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 2010  maggio 19 Mercoledì calendario

CALDERÓN José Ramón

CALDERÓN José Ramón Palencia (Spagna) 26 maggio 1951. Avvocato. Ex presidente del Real Madrid (2006-2009) • «[...] Nel 2000 gli 85 mila proprietari del Real scelsero lui come erede di Lorenzo Sanz, il presidente del tracollo, l’uomo che aveva portato la Casa Blanca al punto più basso di sempre: in preda alle contestazioni, con uno stadio spesso vuoto, con lo sberleffo perenne degli avversari e dei nemici [...] viene da Palencia, città di 80 mila abitanti, nella parte alta della Castiglia [...] a Palencia la sua famiglia ha sempre comandato: los Calderones è il modo per definire qualcuno di influente e importante. Cognome pesante, allora: in famiglia tutti economisti e avvocati, un ex ministro del Lavoro, un parlamentare nella Cortes di re Alfonso XIII, un senatore. I Calderón sono conservatori e madridisti da sempre. Vivono con l’eterno terrore d’essere confusi con gli avi di Vicente, che dà il nome allo stadio dell’Atletico Madrid. Non sia mai, però. Precisano: ”Ma noi siamo i Calderón di Palencia”. Vuol dire più di una puntualizzazione: significa che detestano essere associati ai Colchoneros, popolari, gretti e spesso socialisti. Loro saranno pure provinciali, ma a Madrid hanno frequentato sempre e solo la gente giusta: grand commis, nobili, conservatori, cattolici. Il marchio della buona famiglia lo tirano fuori senza troppe difficoltà: è La Soledad, confraternita alla quale ogni maschio Calderón appartiene per diritto dinastico. Il padre di Ramón, l’avvocato Jaime, ha educato i suoi sette bambini nel segno della tradizione. Il Castigliano come unica sorgente di cultura, la religione come forma di educazione, lo sport come via di fuga. Lo sport, poi non è neppure esatto, è troppo vago. Lui era più preciso: ”La Spagna è tori e calcio”. I Calderón erano proprietari di mezza Palencia e in quella metà c’era pure la vecchia Plaza de Toros. Ramón è stato educato nel collegio di La Salle: ogni domenica il papà lo andava a prendere e lo portava alla corrida o allo stadio. lì che ha conosciuto le persone che gli hanno aperto la strada verso Madrid. Più tra i toreri, comunque. Francisco ”Paquirri” Rivera, soprattutto. Era un ricchissimo Matador: scelse il giovane Ramón come suo avvocato. Calderón si era laureato all’Università de Navarra, l’ateneo legato all’Opus Dei. A Pamplona aveva anche conosciuto la donna che sarebbe diventata sua moglie, Teresa Galan Otamendi, figlia di una famiglia di quelle che piacevano a Los Calderones: agiata, influente e numerosa. con Teresa che si trasferirono a Madrid. Era il 1976, momento in cui Ramóncito decise di aprire il suo studio legale Calderón Avvocati. Tre anni dopo l’idea che la passione per il calcio sarebbe stata anche un piccolo investimento: la tessera di socio 14.878 è datata 1979, stesso anno del primo incarico arrivato dall’amico ”Paquirri”. Era una piccola causa legata ad alcune immagini pubblicate da un settimanale. Al Matador non andavano bene e Ramón ottenne il ritiro delle foto. C’ha sempre saputo fare con i giornali, lui. La sua famiglia ne possiede uno: il Diario Palentino, fondato nel 1881 e organo ufficiale de Los Calderones nel loro ”feudo” di Palencia. Conosce i meccanismi, conosce le sfumature. Una volta si era pure comprato uno spazio su Hola: quando avevano deciso di sposarsi, lui e Teresa, avevano pubblicato l’annuncio sul settimanale nella sezione ”Ecos de Sociedad”. La vicenda di Paquirri, comunque fu facile. Foto ritirate e parcella pagata. La prima. Il Matador scelse Ramón come esecutore testamentario: Francisco Rivera morì nel settembre del 1984: Calderón aveva 29 anni. Si trovò con un patrimonio da dividere, con i giornali addosso, le televisioni in faccia. Aveva già messo tutto a posto, che poi non era difficile: il grosso dell’eredità toccava alla moglie del torero, Isabel Pantoja. La donna che gli ha cambiato la vita. Perché Calderón sarebbe stato per sempre un grande nel suo piccolo, sarebbe stato il nuovo padrone di Palencia, il tenutario dei segreti e del mistero della fede della vergine de La Soledad, ma a Madrid sarebbe rimasto uno qualunque: un dandy di provincia, amante della bella vita e del bel mondo, ma sempre troppo schiavo del passato per essere definitivamente rampante. Invece diventò l’’avvocato della Pantoja”: prima due, poi tre cause giganti per difendere i diritti di immagine di Paquirri, in nome della moglie. Piccoli passi verso la gloria: lo studio legale sempre più grande, le prime società extra. Nel 1989 fondò la ”In 90 SA”, con la quale aveva deciso che avrebbe