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 2010  maggio 20 Giovedì calendario

L’EUROPA IN PERICOLO

«L’euro è in pericolo». Appena due settimane dopo aver avvertito dai banchi del Bundestag che «è in gioco il futuro dell’Europa» Angela Merkel si è ripresentata ieri alla camera bassa del parlamento tedesco, sfoggiando stavolta una retorica più cupa. Difendere la moneta unica «è il nostro compito storico, perché se fallisce l’Euro fallisce l’Europa», ha spiegato la cancelliera davanti i deputati tedeschi convocati per discutere la partecipazione di Berlino allo scudo salva-euro da 750 miliardi. L’attuale crisi è il più grande test che l’Europa affronta «dalla firma dei Trattati di Roma del 1957». Un test «esistenziale», lo definisce, perché in gioco c’è «la preservazione dell’idea dell’Europa».
Rispetto a due settimane fa, però, non è solo cambiata la retorica della cancelliera, ma la sua stessa posizione si è fatta più scomoda. Sul piano interno, anzitutto: in un sondaggio dell’istituto Forsa la sua coalizione di governo (composta dai conservatori della Cdu/Csu e dai liberali) è appena scesa ai minimi degli ultimi dieci anni. Ma anche sul piano internazionale: l’improvvisa decisione tedesca di vietare dalla mezzanotte di ieri al 31 marzo 2011 le vendite allo scoperto sui bond pubblici degli Stati dell’Eurozona, i Cds e le azioni di dieci big del calibro di Deutsche Bank, Commerzbank, Deutsche Börse e Generali Deutschland Holding ha scosso sensibilmente i mercati. La mossa di Berlino, volta a combattere la speculazione, ha avuto come effetto un’ulteriore frenata delle borse europee, che hanno bruciato 144 miliardi di euro. In rosso tutte le principali piazze finanziarie (la maglia nera va a Milano, che perde il 3,45%). Apertura in calo anche per Wall Street, mentre l’euro, dopo aver toccato i minimi degli ultimi quattro anni sul dollaro, si è poi ripreso, chiudendo a quota 1,23 dollari. Il governo tedesco, però, respinge l’accusa di aver introdotto i divieti in modo del tutto inatteso e di aver agito senza coordinarsi coi partner europei: «Crediamo che il momento scelto per questi divieti sia giusto, visto che le misure prese finora non avevano portato a una sufficiente stabilizzazione dei mercati», ha detto Michael Offer, portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. «Si tratta di un primo passo», cui seguirà una legge che conterrà ulteriori divieti, ha aggiunto.
Messa sotto pressione, Frau Merkel, che oggi a Berlino partecipa a una conferenza internazionale sui mercati insieme a Schäuble, al ministro francese delle Finanze Christine Lagarde e al Commissario europeo al mercato interno Michel Barnier, prova a spostare il focus del dibattito in avanti. Il problema, ha spiegato, sta nel fatto che troppi membri dell’Eurozona hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità (anche la Germania, puntualizza, che negli ultimi quarant’anni ha contratto più debiti di quanto sarebbe stato auspicabile). «L’Europa - è il messaggio chiave della cancelliera - ha bisogno di una nuova cultura della stabilità». Per questo bisogna riscrivere le regole del Patto di stabilità e crescita e farlo «non orientandosi ai più deboli, ma ai più forti». Tradotto: servono sanzioni più rigide per i Paesi che violano sistematicamente il Patto, come il congelamento dei Fondi strutturali, il ritiro provvisorio del diritto di voto e, per i casi più estremi, una procedura di insolvenza statale controllata. Tutti esempi che Merkel non cita a caso: sono elencati in un documento in nove punti per stabilizzare l’euro che Schäuble presenterà domani a Bruxelles e che è stato anticipato ieri dall’Handelsblatt. Stando al quotidiano la Germania, oltre a chiedere ai propri partner «un coordinamento economico più forte», propone anche un nuovo compito per la Banca centrale europea: a sorvegliare i bilanci dei Paesi dell’Eurozona dovrebbe essere proprio la Bce, oppure un gruppo di istituti di ricerca indipendenti, pur rispettando «la responsabilità di bilancio dei parlamenti nazionali».