e reclusi per piccole condanne. Ogni anno transitano in media 170mila persone che restano dentro solo tre giorni. Solo una riforma del sistema sanzionatorio, per Pisapia, può risolvere l’emergenza, «occorre diversificare le pene e lasciare il carcere solo per i reati di allarme sociale». Oggi sono circa 11.500 i detenuti che devono scontare ancora meno di un anno di pena, 36mila quelli condannati con pena definitiva, 1.493 hanno avuto l’ergastolo.