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 2010  maggio 19 Mercoledì calendario

SIDIB Malick Soloba (Mali) 1935. Fotografo • «[...] Adesso Sidibé è famoso, ricco, premiato. Gli hanno conferito un Leone d’oro a Venezia, ma lui non dimentica d’esser stato povero, disatteso, scoperto ormai ”vecchio”, trascurato dai musei locali d’arte moderna africana (era presente però già nell’epocale mostra parigina Le Magicien de la Terre, 1989 [

SIDIB Malick Soloba (Mali) 1935. Fotografo • «[...] Adesso Sidibé è famoso, ricco, premiato. Gli hanno conferito un Leone d’oro a Venezia, ma lui non dimentica d’esser stato povero, disatteso, scoperto ormai ”vecchio”, trascurato dai musei locali d’arte moderna africana (era presente però già nell’epocale mostra parigina Le Magicien de la Terre, 1989 [...]). Del resto ammette, di sé: ”Non so se sono un artista, ma sono un buon fotografo. So catturare i momenti precisi e i gesti. La fotografia è l’arte dell’osservazione”. Ha girato per decenni col suo apparecchio le contrade della sua Africa, miserevole e regale, ha appiccicato fuori del botteghino itinerante le sue icone golose, miele per gli occhi di giovani, vogliosi di riscattarsi e pronti a mettersi in posa, come felini dentro la gabbia di vetro d’un museo di scienze naturali. Così ha scattato chilometri di negativi e raccolto attorno a sé frotte, scatenate e pazienti, d’aspiranti divi, e di matti per la musica, con la loro chitarrona elettrica, grande come un padiglione di pachiderma. Divi nature e atteggiatissimi, che son ormai sempiternamente scolpiti nel suo bianco e nero, artigianale e sapiente, lucido come di brillantina. Bloccati nel momento-glamour, apicale, del coreografico storpiarsi l’abitino stampato, nel passo fatale del twist più yè yè, però risimulato in studio, col piedone incombente di lui, il provetto ballerino dalla scarpona, lucida di petrolio. Oppure la strepitante irruzione in scena della radiolona portatile, incombente sulle spalle come un transatlantico in panne. Ed ancora lo strepito coloratissimo di sete e shantung di mises tutte tatuate, per queste miss innocenti e cammellate in gruppo, strette in abiti serpentati e sguaiati, gli occhiali pesti a forma di libellula ormonata ed il trucco spropositato, da insetti. Sidibé non ha ancora raggiunto la forse irraggiungibile qualità estetica di Keyta, suo maestro e connazionale, questo Matisse del nero decorativo locale, che giocava su sfondi ed abiti stampati, e che è morto nel 2001, dunque meno esportabile e mercanteggiabile di lui. Ma pur senza volerlo, egli possiede tutti gli hatou per trasformarsi in una star del nostro gusto globalizzato» (Marco Vallora, ”La Stampa” 8/11/2007) • «[...] Al lavoro in studio Sidibé ha sempre accompagnato quello on the road, raccontando come una sorta di paparazzo nostrano la dolce vita notturna (ma non solo quella) nella capitale africana (Bamako, ndmp). [...]» (R. Mol., ”La Stampa” 10/5/2010).