Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 20/5/2010;, 20 maggio 2010
MANOVRA: PER FORTUNA CHE CI SONO GLI INVALIDI CIVILI
Diceva l’umorista Arthur Bloch che ”i problemi più complessi hanno soluzioni semplici, facili da comprendere e sbagliate”. E al complesso problema di come risanare i conti pubblici in Italia da dieci anni i politici propongono sempre la stessa (semplice) soluzione: scoprire i falsi invalidi civili e togliere a loro (257 euro al mese) o ai loro accompagnatori (480 euro) la pensione che ricevono dall’Inps. ”Tremonti è favorevole al giro di vite sulle false invalidità civili proposto dalla Lega” scrive il Sole 24 Ore. Non oggi, ma il 26 giugno del 2003. L’anno dopo, 26 luglio 2004, il Corriere della Sera titola ”Pensioni di invalidità nel mirino della Finanziaria 2005”. Sempre loro, sempre troppe, tanto che nel 2005, in agosto, il Cor - r iere annuncia: ”In arrivo una stretta per le pensioni di invalidità” perché, dice il sottosegretario (di allora e di oggi) Giuseppe Vegas ”la Finanziaria deve imbrigliare spesa”. Saltiamo all’estate 2009 ed ecco il Messagge ro che a Ferragosto titola ”Pensioni, giro di vite sull’inva - lidità” e annuncia un’imminen - te rivoluzione a partire da gennaio 2010. E arriviamo alle scorse settimane. Il 15 aprile Il Giornale diretto da Vittorio Feltri inizia a preparare il terreno per la manovra del governo di cui si discute in questi giorni con una inchiesta di Gabriele Villa: ”Truffa invalidità, una su cinque è falsa”. I VERI NUMERI. Eppure, in teoria, dopo un decennio di ”scuri”, ”tagli” e ”strette” non dovrebbe essere rimasto molto. Invece il numero di pensioni di invalidità è continuato a crescere, arrivando a fine 2009 a 2,6 milioni. Mentre i governi promettevano drastici interventi, l’Inps registrava un aumento continuo delle prestazioni agli invalidi civili: almeno il sei per cento all’anno tra il 2005 e il 2008, ”sol - tanto” il 4,5 per cento nel 2009. Risultato: l’impor - to complessivo, in euro, pagato dall’Inps è arrivato nel 2009 a 16 miliardi di euro. Non stupisce quindi che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti voglia recuperare da lì qualche centinaio di milioni per una manovra da almeno 27 miliardi che, almeno ufficialmente, non può prevedere nuove tasse (lo ha assicurato, di nuovo, Silvio Berlusconi ieri: il trucco è che basta tagliare i fondi agli enti locali, poi ci penseranno loro a trovare nuove imposte). ”Non si risparmia sugli invalidi, si possono solo contenere le spese sui falsi invalidi”, ha detto ieri il presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua, offrendo comunque piena collaborazione al governo. Anche se, nota Mastropasqua, ”dopo 30 anni ci sono i primi risultati: il 50 per cento di domande in meno e il 15 per cento delle domande bocciate”. Ma incidere su una spesa così esplicitamente clientelare è difficile per tutti. Lo dimostra la statistica che le pensioni di invalidità servono a comprare consenso e non (soltanto) a sostenere chi ne ha necessità: nel Sud il numero di prestazioni, in rapporto alla popolazione, è del 50 per cento superiore rispetto al Nord. Nel Mezzogiorno e nelle isole ci sono 4,39 pensioni ogni 100 abitanti, al Nord 2,91. Ma non c’è alcuna ragione per ritenere che gli invalidi non siano distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Non è chiaro, quindi, dove il governo troverà davvero i soldi per il risanamento. Ieri Berlusconi ha ribadito che ora ”non è possibile un taglio delle tasse”. E, alla fine, le tasse potrebbero addirittura salire se i tagli di spesa penalizzeranno gli enti locali che saranno costretti ad aumentare le imposte di loro competenza.