Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 19/05/2010 Claudio Del Frate, Corriere della Sera 19/05/2010, 19 maggio 2010
2 articoli - IN ITALIA L’ELENCO DEI 7 MILA CONTI IN SVIZZERA – Settemilanovantaquattro nomi top secret sono da ieri nelle mani della Guardia di Finanza che dovrà valutare se fra loro si nascondono evasori fiscali, riciclatori o magari esponenti della «cricca»
2 articoli - IN ITALIA L’ELENCO DEI 7 MILA CONTI IN SVIZZERA – Settemilanovantaquattro nomi top secret sono da ieri nelle mani della Guardia di Finanza che dovrà valutare se fra loro si nascondono evasori fiscali, riciclatori o magari esponenti della «cricca». E’ arrivata ieri in Italia la «lista Falciani»: quell’elenco segreto di correntisti della banca inglese Hsbc di Ginevra, sottratto all’istituto di credito da un informatico. E’ l’ultima puntata della spy story che ha appassionato mezza Europa e creato frizioni diplomatiche tra i Paesi interessati al colpaccio del trentottenne italo-francese, fuggito col malloppo: 127 mila schede informatiche di conti correnti «riservati» aperti all’insaputa del fisco di una decina di Paesi. Hervé Falciani, che gestiva il sistema informatico della banca, se ne era impossessato ed era scappato a Beirut tentando di vendere quei dati prima alla concorrenza, poi al fisco tedesco. Gratis glieli ha invece strappati l’autorità giudiziaria francese che lo ha arrestato, mentre a Nizza si rifugiava presso alcuni parenti. E, a dispetto delle proteste della Svizzera, gelosa custode di segreti bancari anche inconfessabili, il procuratore francese Eric De Montgolfier ha deciso di lavorarci su, in nome di «questioni di interesse nazionale», sfruttando una riserva contenuta negli accordi internazionali sulla lotta all’evasione fiscale ed alla criminalità internazionale. E anche di concederle ai colleghi che ne facevano richiesta, come il procuratore di Torino, Giancarlo Caselli che li riceverà per rogatoria. Intanto però la Guardia di Finanza li ha già avuti, in virtù degli ottimi rapporti intessuti con i colleghi d’Oltralpe nell’ambito della collaborazione internazionale nella lotta all’evasione. Ma chi c’è nella lista? I conti sono relativi al 2007 e nascondono molte sorprese. C’è chi parla di imprenditori. Chi di vip e personaggi dello spettacolo. Chi ipotizza la presenza di personaggi della politica. Ieri, nell’infuriare della bufera sull’inchiesta Grandi Appalti, si rincorrevano voci sulla presenza di esponenti della «cricca» di Diego Anemone e Angelo Balducci. Boatos. Non è ancora iniziata la grande scrematura. E le Fiamme gialle dovranno fare un focus per ogni personaggio. Non è più reato detenere un conto corrente in una banca estera, purché lo si dichiari al Fisco. Occorrerà quindi individuare se fra i tanti che avevano il conto svizzero per motivi di lavoro, o magari per celare ai congiunti parte dei propri introiti (motivi entrambi legali), ce ne siano altri che lo hanno fatto per non pagare le tasse o per nascondere giri di denaro sporco. Gli investigatori si aspettano molto soprattutto dall’analisi dei movimenti bancari. I nomi dei sospetti evasori verranno girati all’Agenzia delle entrate per gli accertamenti. C’è già chi invita alla trasparenza immediata. «Ora si rendano pubblici i nomi dei correntisti italiani», dichiara Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio sociale. A suo giudizio «andrebbero soprattutto dissipati i timori e le indiscrezioni secondo le quali, tra i correntisti finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, vi siano manager di aziende pubbliche italiane». Intanto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, nei giorni scorsi ha fatto sapere che «con l’inversione dell’onere della prova sarà il contribuente a dover eventualmente dimostrare» che i capitali detenuti all’estero «non sono frutto di evasione». La caccia all’evasore