varie, 19 maggio 2010
IL DDL SULLE INTERCETTAZIONI ”
LA CRONACA
L’11 maggio 2010 è iniziato, presso la Commissione Giustizia del Senato, l’esame del disegno di legge (ddl) sulle intercettazioni presentato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano e già approvato dalla Camera dei Deputati l’11 giugno 2009.
Il primo passo in commissione Giustizia lunedì 17 maggio 2010, in una seduta notturna a palazzo Madama. Alle 22, dopo un braccio di ferro durato per tre sedute [???], è stato votato uno degli emendamenti cardine del ddl (quello che prevede che per intercettare debbano sussistere «gravi indizi di reato» e che le intercettazioni siano assolutamente indispensabili ai fini della prosecuzione delle indagini).
Martedì 18 maggio un’altra seduta notturna, durata fino alle 3 e 20, ha dato il via libera alle sanzioni per editori e giornalisti a seguito della pubblicazione arbitraria di indagini e intercettazioni [???] prima dell’udienza preliminare (con la bocciatura degli emendamenti soppressivi presentati dalle opposizioni). Filippo Berselli, presidente della commissione, dichiara all’uscita: «Prima mi libero di questo provvedimento, meglio sto, perché la commissione Giustizia è paralizzata» (l.mi., la Repubblica 19/5/2010).
La commissione Giustizia del Senato a oggi [19 maggio 2010 ore 19.34] non ha concluso l’esame del ddl. Il Pd aveva promesso un’«opposizione ad oltranza» e così è stato. La commissione è riconvocata per le 21 di questa sera (19 maggio). Per il presidente della commissione Filippo Berselli «si può concludere anche questa sera, siamo a buon punto, mancano una trentina di emendamenti». Felice Casson, vicepresidente dei senatori del Pd e membro della commissione: «Vedremo se si finirà stasera. Berselli è un anno che dice finiamo oggi e, appunto, è passato un anno».
IL DISEGNO DI LEGGE
Il ddl va a modificare l’articolo 266 del codice di procedura penale, quello che regola, nel diritto processuale, le intercettazioni come mezzo di ricerca della prova.
Il testo al vaglio comprende i dodici emendamenti depositati in Commissione Giustizia il 20 aprile 2010, che hanno modificato il ddl originale per accogliere alcune istanze dei magistrati (come quello sulla durata del permesso di intercettazione, che era stata limitata a 60 giorni, mentre ora la proposta ne prevede 75).
COSA CAMBIA NELL’ART. 266 CON IL DDL
Il ddl [va] cambia nella pratica il lavoro di tre categorie (quelle che si sono mosse a protesta):
1 magistrati;
2 giornalisti ed editori;
3 scrittori di blog online.
I principali cambiamenti che riguardano i MAGISTRATI:
• I tempi delle intercettazioni: la nuova legge metterà un limite di tempo al numero di giorni in cui si potranno effettuare, con annesse proroghe qualora emergano nuovi elementi (75 giorni al massimo, cioè 30 + 15 + 15 + 15. Per reati di terrorismo, mafia o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20).
• Le modalità di autorizzazione delle intercettazioni: saranno tre giudici e non più uno a decidere se concederle.
• Le intercettazioni di un’indagine non potranno essere usate per altri procedimenti (la regola non varrà per mafia e terrorismo).
• L’indagato potrà essere intercettato solo sulle sue utenze e su quelle che hanno «un rapporto oggettivamente collegabile alla (presunta) attività criminosa».
I principali cambiamenti che riguardano i GIORNALISTI e gli EDITORI:
• Si legge nel ddl: «Il Garante può prescrivere, quale misura necessaria a tutela dell’interessato, la pubblicazione o diffusione in una o più testate della decisione che accerta la violazione, per intero o per estratto, ovvero di una dichiarazione riassuntiva della medesima violazione». Così chi pubblicherà atti di un procedimento di cui sia vietata la divulgazione rischia l’arresto fino a due mesi o l’ammenda dai 2 a 10 mila euro. In caso di intercettazioni la condanna aumenta: carcere fino a due mesi e l’ammenda da 4 a 20 mila euro. In caso di atti secretati la condanna arriva a 6 anni. Oltre all’arresto fino a due mesi, i cronisti rischiano il carcere fino a 4 anni se registrano conversazioni senza avvertire l’interessato. Riformulata in emendamento la norma che vieta le inchieste con telecamera nascosta. Si punirà la registrazione solo «qualora se ne faccia un uso illecito». Gli editori dei giornali saranno ritenuti corresponsabili dei giornalisti e, in caso di pubblicazione di intercettazioni, pagheranno ammende da 65.000 a 465.000 euro.