acquisito la gestione della plaza de Toros più importante di Madrid: Las Ventas. Per chiudere l’operazione ci sono voluti 15 anni. Gli è riuscita soltanto nel 2004, quando ha finalmente potuto prendersi il 5 per cento della Ventas. Nel frattempo era già nella giunta esecutiva del Real: Ramón faceva parte della squadra di Pérez. Il presidente eletto il 16 luglio del 2000, lo chiamò nel board del club due anni dopo. Sono diversi Florentino e Ramón: uno incarna l’imprenditore miliardario, il commendatore da affari favolosi come quello della Ciudad deportava venduta a un prezzo incredibilmente alto, così alto da poter costruire la Ciudad del madridismo e mettere in cassa liquidità buona per comprarsi Beckham e Owen; l’altro è un avvocato di lusso, diventato il numero uno di Spagna nelle gestioni delle acquisizioni. un fenomeno, in questo. Così bravo che ogni volta finisce anche lui in tutti i consigli d’amministrazione che contano. Il suo nome compare in una trentina di aziende. Non gli interessano i settori, Ramóncito spazia: dalle televisioni come la Cmtv, la Tauro T Vision, alle grandi imprese edili come la Sacyr-Vallehermoso. Il calcio gli è servito. Proprio nel gruppo Sacyr-Vallehermoso è entrato grazie all’ex amico ed ex collega della giunta direttiva del Real Madrid, Fernando Martin. Erano tutt’uno dopo anni di conoscenza superficiale. Calderón rappresentava gli interessi di Martin nelle aziende di costruzioni. Si erano conosciuti proprio grazie al pallone: Ramón era venuto fuori la prima volta nel 1991, quando si era proposto come vice-presidente del candidato alla presidenza Alfonso Ussia. Quattro anni dopo l’intesa con il gruppo di Florentino Pérez: Calderón era il segretario generale della candidatura dell’Ingegnere. Il che fu la fine dei rapporti con Ramón Mendoza, uno che all’inizio l’aveva preso sotto la sua protezione. Poi non più. Anzi: ”Calderón è un traditore”. La colpa era questa: nel momento più difficile della storia del Real, l’avvocato aveva creato l’associazione per la difesa del patrimonio del Real Madrid, un gruppo contrario alla trasformazione del club immaginata da Mendoza come unica via di salvezza per le casse della società. Del gruppo facevano parte anche Martin e Pérez. Quello che nel 2002 l’avrebbe chiamato nella giunta direttiva. Gli ultimi anni parevano tranquilli: lo studio diventato uno dei più grandi di Spagna, i consigli di amministrazione, il Real, la gestione degli affari di Fernando Martin dentro Sacyr-Vallehermoso. Poi il 2004: Fernando gli ha revocato l’incarico nelle sue società. Fine dell’amicizia. stato allora che Ramóncito ha deciso la scalata al Real. Martin era l’uomo più vicino a Florentino Pérez e ne è stato anche il successore temporaneo quando l’ex hidalgo dei Galacticos s’è dimesso. Non si è mai capito il motivo della rottura, però gli amici sono diventati nemici. Calderón ha fatto due anni di campagna elettorale: nei mille rivoli delle sue attività ha trovato amici e amici di amici, tutti con tessera di socio. Non era il favorito e i 246 voti di scarto sono la dimostrazione. stato un candidato d’assalto, però: ”Non mi piace nessuna delle piattaforme degli altri”. Aveva il sì di Capello: ”Appena mi eleggono lui sarà il nostro allenatore”. Nella squadra le altre icone del madridismo: Michel e Mijatovic. Il progetto: ”Se vinco mi dedicherò solo al Real Madrid. Voglio nuovi contratti televisivi, voglio tornare a vincere e voglio che la squadra di basket giochi in Nba”. [...]» (Beppe Di Corrado, ”Il Foglio” 16/12/2006) • «[...] Dal 2 luglio 2006, quando vinse le elezioni e scelse Fabio Capello, sono passati due anni e mezzo segnati da 2 titoli di Liga, da una Supercoppa spagnola e da tanti errori e scandali. Il voto per posta finito in una causa civile, promesse mai realizzate come vestire di bianco Kaká o Cristiano Ronaldo, illazioni sulla commissione per l’acquisto di Van Nistelrooy o sui cartellini gonfiati di Gago, Higuain e Pepe. Ma è stato l’ultimo scandalo a mandarlo al tappeto: l’assemblea del 7 dicembre 2008 dove venne approvato il bilancio del club: 400 milioni di euro. Martedì 13 gennaio 2009 Marca, quotidiano sportivo, titola a tutta pagina ”Calderon ha truffato l’assemblea”. E per due giorni martella: il presidente avrebbe infiltrato nel massimo organo merengue e fatto votare a suo favore amici suoi, gente senza nessun titolo per stare lì. Calderon dice di non conoscerli, licenzia due persone. Ma le prove sono schiaccianti e contro di lui scende in campo persino Pedro J. Ramirez, direttore di El Mundo. Calderon deve gettare la spugna e passare la mano. [...]» (Luca Caioli, ”Corriere della Sera” 17/1/2009).