è aperta. Virginia Piccolillo «MA E’ SOLTANTO UNA LISTA DI NOMI, BERNA NON VIOLERA’ MAI IL SEGRETO» – La partita per la «lista dei 10 mila», la parte dei dati informatici sottratta alla filiale ginevrina della Hsbc e che contiene l’elenco dei clienti italiani della banca, è appena cominciata. La procura di Torino ha chiesto di acquisire quell’elenco, si suppone di contribuenti infedeli con il fisco ed esportatori di capitali e la lista sarebbe arrivata proprio ieri in Italia. Ma la Svizzera fa sapere che non offrirà alcun tipo di assistenza giudiziaria e diplomatica per indagare su quei 10 mila nomi che scottano. Secondo le autorità elvetiche i dati sono provento di un reato e dunque uno Stato che si rispetti li dovrebbe cestinare. Hervé Falciani, l’esperto informatico che ha «clonato» e sottratto i nomi di tutti i correntisti della Hsbc di Ginevra adesso vive sotto scorta a Nizza; le magistratura francese ha per prima fatto suoi quei file segreti e proprio alla procura di Nizza si è rivolta quella di Torino per sapere chi sono gli italiani che nascondono i risparmi nel forziere ginevrino. Alcune settimane fa la presidente della Confederazione Elvetica Doris Leuthard aveva definito «scabroso l’utilizzo di dati illegali da parte di uno Stato di diritto. Quando un governo paga per ottenere informazioni tra l’altro di dubbia provenienza, non merita fiducia». A rincarare la dose e a tarpare le ali all’inchiesta torinese arrivano ora le parole di Fulvio Pelli, presidente del partito liberale radicale elvetico: «I dati presi da Falciani alla Hsbc - spiega Pelli - non permettono di appurare quel che i clienti hanno sui loro conti: è un mero elenco di nominativi ma non è dato sapere se quelle persone possiedono un franco o un milione di franchi, se la provenienza dei soldi è lecita o no». A questo punto cosa potrebbe dunque accadere? «Se l’Italia ottiene i dati dalla Francia - questo lo scenario tracciato dal politico elvetico - il problema non è nostro. Ma a quel punto gli inquirenti per indagare hanno due possibilità: o chiedono chiarimenti ai titolari stessi dei conti, oppure devono sollecitare informazioni alla banca attraverso le autorità svizzere. Spiacente, ma da noi quelle informazioni non le avranno: se cominciamo a lavorare con i proventi di un reato viene svilito il ruolo degli Stati». In sostanza, se la procura dovesse bussare alla porta di Ginevra e della Hsbc si sentirebbe rispondere picche. Hervé Falciani, nel frattempo, si dice tranquillo e dichiara di aver fatto quel che ha fatto solo per sfidare il sistema: «Aiuto gli investigatori francesi a capire cosa c’è dietro la Hsbc, ho già scritto una specie di codice per decrittare il database perché non c’è nessuna tracciabilità dei capitali». Una versione magari veritiera, sicuramente romanzesca. E ad avvicinare questa storia a una fiction c’è un altro particolare che trapela, questa volta dall’Italia. Perché è proprio la procura di Torino a interessarsi del «dossier Falciani»? Secondo un’indiscrezione il nesso sarebbe da ricercare in un fatto di cronaca nera, seppur d’alto bordo: il delitto Stroppiana. Nel maggio del 1996 nel capoluogo piemontese scompare un donna, Marina Di Modica. Per quel caso viene condannato nel 2008 per omicidio Paolo Stroppiana, filatelico della Bolaffi, nonostante una sua amica, la nobildonna Beatrice Della Croce di Loyola, gli avesse fornito un alibi. Nel corso dell’indagine i pmdi Torino intercettano una mail che Beatrice Della Croce invia a un banchiere elvetico: «Lunedì sono in Svizzera, devo prelevare un diecimila per pagare l’avvocato». Quei soldi sono depositati guarda caso su un conto della Hsbc di Ginevra, la stessa da cui Falciani sottrarrà i file e quella mail sarebbe stata «pista» da seguire per individuare altri evasori ed esportatori di capitali. Magari non è così, ma il mistero resta. Claudio Del Frate