I principali cambiamenti che riguardano i BLOGGER:
• Il testo introduce nel nostro Ordinamento l’obbligo di rettifica di qualsiasi articolo, su richiesta della persona offesa entro 48 ore, non solo sui giornali cartacei ma anche online e sulle pubblicazioni non periodiche in Internet. Sanzione pecuniaria: da 7.500 a 12.000 euro se la rettifica tarda o non viene pubblicata.
COSA NON CAMBIA
Non cambia la lista dei reati per i quali sono previste le intercettazioni:
a) delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’art. 4;
b) delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’art. 4;
c) delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope;
d) delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive;
e) delitti di contrabbando;
f) reati di ingiuria (594 c.p.), minaccia (612 c.p.), molestia o disturbo alle persone (660 c.p.) col mezzo del telefono.
g) delitti previsti dall’articolo 600-ter (pornografia minorile), terzo comma, del codice penale.
LEGGE-BAVAGLIO
Il disegno di legge è stato ribattezzato legge-bavaglio dagli oppositori, tra le cui fila ci sono membri della minoranza del governo, giornalisti, editori e magistrati. Il loro pensiero comune è che siano a rischio libertà sancite dalla Costituzione come quella di manifestazione del pensiero e il diritto dei cittadini a essere informati.
partita dal web la mobilitazione contro il ddl Alfano sulle intercettazioni, con una lettera inviata ai membri della commissione Giustizia del Senato. Affinché, si legge, non approvino un provvedimento che «scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale» e che imporrebbe «un pericoloso regime di opacità e segreto». Alla lettera si è unito un appello chiamato «La libertà è partecipazione informata», cui hanno aderito 100.000 cittadini e, tra gli altri, il giurista Stefano Rodotà (anche Frammento 210310), i giornalisti Marco Travaglio, Pino Corrias, Peter Gomez e il direttore editoriale di Chiarelettere Lorenzo Fazio. E ancora: Articolo 21, Valigia Blu, Festival Internazionale del Giornalismo, Usigrai, Current Tv, Partito Pirata, Unione degli Studenti, Linux Club Italia, Wikimedia Italia, Binario Etico, Netleft, Liber Liber. Tra le sottoscrizioni quella di Valerio Onida, presidente dell’associazione dei Costituzionalisti Italiani. Molte le associazioni: Libertà e Giustizia, Italia Futura, Associazione Nazionale Magistrati, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Federazione Italiana Editori Giornali, Associazione Italiana Editori, Sindacato Italiano Lavoratori Polizia.
IL MONDO DELL’EDITORIA
Gli editori sono scesi in campo contro il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche per iniziativa di Stefano Mauri, presidente del gruppo Gems, e di Giuseppe Laterza sabato 15 maggio 2010 al Salone del libro di Torino. «Con una classe politica che fa quadrato attorno agli indagati’ ha detto Mauri – immaginate un mondo dove non si possano conoscere i motivi delle indagini in corso». Il disegno di legge così com’è, ha aggiunto Giuseppe Laterza, «penalizza non soltanto i cittadini e i giornalisti ma anche gli editori che pubblicano libri d’inchiesta». L’appello «per la libertà di stampa e i libri» attacca una «legge che rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione: quello di informazione e critica. Ci riferiamo in particolare’ è scritto nel documento – alle disposizioni attualmente vigenti in merito alla possibilità di pubblicare una sintesi degli atti giudiziari (che siano intercettazioni o interrogatori o qualunque altro documento) non più coperti da segreto prima della conclusione dell’udienza preliminare». Viene poi ricordato il caso Scajola: «Se la legge fosse approvata, oggi probabilmente l’opinione pubblica italiana nulla saprebbe della vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Scajola». E si lancia l’allarme anche contro l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie: fino a 20.000 euro per i giornalisti e fino a 465.000 euro per gli editori. Nel giro di poche ore accanto a quelle di Stefano Mauri, Alessandro e Giuseppe Laterza, sono arrivate tre le altre le adesioni di Carlo Feltrinelli, Paolo Mieli, presidente della Rcs Libri, Luigi Brioschi, direttore della Longanesi, Marco Cassini (minimum fax), Carmine Donzelli, Sandro Ferri e Sandra Ozzola (e/o), Elido Fazi, Lorenzo Fazio (Chiarelettere), Renata Gorgani (il Castoro), Bruno Mari (Giunti), Antonio Sellerio, Federico Motta (Dino Messina, Corriere della Sera 16/5/2010).
