Danilo Taino, Corriere della Sera 18/05/2010, 18 maggio 2010
LA RICETTA MERKEL: «INIZIARE A RISPARMIARE CON UNA DURA AUSTERITA’»
Angela Merkel si augura che questa situazione - la crisi finanziaria che ha colpito l’Europa - finisca presto. Ma sa che invece sarà lunga, che alla fine le istituzioni e le politiche del Vecchio Continente non saranno più le stesse e che la Germania ha un ruolo centrale da giocare. «La crisi greca ha mostrato quanto sia importante la cultura della stabilità - dice la cancelliera - Solidarietà e solidità in Europa non sono divisibili». In questo sta la chiave della leadership che la Germania - senza urlarlo e probabilmente senza volerlo fino in fondo - cercherà di avere in Europa nei prossimi mesi e anni, prima di tutto in collaborazione con la Francia: spingere perché i 16 Paesi dell’euro, e in generale tutti quelli della Ue, mettano in ordine i conti pubblici e rafforzino la competitività delle loro economie. Modello Germania di lungo periodo su scala continentale.
Il motore franco-tedesco
Passerà ancora del tempo prima che un cancelliere tedesco dica esplicitamente che la Germania è il Paese leader d’Europa: è dal 1945 che l’idea è stata nascosta sotto un tappeto e nessuno l’ha più tirata fuori. La signora Merkel ci si avvicina in questo modo: «E’ molto importante che la Germania e la Francia trovino un compromesso e si mettano insieme: questo darà un impulso a tanti altri Paesi europei». Un approccio prudente, necessario nella Ue di oggi: «Siamo in 27 e ogni tanto non è facile, ma se non ci fosse il rispetto per ogni Paese l’Europa non funzionerebbe». Questo per la forma. E’ sui contenuti, però, che la cancelliera non vede compromessi: è convinta che nella costruzione dell’euro e nella sua gestione siano stati fatti errori. «Ad esempio, sbagliarono (l’ex cancelliere tedesco) Schröder e (l’ex presidente francese) Chirac nel 2004-2005 quando indebolirono il Patto di stabilità e di crescita», cioè quando i due maggiori Paesi europei furono tra i primi a non rispettare i limiti di deficit imposti dal Trattato di Maastricht. Bene: errori del genere non dovranno più succedere: «Ora torniamo a una migliore cultura della stabilità».
Dalla crisi greca la cancelliera dice che si può trarre un insegnamento in tre punti. Primo, «tutti siamo Paesi membri della Ue e tra tutti c’è una solidarietà» che si è tradotta nel pacchetto di aiuti ad Atene. Secondo, «l’euro deve funzionare: questo è stabilito nel Trattato di Maastricht dove c’è già una certa cultura della stabilità». Per la Germania «questa cultura della solidità e della stabilità non è negoziabile: come è scritto nel Trattato, non può esistere un’ Unione dei Trasferimenti», cioè un’Unione nella quale alcuni Paesi sono costretti a coprire i deficit di bilancio di altri. «Questo è un punto importante per la Germania - afferma la signora Merkel - tanto quanto l’indipendenza della Banca centrale europea. Sono contenta che anche questo punto sia stato capito da tutti gli altri Paesi».
Terzo, «in Europa abbiamo bisogno di nuove regole per i mercati finanziari. Le speculazioni non si limitano a registrare la realtà, sono eccessi che devono essere contenuti: io, il presidente francese Sarkozy, (il premier greco) Papandreu e (il presidente dell’Eurogruppo) Juncker abbiamo già iniziato a prendere iniziative». Obiettivo, limitazione delle vendite allo scoperto sui mercati, controlli sui derivati e già oggi «penso che la riunione dell’Ecofin deciderà sulla regolamentazione degli hedge fund, qualcosa di molto importante». Oltre a ciò, la Germania appoggia l’idea di stimolare la creazione di un’agenzia di rating europea per rompere l’oligopolio delle tre anglosassoni: non un’agenzia controllata dagli Stati ma una fondazione indipendente che approcci i mercati da un punto di vista europeo, cioè che guardi al lungo periodo e metta al centro delle sue analisi la stabilità delle economie e delle imprese.
