Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 18 Martedì calendario

USANO IL MORTAIO, PILOTANO I MANGUSTA «E NON CHIAMATECI SOLDATESSE»

Oltre a Cristina Buonacucina, il caporale ferita ieri, in Afghanistan sono schierate altre 85 donne in divisa. Svolgono gli stessi compiti dei maschi e partecipano alle operazioni più pericolose. Non sono escluse nemmeno dalla prima linea. E proprio durante una missione ad alto rischio fu ferita, sempre in Afghanistan, nel 2006, un’altra ragazza, Pamela Rendina.
Le italiane sono ammesse in settori dai quali spesso le colleghe delle Forze armate di altre nazioni sono escluse. Ci sono specialiste nel tiro col mortaio, nella guida di mezzi blindati, nelle attività di sminamento. «Maschi e femmine – dice Mesia Eramo, una ventinovenne della provincia di Frosinone che ha fatto la radiofonista in Afghanistan’ siamo uguali. A me non piace essere chiamata soldatessa. Sono un soldato».
L’unico ambiente precluso alle ragazze sono i sottomarini e nemmeno si può pensare che possano esservi ammesse perché questi mezzi della Marina italiana sono di dimensioni ridotte. Gli americani, i cui sottomarini sono molto più grandi, si stanno preparando ad accogliervi le donne. Però le americane sono escluse dalle forze speciali. Per esempio, sono tenute fuori dai Seals, i rocciosi incursori della Marina, in mezzo ai quali il regista Ridley Scott fece arruolare Demi Moore nel film «Soldato Jane».
Invece le italiane sono riuscite a insediarsi anche in una forza speciale come il reggimento San Marco, il corpo anfibio di eccellenza degli incursori della Marina. Perfino un corpo tradizionalmente ritenuto per soli «machi», come i parà della Folgore, oggi comprende ragazze che sanno farsi valere. Una di loro, Milena Zanotti, 22 anni, è diventata l’orgoglio della Folgore da quando è campionessa italiana di atterraggio di precisione col paracadute: al massimo sbaglia di 7 centimetri.
Le americane sono precluded from
units that engage the enemy on the
ground, in pratica devono star lontane dalla prima linea. Dove possono invece combattere le neozelandesi, le canadesi, le danesi, finlandesi, francesi, norvegesi, tedesche e svedesi. E, come dicevamo, anche le italiane. In Israele non è impedito alle donne di battersi in prima linea, ma solo se lo chiedono loro. Mentre la Gran Bretagna vieta alle soldatesse di esporsi al fuoco nemico, proibisce loro di guidare mezzi blindati e compiere operazioni di sminamento.
Attualmente le donne italiane nelle Forze armate sono 9.067. Buona parte, 5.946, sono arruolate nell’Esercito. Fanno parte della Marina 1.555 e 608 appartengono all’Aeronautica. Completano il quadro le 958 che indossano la divisa di carabiniere. In alcuni casi hanno raggiunto notevoli livelli di responsabilità. Alcune ufficiali della Marina si stanno preparando per salire al comando di una unità leggera, un pattugliatore o un cacciamine.
Anche l’Aeronautica può vantare ruoli importanti affidati alle donne: Emma Palombi, tenente, originaria di Latina, è una ragazza di 29 anni che vola avanti e indietro dall’Afghanistan pilotando un C130. Si è fatta le ossa nella base aerea Sheppard, in Texas, dove si è rivelata una delle allieve più dotate.
L’Esercito, cui appartiene la ragazza ferita ieri, ha nei suoi ranghi specialiste di prim’ordine. I caporali della brigata Garibaldi Marialaura Farina e Anna Vitale guidano rispettivamente un veicolo corazzato da combattimento Dardo e un blindato Centauro. Ma quella che più impressiona si chiama Pamela Sabato, tenente di 27 anni, nata in provincia di Lecce. la prima donna pilota di un Mangusta, l’elicottero d’attacco, gioiello tecnologico italiano. Siccome iMangusta sono impiegati attualmente in Afghanistan, Pamela andrà fra breve a volare nei cieli afghani col suo elicottero per sorvegliare e proteggere il lavoro dei colleghi a terra.
Marco Nese