L’appello di Mauri e Laterza divide. Dopo la presa di posizione dei dirigenti del gruppo Mondadori, che l’hanno definito un’operazione di «marketing editoriale» (così Ernesto Franco dell’Einaudi ieri sul «Corriere») o di «business», tesa a «portarci via alcuni autori di successo» (così Riccardo Cavallero della Mondadori sulla «Stampa»), il 17 maggio è intervenuto Marco Polillo, presidente dell’Aie, l’associazione degli editori che già giovedì aveva espresso una dura posizione sul disegno di legge Alfano: «Credo che Mauri e Laterza abbiano sbagliato modalità di tempo e luogo per lanciare un appello che ha posto l’Aie in una posizione difficile di fronte ai suoi quattrocento associati. C’è stata malizia in un’operazione che mette alcuni in una luce positiva e altri in una luce negativa».
I dirigenti Mondadori hanno detto di riconoscersi nelle posizioni dell’Aie (Dino Messina, Corriere della Sera 18/05/2010).
LE CRITICHE DEI GIORNALISTI
«Le novità principali della nuova legge in gestazione sono, per i giornali, queste:
1) fino all’udienza preliminare si può scrivere solo ciò che è contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, nella quale non possono essere inserite le intercettazioni;
2) dopo il rinvio a giudizio o il proscioglimento il giornalista può scrivere delle intercettazioni ma solo per riassunto, senza virgolettati;
3) delle trascrizioni integrali si potrà avere notizia solo durante il processo pubblico;
4) anche gli editori saranno considerati responsabili, e questo comporta che un editore, a seconda del proprio bilancio e del proprio interesse, potrà decidere se gli conviene far pubblicare una notizia oppure no. Insomma decide l’editore, non il direttore del giornale[...] non c’è dubbio che se passa questa legge potremo scrivere che tizio è stato arrestato per il tale reato, ma non in base a quali indizi (per quattro quinti, infatti, le indagini ormai sono fatte con le intercettazioni). [...] Si obietta che all’estero (in Francia e in America, ad esempio) la pubblicazione delle intercettazioni è sempre stata vietata. vero. Ma è anche vero che in quei Paesi i processi pubblici cominciano in tre mesi, non in tre anni come da noi» (Michele Brambilla, La Stampa 28/4/2010).
ESEMPIO: « Se fosse legge la proposta del ministro Alfano sulle intercettazioni, gli italiani nulla saprebbero ancora della casa di Scajola. E nulla gli italiani ancora saprebbero perché nulla i giornali avrebbero potuto scriverne in questi 12 giorni, e ancora fino a chissà quanti altri mesi» (Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 05/05/2010).
Il Consiglio della Federazione Nazionale della Stampa si è riunito martedì 18 maggio 2010 in seduta straordinaria a Milano, programmando una serie di iniziative immediate e diffuse nelle regioni e all’interno delle redazioni dei giornali, fino a prevedere lo sciopero nazionale da attuare nel momento più opportuno in relazione all’iter legislativo del ddl. stato, inoltre, dato incarico ai legali della Fnsi di preparare il ricorso alla Corte di Giustizia europea per i diritti dell’uomo da depositare un minuto dopo l’eventuale promulgazione della legge.
