Sergio Rizzo, Corriere della Sera 19/05/2010, 19 maggio 2010
« SPESE DEL SENATO A CRESCITA ZERO » EPPURE SI STANZIANO 23 MILIONI IN PI
Come sottrarsi a «un dovere di sobrietà e di rigore che la pubblica opinione ci chiede oggi con forza»? Come non rispondere a «una situazione economico-finanziaria che richiede sacrificio da parte di tutti, istituzioni e rappresentanti del popolo in primo luogo?». Ecco allora che il bilancio di previsione del Senato, «per il secondo anno consecutivo, prevede una crescita della spesa pari a zero». Proprio così ha detto ieri il presidente della Camera alta Renato Schifani, annunciando che il consiglio di presidenza di Palazzo Madama aveva approvato i conti del 2010 accogliendo ebbene sì, la proposta rigorista da lui avanzata: «Zero».
Anche se quello «zero» qualche interrogativo, e nemmeno troppo piccolo, lo suscita eccome. Prima domanda. Perché la «crescita della spesa» è «pari a zero» e il Senato continua a chiedere sempre più soldi al Tesoro? Se la spesa complessiva resterà inchiodata all’identico livello del 2009, vale a dire 594 milioni 500 mila euro, la dotazione ordinaria, vale a dire i denari che il Tesoro (quindi il contribuente) versa nelle casse dell’amministrazione di Palazzo Madama, passa quest’anno da 519 milioni 172.500 euro a 526 milioni 960.500 euro, con un aumento di 7 milioni 788 mila euro. Come si concilia la promessa di tirare la cinghia solennemente fatta dal presidente del Senato con il fatto che questa dotazione crescerà il prossimo anno di altri 8 milioni, raggiungendo 535 milioni di euro, con un aumento di 23 milioni in soli tre anni? Ventitrè milioni: quattro volte quello che si risparmierebbe con il taglio del 5% delle indennità dei parlamentari. Non c’è qualcosa che non torna con la decantata «crescita zero» delle spese, se poi i soldi che tiriamo fuori noi aumentano sempre?
Seconda domanda. Perché si continuano a chiedere più risorse allo Stato nonostante in banca ci sia un mucchio di quattrini accantonati dagli esercizi precedenti? La Camera dei deputati ha da parte circa 300 milioni di euro. Il Senato, 105 milioni. Non si potrebbero utilizzare quelli prima di battere cassa al Tesoro?
Sergio Rizzo