ROBERTO GIOVANNINI, MARIA CORBI La Stampa 20/5/2010, pagina 8, 20 maggio 2010
SI’ AL DEMANIO FEDERALE (2
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Umberto Bossi esulta. «Questa è una prima tappa», commenta il leader della Lega, che è felice per il sì dell’Italia dei Valori e l’astensione del Pd. «Quando ci sono cose importanti e sentite dalla gente - spiega Bossi - i partiti si schierano dalla parte della gente. Sono molto contento, oggi il federalismo è partito».
E così, con il voto contrario dell’Api di Rutelli e dell’Udc di Casini, ieri la commissione Bicamerale sul federalismo ha approvato il parere sul decreto per il trasferimento dei beni demaniali. Oggi il provvedimento arriverà al Consiglio dei ministri. Festeggia anche Silvio Berlusconi, secondo cui «il federalismo fiscale sarà lo strumento più efficace di contrasto nei confronti dell’evasione» perché, spiega il presidente del Consiglio, visto che «il contribuente non spedirà più la sua denuncia dei redditi a Roma, ma la consegnerà al Comune di appartenenza, dove le sue reali condizioni di vita e di eventuale benessere saranno ben note a tutti i suoi compaesani». Naturalmente per adesso è stato votato soltanto il primissimo passo della riforma, ovvero la distribuzione tra gli enti locali dei beni un tempo di proprietà statale, e le denunce dei redditi continueranno ad arrivare a Roma. Il prossimo decreto che passerà al vaglio della Bicamerale riguarda la riforma del sistema tributario dei Comuni e la loro autonomia impositiva.
Come detto, il Partito democratico ha deciso di astenersi. Il ”ni” dei Democratici è frutto di un faticoso travaglio che ha visto su sponde opposte il partito del Nord e quello del Sud, guidato da D’Antoni e Fioroni. Con Letta e Franceschini a fare da arbitri per evitare una lacerante spaccatura. «Senza il nostro sforzo – confessa Letta – la posizione prevalente sarebbe stata il no, per la saldatura dei nostri parlamentari del Sud con quelli che ritengono, non a torto, che questa delega sia stata svuotata della parte più corposa, cioè caserme e beni culturali». Ma il pressing dei nordisti ha aiutato lo stato maggiore del Pd a riportare il partito sull’astensione. Scelta però criticata all’assemblea del gruppo dal milanese e veltroniano Emanuele Fiano secondo cui sarebbe stato meglio un sì anche «per non farsi scavalcare da Di Pietro». Il leader dell’Idv aveva definito il Pd come il partito del «né carne né pesce», e addirittura si era presentato in conferenza stampa insieme al ministro leghista Roberto Calderoli annunciando il «punto d’incontro» fra i due partiti. Anche per questo Franceschini dopo il voto in commissione ha voluto parlare a quattr’occhi con Bossi, per poi diramare una dichiarazione di apertura, della serie «con la Lega del federalismo mi interessa dialogare». E con Bossi che faceva ringraziare Franceschini dal nuovo capogruppo Reguzzoni, «per il confronto concreto in commissione e per l’importante voto di astensione».
Il testo uscito dalla bicamerale non contiene sorprese dell’ultim’ora: alla fine la Lega è riuscita a ottenere che i beni del demanio che riguardano i grandi laghi che insistono su più Regioni (è il caso del Lago Maggiore e del Lago di Garda) passino alle Regioni rivierasche che siglino un’intesa. Resta aperto il problema della gestione e della vendita del patrimonio immobiliare trasferito: secondo il ministro dell’Economia Tremonti si dovrà «costituire un apposito fondo finalizzato alla gestione e valorizzazione dei beni». Ed è proprio quello che denunciano i Verdi: secondo il presidente Angelo Bonelli il federalismo demaniale «non è nient’altro che una mega svendita dei beni di stato consentendo una speculazione senza precedenti. I Comuni, infatti nell’80% dei casi saranno costretti alla vendita non solo per ripianare il debito ma anche perché i deficit di comuni, province e Regioni non consentono di sostenere i costi di manutenzione e gestione dei beni».
ROBERTO GIOVANNINI
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Piano casa a Villa Certosa: nuovi bungalow da disseminare nel parco. Berlusconi ha presentato la richiesta alla commissione paesaggistica sarda attraverso la Idra immobiliare spa. Ricordate i bungalow di Noemi e le altre? La famosa festa di Capodanno con nugoli di ragazze con il trolley ospitate nelle casette tra il laghetto e il finto Vesuvio? La domanda sorge spontanea: serviva altro spazio per le feste faraoniche, quelle che nemmeno Michael Jackson ai tempi d’oro? Il concetto dello spazio è relativo evidentemente e i 2700 metri quadrati di superficie i 75 ettari di terreno possono sembrare, una capanna e un giardinetto invece che una sconfinata proprietà.
E così ecco che il piano casa nato per aiutare le famiglie in difficoltà arriva in aiuto di quella del premier. E la domanda di ampliamento da una certezza definitiva alle voci di vendita: manco per niente. Perché separarsi da un gioiello che si è visto crescere? Comprato a fine degli anni ”80 poi allargata nel 2001 con 30 ettari di bosco. Una Disneyland di lusso con 5.000 piante, un lago, 1200 palme, una serra di 900 metri quadrati, un acquario con coralli, spugne e piante; un teatro costruito con 600 tonnellate di granito. E poi piscine, sculture, serra e orto botanico. E naturalmente il vulcano che di notte erutta fuochi d’artificio. Un paradiso miliardo-kitch da girare con le golf car come le foto dei paparazzi ci hanno rivelato. Quelle foto che avevano fatto dire a Berlusconi «Non mi sento più a mio agio in questa casa, la vendo». Difficile separarsi dal suo luogo preferito, il lago delle palme con l’isolotto al centro e la capanna galleggiante con tanto di bar per l’aperitivo. «Quando naviga sul lago a bordo della capannina, il Dottore è felice come un bambino», ha confessato a «Oggi» l’architetto di villa Certosa Gianni Gamondi.
Ma poi arrivò Noemi e soprattutto il suo fidanzato, Gino Flaminio a raccontare le feste di Villa Certosa «Mi ha raccontato che Berlusconi l’aveva trattata bene, a lei e alle amiche. Erano trenta-quaranta ragazze, e alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco». E nel suo bungalow Noemi disse che erano in quattro: lei e l’amica del cuore Roberta oltre alle gemelline meteorine.
E adesso il progetto altri bungalow per gli ospiti, sempre che ci sia il pronunciamento di compatibilità del progetto da parte della commissione paesaggistica regionale. A confermare l’esistenza del progetto e dell’istanza di ampliamento è stato il presidente della commissione, Pinuccio Sciola: «Abbiamo fatto in tempo soltanto a dargli un’occhiata ma il procedimento è in corso, la pratica risale a circa una settimana fa».
E dai verdi parte un esposto all’Unione Europea: «La richiesta di ampliamento di Villa Certosa dimostra che il Piano casa non è altro che l’ennesimo strumento di speculazione edilizia. E per questa ragione noi Verdi presenteremo un esposto all’Unione europea», ha annunciato il presidente nazionale Angelo Bonelli. «Diffidiamo quindi la giunta della regione Sardegna ad autorizzare l’ampliamento di Villa Certosa che sarebbe una deturpazione naturale e paesaggistica». Piano bungalow nella bufera.
MARIA CORBI