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 2010  maggio 20 Giovedì calendario

RIVOLUZIONE LUMINOSA


Luci d’atmosfera, luci discrete. Pensate per avvolgere, accogliere, sedurre. Luci che tra non molto saranno solo un ricordo. Perché sono (quasi) tutte luci nate dalla vecchia lampadina con filamento al tungsteno, pensata da Thomas Edison nel 1879. Destinata a scomparire, spazzata via dall’inevitabile adeguamento dei prodotti energivori a norme salva-ambiente.
Il blocco di produzione e commercializzazione non è ancora completo, ma è iniziato: già fuori mercato le lampadine a incandescenza da 100 Watt e quelle smerigliate e opaline. A settembre toccherà alle "Edison" da 75 Watt, un anno dopo a quelle da 60. E nel 2012, messa al bando di tutte le lampadine a incandescenza. La scaletta, che recepisce il Regolamento della Commissione Europea nel 2009 in materia di Ecodesign, ha tempi stretti: lo sanno produttori, tecnici dell’illuminazione, progettisti. E c’è già c’è chi si strugge di nostalgia per il vecchio bulbo. Che se ne andrà, e a rimpiazzarlo per ora non arrivano neo-lampadine tecnofuturibili ma, semplicemente, altre lampadine. La forma, più o meno la stessa: attacco elettrico, superficie illuminante. Con, però, un non-bulbo un po’ schiacciato e uno sgraziato attacco-prolunga di plastica bianca. La luce, poi. Dopo 131 anni di onorato servizio, quella della lampadina a incandescenza, calda e rassicurante, è rimpiazzata da quella indiscutibilmente più fredda delle nuove lampadine fluorescenti.
Non chiamatele al neon: lui è da tempo scomparso e il tubo è ripiegato per rendere la lampadina compatta. All’estremità del tubo, che contiene (attenzione!) vapori di mercurio, c’è un elettrodo. La corrente causa una scarica di gas; i vapori emettono un raggio ultravioletto; polveri fluorescenti lo trasformano in luce. Complicato, ma efficace.
Le caratteristiche: durano di più, non è vero che si danneggiano a causa di ripetute accensioni e spegnimenti, sono potenzialmente inquinanti se non smaltite correttamente, hanno una luce poco gradevole (va meglio nelle versioni più nuove), costano più di una lampadina a incandescenza (4 o 5 euro contro un euro). Ovviamente, consumano meno.
La lista dei pro-e-contro scatena fan e detrattori. Una cosa è certa: se la lampadina a filamento di tungsteno è "bellissima" (la luce ha un colore perfetto, vicino a quello della luce naturale), ha l’imperdonabile difetto di sprecare il 90 per cento dell’energia assorbita in calore. E dura poco. Le alogene hanno una vita almeno doppia e una resa luminosa più alta del 20 per cento, ma anche potenze maggiori: consumano troppo. Anche loro verranno sacrificate all’eco-compatibilità, nel 2016.
Cinzia Ferrara, architetto, presidente Apil, associazione dei progettisti dell’illuminazione, non si rassegna: anzi, è furente. Quando si parla di qualità della luce il suo punto di vista è autorevole: ha firmato il light design del museo Pinot a Punta della Dogana, a Venezia, e del museo Poldi Pezzoli di Milano. La luce, per l’arte, è importante. "Quella delle lampadine a incandescenza è di una bellezza straordinaria, insostituibile. Le fluorescenti compatte fanno una luce orribile". E la sostenibilità ambientale? "Si passa da oggetti inerti, di vetro e alluminio, a lampadine che contengono mercurio, componenti elettroniche, plastica. Certo durano di più, ma non è detto che il bilancio sia positivo. Che costo sociale avrà lo smaltimento se non verrà fatto correttamente?".
Il rischio è trovarsi mercurio in discarica. "Non solo: rischiamo di essere invasi da lampadine prodotte da piccole aziende cinesi. Chi garantisce la qualità?". Per non parlare, dice Ferrara, del light design. "Difficile creare ambienti confortevoli con una luce che tende al verdino. Si tratta di una forzatura del mercato che modifica la qualità della vita, avrà una portata culturale notevole e cambierà la percezione di spazi e oggetti. Si passerà dalla festosità rosata delle vecchie lampadine, così affini alla fiamma delle candele, ai toni fluo delle lampadine virtuose. Ci adatteremo, ma molti già fanno incetta di vecchie lampadine per "resistere". Almeno qualche anno".
Riccardo Gargioni Luni, direttore dell’Assil, l’Associazione italiana produttori di illuminazione, ci tiene all’ambiente, e ritiene il percorso inevitabile: "Il primo pronunciamento, inserito nella finanziaria 2008, era troppo radicale: prevedeva l’uscita dal mercato di tutte le lampadine a incandescenza dal gennaio 2011. Convertire la produzione non è uno scherzo, come non lo è rottamare un miliardo di lampadine a incandescenza. Il decreto del 2009 che ha recepito la direttiva comunitaria ha dato un po’ di respiro. Senza tradire lo spirito dei tempi: raggiungere per il 2020 il 20 per cento di tagli sul CO2". Il mercurio? "Dovrà essere smaltito con la raccolta differenziata. E sta per arrivare una direttiva comunitaria per ridurne la quantità da 5 a 3 milligrammi. Per risparmiare energia, però, dovremmo pensare a un’illuminazione "intelligente": ad esempio con sensori che spengono la luce quando si lascia la stanza".
C’è chi pensa che potenziale maggiore l’abbiano i Led. Altra tecnologia, altri costi (7, 8 euro), ma anche luce più gradevole. I giganti come General Electric, Osram, Philips, Samsung e Panasonic, si sono già mossi. Philips prevede un passaggio dal 5 al 90 per cento in dieci anni, per i Led. Dieci volte più efficienti delle lampadine a incandescenza e 2 delle fluorescenti compatte. Il risparmio per punto luce è del 40 per cento di energia. Secondo gli esperti, tra una decina d’anni saranno ovunque. Per ora sono presenti in molte lampade di design o installazioni. Come quelle del canadese Omer Arbel: vetro aspirato e soffiato e tecnologia. Sapienza artigianale e precisione industriale. Si sono viste da Rossana Orlandi, a Milano, durante il Salone del Mobile: la luce, insieme a un pavimento a specchi, ha creato un limbo luminoso dal forte impatto emotivo. Con un cuore di Led.
In attesa della luce che verrà, Ingo Maurer, genio dell’illuminazione e scultore di lampade, non si scompone. Ma avanza una veemente protesta. Ad affrontare la nuova onda è attrezzato: da tempo crea meraviglie di poesia tecnologica, da una classica lampadina con le ali (Lucellino) a panche abitate da costellazioni luminose (Led Bench). "Ma non sono d’accordo con "l’assassinio" della lampadina a incandescenza: un grosso problema e completare il passaggio con questi tempi è quasi impossibile. Forse nascerà un mercato nero". Prova ad aggirare l’ostacolo. Disegnando Woonderlux, la sua lampadina: che dell’amato bulbo conserva la forma, ma ospita un invisibile Led. Per ora si può vedere nello studio-officina di Monaco del designer. Che prevede problemi, anche psicologici: "Una cattiva luce non fa stare bene". Naturalmente ha una sua ricetta, oltre Woonderlux: "E se per sprecare meno energia cominciassimo a ridurre l’inquinamento luminoso?". Idea geniale, perciò resterà, probabilmente, inascoltata.