Mario Sensini, Corriere della Sera 20/05/2010, 20 maggio 2010
LO STATO «CEDE» TERRENI, SPIAGGE E LAGHI
Ci saranno tempi un po’ più lunghi, ma il federalismo demaniale, con il trasferimento di una parte del patrimonio pubblico agli enti territoriali, sarà più incisivo ed avverrà con più trasparenza e maggiori garanzie per lo Stato e i cittadini. Rispetto al testo originario, infatti, il provvedimento che sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri e subito pubblicato in Gazzetta, conterrà, dopo il parere espresso ieri dal Parlamento, alcune novità sostanziali. A cominciare dal fatto che nella legge sarà scritto nero su bianco il vincolo di destinare alla riduzione del debito i proventi dell’eventuale dismissione dei beni, che potrà avvenire solo dopo la loro valorizzazione e dopo una valutazione di congruità dei prezzi a opera dello Stato.
I beni trasferibili
Sono 9.127 immobili, 9.832 terreni e una settantina di piccoli aeroporti (con un valore di inventario di 3,2 miliardi di euro), che saranno ceduti a titolo "non oneroso" ai Comuni che li chiedono, perché siano valorizzati, ed eventualmente ceduti. Poi ci sono i beni demaniali, ovvero miniere, spiagge, laghi e fiumi, che passeranno a Regioni e Province e potranno essere dati solo in concessione. Il Parlamento ha chiesto e ottenuto che restino allo Stato i fiumi che attraversano più Regioni, a meno di un’intesa tra le stesse, e che alle Province, insieme alle miniere, passino i laghi che si trovano interamente sul loro territorio. Le Province avranno anche una quota dei canoni concessori sul demanio idrico. Altra novità è che i Comuni potranno ricevere con gli immobili anche «mobili e arredi ivi contenuti», nonché le aree portuali dismesse.
I vincoli
Lo Stato resterà comunque proprietario dei parchi nazionali, delle aree protette, dei giacimenti di gas e di petrolio e della rete stradale nazionale. Anche il demanio militare, per ora, non sarà trasferito. Il governo, però, darà un anno di tempo alla Difesa per individuare i beni di cui non ha più bisogno e che potranno essere ceduti in un secondo momento. Dal federalismo demaniale sono esclusi anche i beni della Presidenza della Repubblica, della Camera, del Senato e degli organi costituzionali.
Spiagge, laghi e fiumi potranno essere dati in concessione, ma resteranno indisponibili e non potranno mai essere venduti. Il Parlamento ha chiesto, e il governo ha accettato, due vincoli importanti. La sdemanializzazione, cioè il passaggio al patrimonio disponibile, potrà essere decisa solo dallo Stato, mentre sui beni demaniali non potranno mai essere costituiti «diritti di superficie». Vuol dire, ad esempio, che chi costruisce un ristorante sulla spiaggia avuta in concessione non potrà mai esserne proprietario, né impedire l’accesso all’arenile.
Procedure e tempi
Il calendario si allunga di un paio di mesi rispetto alla tabella di marcia originale. Entro 90 giorni le amministrazioni centrali dovranno indicare i beni in uso che intendono conservare, motivando la richiesta, sulla quale l’Agenzia del Demanio potrà chiedere chiarimenti. Passati altri tre mesi il governo pubblicherà l’elenco dei beni residui, quelli che potranno essere ceduti agli enti territoriali. Dopo 60 giorni questi ultimi dovranno farne richiesta, spiegando a loro volta cosa intendono farne. In caso di utilizzo differente (altra novità) sono previste sanzioni e, al limite, l’intervento del governo con poteri sostitutivi. Ancora due mesi ed arriveranno i decreti per il passaggio di proprietà. Se tutto va bene i primi cespiti saranno ceduti a fine marzo 2011.
Dismissioni e debito
I beni patrimoniali potranno essere venduti (o ceduti a fondi chiusi immobiliari) solo dopo la loro valorizzazione (cambiamenti di destinazione d’uso, bonifiche, ecc.), per impedire speculazioni. I fondi dovranno essere partecipati in prevalenza dagli enti territoriali ed è previsto che possa entrare anche la Cassa Depositi e Prestiti. Il 75% dei proventi della vendita dei beni dovrà essere usato per la riduzione del debito locale (e, se non esiste, alla spesa per investimenti) e per il restante 25% all’abbattimento del debito pubblico nazionale. La dismissione, inoltre, potrà avvenire solo dopo che l’Agenzia del Demanio o del Territorio abbiano accertato la congruità dei prezzi di vendita. Le spese di manutenzione dei beni trasferiti saranno scomputate dal Patto di Stabilità. Mentre i beni che non vuole nessuno, né lo Stato, né gli enti territoriali, torneranno al demanio.
Mario Sensini