LE CRITICHE DEI MAGISTRATI
«"Distruttivo". "Eccessivo". Il Csm boccia il ddl sulle intercettazioni: il progetto della maggioranza "distrugge" questo strumento investigativo. Non usa mezzi termini il vicepresidente Nicola Mancino. Nel dibattito sul par[a]re del Consiglio Superiore della Magistratura vota come la maggioranza dei componenti. Contrari solo i membri laici designati dal Pdl. Due gli astenuti. Il parere finale è fortemente negativo» (Emanuele Rossi, Panorama 17/2/2009).
Per il pm antimafia della Procura di Palermo Antonio Ingroia il ddl intercettazioni è un «testo incostituzionale». In una intervista rilasciata a Repubblica il pm spiega che nel testo «quello che è uscito dalla porta è rientrato dalla finestra». «Da una parte vengono meno le disposizioni più clamorose - osserva il pm - che non consentivano neppure di utilizzare lo strumento delle intercettazioni fino ad annullarlo del tutto. Sopratutto la previsione più rozza, richiedere gli indizi di colpevolezza per disporle al posto degli indizi di reato. Ma dall’altra, se si legge con attenzione il testo, si scopre che quello che è uscito dalla porta è rientrato dalla finestra».
SPIEGA BENE LE RAGIONI DELL’OPPOSIZIONE DEI MAGISTRATI IL GIP DI FIRENZE ROSARIO LUPO, che per oltre due anni ha autorizzato le intercettazioni dalle quali è scaturita l´inchiesta sui Grandi Eventi (che poi, tra l´altro, ha "generato" il caso-Scajola). Quando lavorava a Milano, prosciolse Berlusconi per il lodo Mondadori.
Dottor Lupo, con le nuove norme sulle intercettazioni ci sarebbe stata questa inchiesta?
«No. E, al di là dei nomi altisonanti le cui responsabilità dovranno essere vagliate, sta di fatto che l´inchiesta, condotta nel pieno rispetto delle riservatezza, ha portato alla luce un sistema quanto meno discutibile».
Che cosa non va nella nuova legge?
«La limitazione temporale delle intercettazioni. Un massimo di 60 giorni non prorogabili. Così, se l´ultimo giorno utile veniamo a sapere che l´indomani sarà indicato il luogo per la cessione di un carico di droga, saremo comunque costretti a interrompere le intercettazioni. Si rischiano effetti inaccettabili non per i giudici, ma per l´opinione pubblica e per le persone offese. Altra cosa incomprensibile sono i limiti sui tabulati telefonici. Qui non è in discussione l´articolo 15 della Costituzione che tutela la segretezza della comunicazioni. I limiti all´acquisizione dei tabulati costituiranno un grande vulnus alle investigazioni».
A proposito dell´articolo 15, è stato più volte ripetuto che le nuove norme intendono tutelare la riservatezza delle comunicazioni.
«Si tratta di un diritto a tutela del quale è prevista una doppia riserva di legge e di giurisdizione; ma altri diritti sono costituzionalmente garantiti e non sembra che questa riforma si ispiri a un adeguato bilanciamento fra gli uni e gli altri. L´articolo 13 stabilisce che la libertà personale è inviolabile. E la libertà è un bene più importante della riservatezza. E così pure il principio di non colpevolezza. Però uno può rimanere in galera per un anno prima della richiesta di rinvio a giudizio, ma non può essere intercettato per più di qualche settimana. E l´interesse pubblico all´accertamento dei reati non è forse un diritto? Forse si possono regolare meglio le intercettazioni. Può darsi, a mio giudizio in casi rari, che qualche magistrato ne abbia fatto cattivo uso, ma se un chirurgo usa male il bisturi non si chiudono le sale operatorie, si caccia il chirurgo».
Fra le novità vi è quella che affida non più a un gip ma al tribunale del capoluogo la decisione sulle intercettazioni.
« uno degli aspetti più incomprensibili. Se penso che non abbiamo i soldi per la benzina, mi fa un po´ sorridere che furgoni di carte facciano la spola da una città all´altra. Temo che questa riforma avrà ricadute enormi sull´organizzazione dei tribunali, e così andrà a farsi benedire pure il diritto costituzionale all’efficienza della pubblica amministrazione. Prevedo inoltre che saranno scoperti meno reati anche di grande allarme sociale».
