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 2010  maggio 19 Mercoledì calendario

Dean Tacita

• Canterbury (Gran Bretagna) 1965. Artista • «Se Hitchcock considerava un film una storia di una vita dalla quale erano state tolte le parti noiose l’artista inglese Tacita Dean con gli scarti di Hitchcock ci va a nozze, I suoi film sono la vita potata da tutte le parti divertenti. I film della Dean sono meditazioni sul tempo che richiedono molto tempo sia per farle che per vederle. Il famoso detto ”non mettiamo tempo in mezzo” nel caso di questa artista diventa ”piazziamo il tempo in mezzo alla stanza”. Noiosi? No. Pallosi? Un po’. Poetici? Tantissimo. In particolare commoventi sono i film sul coreografo Merce Cunnigham, [...] e sull’orco dell’arte povera Mario Merz [...] un film girato nello studio di Giorgio Morandi dove la camera da presa riprende i tanti cerchi fatti a matita dal grande pittore Bolognese attorno ai fondi delle sue famose bottiglie. Tacita Dean evoca la presenza delle cose e della natura in modo molto unico e per questo è considerata una delle artiste più importanti che lavorano con il mezzo cinematografico. Per apprezzarla davvero bisogna però soffrire d’insonnia o essere imbottiti di ecstacy in modo che le sue opere da lunghe maratone nel buio si trasformano in magnifici sogni ad occhi semi aperti. Il rumore del proiettore poi alla Cinema Paradiso aggiunge quel non so che di ipnotico che rende il tutto magico. Ars sua sonnum meo» (’Il Riformista” 16/5/2009) • «I suoi sono documentari che investigano dentro le pieghe della memoria, che frugano nei depositi del tempo e tirano fuori frammenti di storia, raccontati con una camera fissa che inverte il corso del tempo e offre agli spettatori la magia della quiete, l’ipnosi che sprigiona un dettaglio, una cosa qualunque, anonima, spesso dimenticata. In un film come Diseppearance at Sea I (1996) [...] c’è un faro che, attraverso una lenta rotazione, illumina strisce di mare facendolo uscire dal buio della notte. Non è un mare qualunque: è lo stesso che ha inghiottito nel 1969 il navigatore Donald Crowhurst, che sparì senza lasciare tracce. Nel 2000 l’artista tornerà ancora su quella affascinante vicenda e questa volta pedinerà le tappe del viaggiatore, fino al ritrovamento della sua barca vuota, comprata da altri e scoperta abbandonata su una spiaggia caraibica. Anche il film Bubble house ha come canovaccio una storia vera: quella dell’avventuriero francese che voleva costruire sulle isole Caiman una casa futuristica che potesse resistere alla forza delle tempeste tropicali. Finì in prigione per frode ma il suo sogno è approdato in tutti i musei del mondo grazie a Tacita Dean. Indizi, tracce, impronte: quasi come una detective l’artista fiuta gli intrecci e le coincidenze che cambiano la vita e lo fa tramite piccoli scarti, impercettibili movimenti. Poche scene, inquadrature fisse, ciò che accade è scandito dalla durata reale della bobina, poi niente più, tutto si dissolve. Ed è così che inseguendo l’eclisse in Africa, Dean s’imbatté nei baobab, alberi antichi, rugosi, grondanti di ricordi, malinconici. [...] realizza film (con la tecnica del tempo reale dove la narrazione ha un ritmo naturale eppure profondamente spiazzante) e questa sua attività è perfettamente in linea con la tendenza di molte artiste sue coetanee inglesi. Tracey Emin col suo Top Spot ha fatto tremare i censori per la sua rappresentazione dei teenagers [...] Ma Tacita Dean ci tiene a sottolineare che lei è una regista ”old style”, che ama la pellicola e che non sopporta il mix col digitale (’troppo invasivo”). ”Niente video - stigmatizza - per me il cinema è la sua pellicola e il vero processo creativo è nell’editing, nel montaggio, nel taglio della pellicola. Mi piace avere come limite la durata delle bobine. Il cinema rappresenta il medium del tempo, lo incorpora fin dal suo inizio. il linguaggio dell’allegoria e insieme è anche storia e finzione”» (Arianna Di Genova, ”il manifesto” 4/11/2004) • «Ma non succede niente qui?... Il visitatore frenetico si lamenta. Lui, che è uno di quelli che vedono la Biennale in un giorno, corrono da un’inaugurazione all’altra e scappano dopo i primi due minuti di un video, non capisce che ”qui”, nelle immagini di Tacita Dean, succede tutto. C’è un’eclissi ripresa in tempo reale, l’attesa del raggio verde lanciato dal sole al tramonto, il volto e il corpo di un uomo carico di rughe e di storia che si chiama Mario Merz e che, inquadratura dopo inquadratura, diventa eterno come un albero secolare. Di tutto succede nei film della Dean, basta regalarsi un po’ di tempo per capirlo. E dal momento che il tempo è diventato merce più rara dei soldi, il lavoro di quest’artista inglese di nascita e berlinese d’adozione, si tinge anche di significati etici. Datevi tempo e capirete che Tacita con la cinepresa da 16 mm. in mano, sa dipingere paesaggi degni di Caspar Friedrich (’The Green Ray”), sa scolpire un volto e un corpo quasi fossero intagliati nel legno (’Merce Cunnigham Stillness”), sa disegnare un ambiente con il tocco del realismo magico (’Fernsehturm”). Dategli tempo, perché il suo tempo è sospeso lento, infinito e terribilmente reale. Esattamente come il tempo di una natura morta di Giorgio Morandi: insieme quotidiana e metafisica. [...]» (Alessandra Mammì, ”L’espresso” 7/5/2009).