Alessandro Trocino, Corriere della Sera 18/05/2010, 18 maggio 2010
D’ALEMA ATTACCA DE BENEDETTI
Il suo nome non lo pronuncia mai. Ma è inevitabile pensare a Carlo De Benedetti quando Massimo D’Alema, fresco reduce da un lungo viaggio in Brasile, attacca gli imprenditori di sinistra, definiti «berluschini», anzi «Berlusconi di serie B». Inevitabile, visto anche il recente attacco dell’editore di Repubblica e del Gruppo Espresso, che ha accusato l’ex premier di avere «ammazzato» il Pd, da «politico di professione». D’Alema la prende da lontano, in una di quelle che definisce «sedute spiritiche sul berlusconismo», si dilunga sul Bundestag, su Internet, sulle primarie, sull’Ungheria, incalzato da Lucia Annunziata e Paolo Serventi Longhi. Poi lascia cadere la sua zampata, nel bel mezzo di un discorso sul primato della politica.
D’Alema parla alla presentazione del libro «Il comico della politica», di Michele Prospero. E fa risalire alla perdita progressiva di peso della politica la forza crescente del berlusconismo. «La vittoria politica di Berlusconi non si spiega se non si parla della sua vittoria culturale: lui è figlio della storia del nostro paese, di una certa borghesia e le sue sono idee dominanti anche nella cultura della sinistra: l’esaltazione acritica della società civile, il disprezzo della politica». Ed eccoci a De Benedetti. Perché la «tendenza padronale e populista» di Berlusconi attecchisce anche a sinistra. De Benedetti, nel libro-intervista con Paolo Guzzanti, aveva detto che «Bersani e D’Alema stanno ammazzando il Pd». Aggiungendo, su quest’ultimo: «Credo che abbia fatto tantissimi errori e non capisce più la sua gente». Non solo: «Almeno Silvio ha fatto qualcosa – aggiungeva – D’Alema e quelli come lui non hanno fatto niente». Ed è proprio su questo punto che si sofferma l’ex ministro degli Esteri: «A nessuno, all’estero, verrebbe in mente di dire, a chi ha fatto politica, tu nella vita non hai fatto nulla. A Sarkozy non lo direbbe nessuno». A lui sì, proprio quegli imprenditori che sono «Berlusconi di serie B»: «Il Cavaliere non si è inventato niente, si è mosso su un terreno già arato». La delegittimazione della politica, spiega, è un processo che va avanti da anni, condotto «anche dai giornali e dai commentatori politici e ci sono anche nel nostro campo tanti imprenditori che vogliono fare i Berlusconi di sinistra, che vogliono condizionare la politica». Altro attacco, quando critica la «retorica del papa straniero», ovvero il leader di «importazione» per il Pd, idea lanciata dal direttore di Repubblica Ezio Mauro.
Il fratello di Carlo, l’ex senatore Pd Franco Debenedetti, commenta così la querelle: «La politica, da Weber in poi, è una professione: ma noi non eravamo per la liberalizzazione degli ordini professionali?». E Paolo Guzzanti, dal cui libro si è scatenata la polemica, aggiunge: «La replica di D’Alema mi pare scontata e irritata. De Benedetti lo accusa di avere affossato il Pd e non mi pare che lui abbia risposto».
D’Alema risponde invece all’ipotesi avanzata da Dario Franceschini di un governo di solidarietà di larghe intese: «Non mi pare che Berlusconi voglia sgombrare il campo, anzi. Mi pare prematuro, capzioso e inutile. Un dibattito aperto da chi vuole creare un problema tra noi. Successo pieno, direi». Anche Pierluigi Bersani ridimensiona l’uscita di Franceschini, pur con toni più morbidi: «Se non c’è Berlusconi si aprono orizzonti di ogni genere, il problema è che Berlusconi c’è e quindi non possiamo distrarci, ma dobbiamo fare un’opposizione forte».
Alessandro Trocino