varie, 19 maggio 2010
Irene Tebaldini, 87 anni. Bresciana, da anni malata di Alzheimer e di recente colpita da un cancro alla gola che non le avrebbe dato scampo, ciononostante era «una donna forte che aveva sempre lottato e superato i momenti più brutti con l’aiuto della fede», tanto che, nonostante la malattia, non si perdeva una messa domenicale
Irene Tebaldini, 87 anni. Bresciana, da anni malata di Alzheimer e di recente colpita da un cancro alla gola che non le avrebbe dato scampo, ciononostante era «una donna forte che aveva sempre lottato e superato i momenti più brutti con l’aiuto della fede», tanto che, nonostante la malattia, non si perdeva una messa domenicale. Vedova, viveva in una bella villetta col figlio unico Marco Perotta, 57 anni, impiegato, presidente di un’associazione di volontariato, «brava persona, docile, mai un eccesso d’ira», che negli ultimi sette anni non aveva fatto altro che prendersi cura di lei («per sè», a detta dei compaesani, «non aveva nemmeno un istante»). Costui l’altra mattina, non sopportando più di veder la madre che «si spegneva tra dolori atroci», si avvicinò al suo letto e le pigiò un cuscino sul viso finché non smise di respirare. Poi le rimboccò le coperte, la vegliò per un’ora, e infine chiamò i carabinieri: «Venite a prendermi, ho ucciso mia madre». Alle 9 di mattina di sabato 15 maggio in una villetta alla periferia di Acquafredda, 1.400 anime nella Bassa Bresciana.