Deficit e Costituzione
Nella lettura di Frau Merkel, la crisi greca, il suo salvataggio e la successiva messa in campo di capitali europei e del Fondo monetario internazionale per 750 miliardi per sostenere eventuali altri Paesi in difficoltà pongono in modo urgente la necessità di fare un salto di qualità, in tutta Europa, in direzione della «cultura della stabilità», un refrain nella sua analisi. «Abbiamo visto chiaramente - spiega - che dobbiamo diventare più competitivi e occuparci della nostra stabilità finanziaria: qualcosa che interessa tutti i governi europei». A questo proposito, la signora Merkel cita il modello tedesco come qualcosa che gli altri dovrebbero studiare. «La Germania, per esempio, ha inserito un freno anti-debito nella Costituzione»: si tratta dell’obbligo di non registrare deficit del bilancio federale superiori allo 0,35% del Prodotto interno lordo dal 2016 e di eliminare i debiti dei Länder entro il 2020. «Secondo questo freno dobbiamo iniziare a risparmiare già nel 2011 - chiarisce -. Questo sarà fatto con dure misure di austerità».
Chi spera in una Germania che decide di fare da locomotiva dell’economia europea in cambio di maggiore attenzione ai conti pubblici negli altri Paesi ci dovrà ripensare, insomma. Il punto di vista di Berlino è che l’economia non si sostiene con tagli delle tasse o maggiori spese pubbliche, misure che poi indeboliscono la forza del Paese, ma cercando a tutti i costi la solidità di lungo periodo, che garantisce dal ritorno dell’inflazione e crea le basi per un’ economia competitiva. No pain, no gain, in sostanza: senza sacrifici niente guadagni. E’ una linea dura, fino in fondo nella tradizione tedesca, che non è detto possa avere successo su scala continentale. L’austerità e i sacrifici chiesti dalla Germania a tutti gli europei si trascinano l’alto rischio di provocare una recessione non insignificante, e quindi di essere rigettati in più di un Paese. Dilemma che la signora Merkel sembra avere presente ma rispetto al quale non vede probabilmente alternative. L’Europa funzionerà e troverà un suo posto nel mondo quando avrà assorbito le caratteristiche che hanno fatto il successo del modello tedesco. Occorre «rafforzare la capacità di competere dell’intera Europa»: stabilità e salari sotto controllo.
Strategie di crescita
Non che la cancelliera sia indifferente alla necessità di fare crescere le economie. «Dal mio punto di vista - dice - il Consiglio europeo del 16 giugno ha un significato straordinario per decidere sulla strategia di crescita futura. Con il presidente francese Sarkozy abbiamo concordato sul fatto che la strategia di crescita è qualcosa che dobbiamo affiancare alla stabilità. Si tratta della capacità di dare un futuro all’ Europa, la quale se ne deve occupare con maggiore forza: ricerca, brevetti, nuove tecnologie, reti energetiche, cablaggio telematico. Non dobbiamo considerare questi temi troppo burocratici».
Nell’ufficio della cancelliera, con vista sulla Sprea e sul Reichstag, c’è anche uno straordinario ritratto di Konrad Adenauer, uno dei padri della Germania democratica e della ricostruzione, che nel 1966 posò per Oskar Kokoschka. La cancelliera sostiene di non essersi discostata, nella gestione della crisi greca, dal tracciato europeista dei cristiano-democratici tedeschi, gli Adenauer e gli Helmut Kohl. Di fronte alle critiche di attendismo opportunista e di freddezza verso l’Europa che le sono state rivolte risponde che quello è stato, nei contenuti e nei tempi, il modo corretto di affrontare la situazione. «E’ stato giusto prendere i problemi alla radice - sostiene - Una promessa di solidarietà immediata alla Grecia, senza che tornassero la solidità e la stabilità, non avrebbe avuto il risultato desiderato. Alla fine, invece, dopo una battaglia lunghissima come è normale in Europa, abbiamo avuto la partecipazione al piano del Fondo monetario internazionale, con la sua esperienza, abbiamo un programma triennale di consolidamento molto duro per la Grecia ma con il governo che conosce i suoi obblighi e abbiamo la solidarietà dei Paesi europei. Questi tre punti sono indivisibili».
I passi fatti da Atene sono, per la cancelliera, importanti, «come quelli che devono fare altri, ad esempio Portogallo e Spagna ma anche chi non è sotto l’osservazione dei mercati, Germania e Francia. In generale, siamo arrivati a una discussione che non si è mai fatta prima con questa intensità». E’ il momento della Germania modello per l’Europa: sarà dura. La cancelliera si alza, saluta e parte per Madrid: un vertice con i Paesi dell’America Latina.
Danilo Taino