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 2010  maggio 19 Mercoledì calendario

QUEL SENSO PER IL SANGUE

L’elefante ha una memoria proverbiale, l’aquila una vista acuta e lo squalo - lo sappiamo bene - un fiuto formidabile. Ma come mai? Com’è possibile? Per spiegarlo c’è voluto un team interdisciplinare di ricercatori del Museo di storia naturale di Londra e delle università di Bath e Cambridge.
Si sapeva che il più famoso predatore dei mari riesce a fiutare una goccia di sangue a un chilometro di distanza e a procurarsi così le prede anche nelle profondità dove, altrimenti, sarrebbe molto difficile individuarle. Era anche già noto che l’incredibile olfatto è da attribuire ai recettori che si trovano nella cavità nasale e che trasformano gli odori in segnali chimici. Ma il modo preciso in cui il processo avviene non era chiaro.
Jonathan Cox, professore di Chimica all’Università di Bath, in Gran Bretagna, ha svelato come lo squalo, «spazzando» la testa da un lato all’altro, riesce a spingere l’acqua in un’area del cervello dedicata all’olfatto. Per capire la modalità del processo i ricercatori hanno creato un modello di testa di squalo utilizzando le immagini, poi convertite in una replica computerizzata in 3D, di un esemplare di squalo martello conservato al Museo di storia naturale di Londra.
Con questo prototipo gli studiosi hanno osservato come l’acqua fluisce nella testa dell’animale: utilizzando un colorante, Cox e il suo team hanno scoperto che viene distribuita in modo uniforme nella cavità nasale, nonostante cambi l’angolo di rotazione della testa. «Per simulare lo stile di nuoto dello squalo abbiamo cambiato più volte l’angolo di rotazione del muso del modello all’interno della vasca e, poi, abbiamo osservato come il flusso procede alle varie inclinazioni - spiega Cox -. Con questo esperimento abbiamo potuto dimostrare come lo squalo martello fiuti gli odori mentre nuota in avanti, costringendo l’acqua all’interno del proprio ”naso”».
Cox non è nuovo a queste ricerche e ha già studiato l’olfatto dei cani, realizzando una serie di simulazioni dalle numerose applicazioni, come la capacità di scovare esplosivi, e anche quello di numerosi pesci. la prima volta, però, che viene realizzato un modello dettagliato della testa di uno squalo martello, come spiega sulla rivista «Comparative Biochemistry and Physiology».
«Mentre gli uomini usano i polmoni come un mantice per inalare aria attraverso il naso, gli squali martello usano l’olfatto appena l’aria entra, spingendo l’acqua attraverso il naso che ha quella strana forma - dice Cox -. E’ come un labirinto di canali con uno centrale a ”U” e tante diramazioni».
Il team - una decina di persone, tra cui specialisti di meccanica dei fluidi - ha studiato come l’acqua arriva in queste diramazioni mentre lo squalo nuota. «Ci sono molte lezioni da apprendere da questi animali, perché l’area che dedicano all’olfatto è ampia e, d’altra parte, non fanno altro che annusare, tutto il tempo. Monitorano sempre la situazione», sottolinea Cox, che si dice convinto dei trasferimenti tecnologici dello studio.
«Non penso al disastro della Louisiana, perché lì purtroppo il petrolio è ben visibile, ma si potrebbero sviluppare dei sensori chimici per rilevare le perdite attorno alle piattaforme o lungo i gasdotti. Ma anche esplosivi e diverse fonti di inquinamento potrebbero essere indagate. Penso che i sottomarini, la medicina e la lotta al terrorismo possano essere alcuni dei settori di applicazione».
Quale sarà, quindi, il prossimo passo? «L’idea è di studiare altre specie di squalo, che hanno altri tipi di sistemi olfattivi, ma usando la stessa metodologia».
Di questi tempi, d’altronde, gli squali martello sono diventati anche star del cinema. Jean Michel Cousteau, con il suo documentario «Oceani», li ha portati sul grande schermo, abbinandoli a una musica sacra. Fa effetto vederne un branco con il loro buffo naso, soprattutto adesso che sappiamo come funziona. Di sicuro meglio di un radar.