E del silenzio imposto alla stampa che pensa?
«Esiste l’articolo 21 della Costituzione, che sancisce il diritto di informare, ma soprattutto di essere informati, pilastro di qualunque sistema democratico» (Franca Selvatici, la Repubblica 16/5/2010).
LE INTERCETTAZIONI ALL’ESTERO
Renato Brunetta: «Basterebbe fare come fanno in Europa. Convergere con la regolazione europea». Che è simile a quella italiana. «Ma in Gran Bretagna le informazioni ottenute con le intercettazioni non hanno valore probatorio. In Germania e in Spagna la legge e la giurisprudenza impongono, e non soltanto in teoria, di accertare se esistano altri strumenti meno invasivi per conseguire lo stesso risultato. E comunque in nessun Paese europeo la vita privata è finita sui giornali com’è accaduto in Italia» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 14/3/2010).
LE INTERCETTAZIONI NEGLI USA
Per la sinistra Usa, la violazione della privacy è una specie di tabù da qualche decennio. La rivelazione di attività di spionaggio sui movimenti politici negli anni Settanta e i sospetti di abusi dei diritti civili degli americani nell’era di Richard Nixon e del Watergate provocarono una serie di violente polemiche. Il clima di dissenso innescò una stagione di riforme che limitarono le attività della Nsa, la più grande e segreta delle agenzie di spionaggio americane, al di fuori dei confini nazionali. Negli Stati Uniti l’agenzia può spiare soltanto persone sospettate di essere «agenti di una potenza straniera» e solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione di una speciale corte, la Foreign Intelligence Surveillance Court.
L’11 settembre ha convinto il presidente Bush a rompere con il passato autorizzando lo spionaggio interno, nel nome della sicurezza nazionale.
Le norme del 2008 allargano così le possibilità di «ascoltare» le conversazioni telefoniche degli americani sia all’interno dei confini nazionali che fuori riducendo tra l’altro il ruolo della corte speciale. Il testo rivede le regole fissate sin dal 1978 dopo il Watergate. I poteri del governo in tema di intercettazioni sono stati potenziati, consentendo intercettazioni su cittadini non americani per un arco di sette giorni, anche senza autorizzazione del tribunale in casi estrema necessità e nel nome della sicurezza nazionale. Più facile intercettare, quindi. Ma mai, mai e poi mai, un’intercettazione negli Stati Uniti verrebbe fuori. Mai una che non sia attinente a un grave fatto, non certamente ai gusti personali, femminili o maschili di un personaggio dell’Amministrazione. Anche questa è la differenza. Forse la più grande. la civiltà, l’idea che lo Stato può anche controllarti, ma non va a raccontare i fatti tuoi ovunque (Giuseppe De Bellis, l’Occidentale 14/7/2008).
Le pubblicazioni
IN GRAN BRETAGNA
In Inghilterra le intercettazioni sono disposte dal Ministro dell’Interno, possono essere effettuate solo dai servizi segreti e conservate per il tempo strettamente necessario ai fini per i quali sono state disposte, non possono essere utilizzate come prova nei processi e sono sottoposte al controllo di un organo di garanzia (Commissioner).
FRANCIA
Nell’ambito giudiziario non è prevista alcuna regolamentazione specifica e ci si è basati unicamente sull’art. 81 del codice di procedura penale che tratta dei poteri del giudice istruttore. Ma la Francia è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per un eccesso di abusi in materia di intercettazioni. A seguito di tale condanna il legislatore ha provveduto ad inserire nella legge n. 91-646 del 10 luglio 1991 gli articoli da 100 a 107del codice di procedura penale, debitamente modificato dalla suddetta legge.
Il potere di intercettazione è conferito esclusivamente al giudice istruttore che vi ricorrerà solo in occasione di crimini che prevedono una detenzione non inferiore a due anni e quando esse siano ritenute necessarie allo svolgimento delle indagini.
