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 2010  maggio 18 Martedì calendario

PENSIONI TEDESCHE AL 43% DEL SALARIO E IN GRECIA? LA RIDUZIONE E’ MINIMA

La riforma delle pensioni «giusta», appena annunciata dal governo francese, e la crisi dell’euro, che sta travolgendo l’economia del Vecchio Continente, riportano sotto i riflettori la necessità di rivedere i sistemi pensionistici europei. L’obiettivo resta quello di coniugare la sostenibilità finanziaria con l’esigenza di garantire la tenuta sociale dei Paesi in cui si interviene.
Un indicatore utile a comprendere quanto siano diversificati gli schemi pensionistici, su cui sembra indispensabile intervenire, è il «tasso di sostituzione» lordo, cioè il dato che misura l’importo della pensione in percentuale sull’ultima retribuzione percepita. Scorrendo i dati forniti dall’ultimo rapporto dell’Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) salta all’occhio il dato della Grecia, il Paese che ha detto inizio con la sua crisi al terremoto che ancora sconvolge i Paesi dell’euro. Ebbene, in Grecia, fino a prima degli interventi «lacrime e sangue» adottati dal governo, un pensionato portava a casa un trattamento pari al 95,7% della sua ultima retribuzione. Si tratta del dato più elevato all’interno dell’Ocse, seguito da quello dell’Islanda (91,7%), dell’Olanda (88,9%) e dalla Danimarca (88%).
Va tenuto conto che la media Ocse è pari al 59%. Ora, nella classifica stilata dall’organizzazione, ampiamente sopra la media si trova anche la Spagna, il secondo Paese a aver subito un crollo per il difficile stato dei conti pubblici: qui il tasso di sostituzione risulta pari all’81,2%. Subito dopo c’è l’Austria (80,1%) e finalmente l’Italia: nel nostro Paese, secondo l’Ocse, la pensione media è pari al 67,9% dell’ultima retribuzione. Seguono i tre Paesi scandinavi e la Francia, che si ritrova sotto la media Ocse, al 53,3% e la Germania con il 43%. Il Regno Unito e l’Irlanda sono tra gli ultimi in classifica con rispettivamente il 33,5% e il 39,8%. Tra i Paesi Ocse extraeuropei vanno segnalati gli Stati Uniti dove il tasso di sostituzione è del 40,8%, e il Giappone con il 35,7%.
Il divario tra la Grecia e il Regno Unito risulta così di oltre 60 punti percentuali. Ora, con l’aumento della disoccupazione e le entrate fiscali in caduta libera, tutti i governi, secondo l’Ocse, dovranno porre mano ai sistemi pensionistici, come hanno fatto già alcuni Paesi. Tra questi c’è l’Italia, il cui governo, l’estate scorsa, ha introdotto l’adeguamento automatico del requisito dell’età, a far tempo dal 2015. Una misura che costringe a rinviare nel tempo il pensionamento, mitigando l’effetto della contrazione dell’ammontare dei trattamenti e dando stabilità proprio al tasso di sostituzione e all’intero sistema.
Antonella Baccaro