Walter Galbiati, la Repubblica 20/05/2010, 20 maggio 2010
«DERIVATI ITALIANI, BOMBA A OROLOGERIA. I NOSTRI ENTI LOCALI PEGGIO DELLA GRECIA»
«Forse il problema dei derivati in Italia è più grande di quello della Grecia». Le parole, inquietanti, sono del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che ieri ha aperto il dibattimento del processo contro le quattro banche, Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank e Depfa, che hanno venduto al Comune di Milano, prodotti derivati per trasformare il tasso fisso di un prestito da 1,8 miliardi in tasso variabile. «La Grecia - spiega Robledo - è uno Stato e ha portato con sé problematiche strutturali che hanno investito direttamente l´euro e tutti i mercati europei. Per salvarla sono scesi in campo i governi e la Banca centrale europea. In Italia, invece, il caso derivati riguarda comuni, province e Regioni, piccoli enti che uno dopo l´altro, in tempi diversi e con modalità diverse, dovranno affrontare le loro magagne di bilancio. Chi si occuperà di loro?».
Il pericolo in Italia è concreto, ma non attuale. «Si tratta di una, cento, mille bolle che esploderanno da qui ai prossimi 15, 20, 30 anni», sostiene il procurato aggiunto. Secondo le ultime stime del Tesoro, a fine 2009 erano 1.100 i contratti derivati stipulati da circa 700 enti locali, per un importo complessivo di 35,5 miliardi di euro. Qualcuno ha iniziato a mettere in cantiere, là dove possibile, le estinzioni anticipate ma nessuno sa quantificare le potenziali perdite che questi derivati si trascineranno dietro. «I problemi sono solo rimandati nel tempo e si presenteranno uno alla volta». Solo con la Finanziaria 2009 queste operazioni sono state «congelate» di fatto, ammettendo esclusivamente l´eventuale chiusura anticipata di quelle in essere.
Il caso di Milano è esemplare. Alla stipula le banche hanno incassato, secondo l´accusa, commissioni occulte per 100 milioni di euro e, avrebbero esposto il Comune ai rischi del mercato, tralasciando la consulenza tecnica che avrebbero dovuto prestare loro per legge. E se è vero che con la trasformazione dei tassi da fissi a variabili oggi il Comune guadagna tra i 20 e i 30 milioni di euro, è anche vero che con il Credit default swap sottoscritto dalla giunta Moratti, l´ente meneghino è ora esposto a un potenziale buco da 150 milioni di euro. Nel bilancio 2008, il Comune aveva registrato perdite sui tassi per 12 milioni di euro e per compensarle aveva pensato di comportarsi come un assicuratore, vendendo alle stesse banche con cui aveva stipulato i derivati sui tassi una polizza: a fronte di un premio da 14 milioni di euro, utilizzati per tappare il buco, il Comune assicurava le banche contro il rischio di fallimento dello Stato Italiano e delle stesse banche. Ora se una di queste o lo Stato italiano falliscono, il Comune deve pagare all´eventuale curatore ben 150 milioni di euro. Una bomba a orologeria, difficile da disinnescare, ovvero potenziali rischi cui sono esposti più o meno tutti gli enti locali che hanno stipulato derivati sui tassi o Credit default swap.
«I derivati sono strumenti neutri, utili per proteggere chi li stipula dall´andamento dei mercati, ma se vengono usati solo per fare finanza, per tappare buchi di bilancio o per fare profitti diventano tossici», spiega Robledo. Le quattro banche coinvolte a Milano dal canto loro sostengono di non aver commesso nulla di illecito e di aver agito nell´ambito della normativa vigente. Sono talmente convinte della propria estraneità ai fatti che per dimostrare le loro tesi hanno chiamato a testimoniare tra gli 81 testimoni anche i due sindaci, Gabriele Albertini e Letizia Moratti, che hanno avallato le operazioni in derivati e le hanno rinegoziate anno dopo anno. Sul banco degli imputati, invece, siedono 11 dipendenti delle banche, tra i quali cui Gaetano Bassolino (figlio dell´ex governatore della Campania), Tommaso Zibordi e Carlo Arosio (coinvolti anche nel crac Parmalat), Simone Rondelli (indagato nell´inchiesta sulla quotazione di Saras, la società petrolifera della famiglia Moratti), Giorgio Porta (ex direttore generale del Comune), e il consulente Mauro Mauri. Il reato contestato è truffa aggravata e copre un arco di tempo che va dal 2005 al 2008.