Durata di intercettazione: non superiore a quattro mesi ma tale decisione può essere rinnovata per altri quattro mesi alle stesse condizione di contenuto e di tempo.
La trascrizione delle registrazioni deve essere limitata esclusivamente alle parti ritenute utili alle indagini.
Esiste la disposizione della distruzione delle registrazioni su ordine del Procuratore della Repubblica, alla scadenza del termine previsto.
Limiti di applicazione delle intercettazioni: ad esempio, non possono essere registrate le conversazioni di un parlamentare senza che il giudice istruttore abbia informato il Presidente dell’Assemblea di appartenenza.
Limite al numero di intercettazioni che possono essere attive simultaneamente: circa 1.600 quelle giudiziarie, 5.000 quelle preventive. Anche il sistema tedesco è assimilabile a quelli italiano e francese.
LE OPINIONI DEI POLITICI
Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei Valori: «con il ddl intercettazioni il Governo aiuterà i terroristi a farla franca».
Giorgio Napolitano quando convocò al Quirinale Alfano il 3 luglio 2009 (dopo la fiducia alla Camera che aveva licenziato il testo tre settimane prima): «Questa legge, così com´è, non va. Va modificata nel corso dell´esame a Palazzo Madama» (l.mi., la Repubblica 19/5/2010).
Daniela Santanché nel corso della trasmissione Mattino Cinque: «Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? un abuso».
La Lega tace (la Repubblica 17/5/2010).
Gli esponenti del Pd e dell’Idv intervengono più volte in commissione Giustizia sui singoli emendamenti: «La vera vergogna - spiega il senatore del Pd Felice Casson - è che vengono respinte tutte le nostre proposte di modifica. La maggior parte delle quali punta a migliorare il provvedimento in maniera sensibile visto che si tratta di un ddl scritto male e lacunoso. Ora, ad esempio, hanno appena finito di bocciare tutti gli emendamenti che avevamo presentato per quanto riguarda la tutela alla riservatezza dei dati relativi al traffico telefonico. un’assurdità, ma la maggioranza non vuole ascoltare niente e nessuno».
********** AGGIORNAMENTI ***********
26/05/2010
Il ddl intercettazioni inizierà la sua corsa lunedì 31 maggio. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le 19 di venerdì 28 maggio. Un iter che non dovrebbe prevedere il ricorso al voto di fiducia: "Non c’è ragione di metterla" dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Durissima l’opposizione di Pd e Idv al calendario deciso dalla maggioranza. Moltissimi senatori del Pd (oltre 80) sono intervenuti in Aula contro il provvedimento e "l’urgenza con cui la maggioranza vuole farlo approvare dall’Aula". I senatori dell’Idv, inoltre, hanno attaccato sulle giacche un biglietto con la scritta "No al bavaglio". Respinta, inoltre, la proposta dell’opposizione di lavorare in aula in Senato anche nella giornata festiva del 2 giugno, fatta eccezione per l’orario della parata ai Fori Imperiali (la Repubblica 26/5/2010).
01/06/2010
Il testo, dalla Commisione è arrivato in Senato. Il presidente Schifani ha però rinviato in Commissione Giustizia alcuni emendamenti presentati sia dalla maggioranza sia dall’opposizione. «Da presidente del Senato ho sempre cercato sul tema delle intercettazioni di favorire al massimo i momenti di dibattito e di approfondimento. E ritengo dnque - ha detto Schifani - che un ulteriore approfondimento in Commissione su alcuni temi possa costituire un elemento utile per cercare una mediazione». A chiedere di far tornare il testo in Commissione erano stati i presidenti dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, dell’Udc Giampiero D’Alia e dell’Idv Felice Belisario.
LA POLEMICA DI FINI: «Ho dubbi sul testo al senato del ddl sulle intercettazioni, è opportuno che il Parlamento rifletta ancora su questo testo». «Mi inquieta un po’ - ha aggiunto Gianfranco Fini - anche il limite di tempo. Io non so se i 75 giorni sono un numero giusto o sbagliato: ma se si capisce che il giorno successivo al 75/o accade qualcosa non si può continuare?». Per il presidente della Camera «non si può perciò usare la mannaia». Per questo Fini auspica «che il dibattito affronti queste questioni che non sono state valutate bene specialmente dalla maggioranza. Se i deputati alla Camera lo riterranno necessario si potrà intervenire» (Antonella Rampino, La Stampa 1/6/2010).
