Varie, 19 maggio 2010
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Ettaib Dounia
• Casablanca (Marocco) 1979. Psicologa. Il 29 giugno 2007 fu aggredita e minacciata da due maghrebini dopo che il giorno prima «[...] era andata a Brescia insieme con altre militanti dell’Associazione Donne Marocchine (di cui è vicepresidente) per costituirsi parte civile nel processo contro il pakistano che [...] aveva ucciso sua figlia Hina perché ”si comportava come una occidentale”. I giudici di Brescia avevano respinto la richiesta dell’Associazione. E il giorno dopo alcuni islamici hanno pensato di fare il resto. Dounia ha raccontato che mentre camminava in viale Jenner - dove ha sede la principale moschea della città - è stata avvicinata da due nordafricani: ”La devi smettere di parlare di Islam. Hina era una puttana come te”. Poi - ha raccontato la donna - uno dei due le ha stretto il volto fra le mani: ”Attenta: la bellezza dura poco, può sparire da un momento all’altro” [...]» (’Il Messaggero” 27/7/2007) • A Milano dall’età di 8 anni, «[...] laureata in Statale in psicologia con 106 [...] è riuscita infine a trovare un posto alla Provincia, ”come impiegata, niente di eccezionale, però mi occupo delle persone al primo impiego e così ho potuto conoscere più da vicino tante realtà difficili, tanti immigrati che venivano in Italia pieni di speranze. nato così il mio impegno, soprattutto per le donne e i minori, i soggetti deboli insomma”. Nel ”97 è entrata nell’Acmid, nel 2005 è diventata rappresentante della comunità marocchina su incarico del console generale. E questo suo attivismo ha iniziato a dare fastidio. Fino a rendersi intollerabile davanti agli occhi di molti esponenti della sua comunità che non hanno gradito vederla in televisione e sui giornali chiedere di difendere la memoria di Hina, l’adolescente pakistana uccisa dal padre perchè ”troppo occidentale”. O perchè semplicemente troppo libera, come Dounia, in fondo. [...]» (Paolo Colonnello, ”La Stampa” 2/7/2007) • «[...] Se solo suo padre non avesse messo ”quel paio di corna” a sua madre, e sua madre non avesse deciso, prima e sola nella famiglia, di piantarlo e scappare con lei in Italia, oggi forse si sarebbe realizzato il suo sogno e avrebbe aperto una galleria d’arte a Casablanca. Ma il destino può giocare brutti scherzi e Dounia ha capito fin da bambina che spesso bisogna tirare fuori le unghie: ”Io i problemi li risolvo, facendo anche un casino pazzesco quando serve” [...] sposata [...] con un italiano [...] madre di un bimbo [...]» (Lucia Scajola, ”Panorama” 23/8/2007).