3/6/2010 (sui giornali del 4)
Terza riscrittura degli emendamenti
Dal Corriere della Sera del 5/6/2010: Le modifiche al disegno di legge
GLI ATTI. Prima: La commissione Giustizia aveva stabilito che nessun atto d’indagine potesse essere pubblicato fino al rinvio a giudizio dell’indagato. Fino a 2 mesi di carcere e 10 mila euro di ammenda per chi non avesse rispettato la norma. Adesso: Emendamenti della maggioranza hanno ora reintrodotto la possibilità di pubblicare «per riassunto» gli atti giudiziari prima dell’udienza preliminare e il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare dopo che l’interessato ne è stato informato.
IL LIMITE. Prima: Le intercettazioni possono durare per un massimo di 75 giorni, con l’eccezione di mafia e terrorismo. Adesso: Un emendamento che sarà presentato in Senato prevede ora la possibilità, dietro motivate richieste del pm, di più slittamenti successivi di 48 ore rispetto ai 75 giorni previsti. La richiesta va motivata su elementi diversi da quelli ricavabili dai primi ascolti.
GLI EDITORI. Prima: Nel testo della Camera le sanzioni agli editori che pubblicavano gli atti giudiziari prima dell’udienza preliminare andavano dalle «250 alle 300 quote» (le sanzioni alle società si applicano per quote in un numero non inferiore a cento né superiore a mille). Adesso: Sanzioni più lievi: da 25.800 euro a 309.800 euro. Le quote che dovranno essere pagate dagli editori andranno dalle «100 alle 200» e ogni quota può oscillare dai 258 fino ai 1.500 euro.
I PROCESSI. Prima: La norma transitoria introdotta al Senato rendeva applicabile i limiti alle intercettazioni anche ai processi in corso. stata giudicata un cambio delle regole in corso d’opera per i presupposti (gravi indizi di reato) necessari all’avvio degli ascolti. Adesso: resterebbero valide le intercettazioni fatte per i procedimenti giudiziari anteriori all’entrata in vigore della legge. Ai procedienti in corso si appplica però il limite dei 75 giorni con poroghe.
GLI 007: Prima: Il governo aveva presentato un emendamento sull’opponibilità del segreto di Stato che di fatto vietava le intercettazioni quando alle conversazioni sotto ascolto avesse partecipato un agente dei servizi di sicurezza in servizio. Adesso: Ieri (il 4/6) il governo ha deciso lo stralcio dell’emendamento sugli 007. Per il sottosegretario Gianni Letta questo «consentirà di affrontare il problema in un quadro più ampio e sulla base delle conclusioni che verranno dalla Commissione per il segreto di Stato».
4/6/2010
«La norma che impone ai pm di comunicare al governo entro 5 giorni l’avvenuto ascolto delle comunicazioni di servizio degli 007, e che nell’ultima versione presentata al Senato ridefinisce i confini del segreto di Stato, verrà stralciata dalla legge sulle intercettazioni. La riscrittura dell’articolo 28 della legge 124 (la riforma dei servizi approvata all’unanimità nella scorsa legislatura) sarà "eventualmente" fatta confluire in un altro disegno di legge che regolerà anche la pubblicazione degli atti segreti allo scadere del 30° anno, il reclutamento degli agenti e altre questioni lasciate in sospeso in materia di intelligence [...]» (Dino Martirano, Corriere 5/6).
7/6/2010
Pacchetto di nove emendamenti presentato dal Pdl. Tornano pesanti sanzioni (fino a 464.700 euro) per gli editori che pubblicano intercettazioni non attinenti al processo e per questo destinate alla distruzione; rafforzato il meccanismo che porta all’inutilizzabilità delle intercettazioni se il pm procede per un fatto che poi risulterà diverso al processo; stabilita una vacatio legis lunga che renderà la legge inapplicabile nel suo primo mese di vita. (Dino Martirano, Corriere 8/6).