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 2010  maggio 18 Martedì calendario

IN FRANCIA SI APERTO LO SCONTRO SULLE PENSIONI

Con estrema prudenza (la popolarità di Nicolas Sarkozy è bassissima nei sondaggi e il suo partito,l’Ump,ha perso alle regionali di marzo), ma spinto dalla necessità (il deficit pubblico a fine anno supererà l’8% del Pil e intanto il debito lievita), il governo francese comincia a scoprire le carte sulla riforma delle pensioni. Eric Woerth, ministro del Lavoro, ha inviato domenica ai sindacati e alle associazioni degli imprenditori un «documento d’orientamento», con le prime linee generali del progetto. Che, ieri, le forze sindacali e l’opposizione di sinistra hanno cominciato a criticare o chiaramente a bocciare. Promettendo battaglia.
«Toccare l’età legale della pensione? Il nostro no – ha sottolineato Jean-Claude Mailly, segretario generale di Fo (Force ouvrière) - è assoluto. Mettere mano alla durata minima del versamento dei contributi? un no assoluto». Assieme a Fo, neanche Cgt e Cfdt, gli altri due grandi sindacati francesi vogliono cedere su questi due principi basilari. Una prima giornata di mobilitazione comune è prevista il 27 maggio.
Il documento mette nero su bianco pure la volontà del governo a non aumentare i contributi, né quelli versati dalle imprese, né quelli pagati dai lavoratori. L’esecutivo, in effetti, non vuole penalizzare la fase attuale di uscita dalla crisi, con riflessi negativi sui conti aziendali o sui consumi privati.
Per ripianare il deficit del sistema pensionistico, invece, si sposterà in avanti di qualche anno l’età legale per la pensione, attualmente a 60 anni. O si allungherà la durata minima dei contributi. Oppure si agirà (è molto probabile) su entrambi i fronti. Nelle prossime settimane governo e sindacati porteranno avanti un negoziato per definire in dettaglio il «quanto»,anche se le prospettive per arrivare a un’intesa sono davvero poco rosee. Accordo o meno, l’esecutivo dovrebbe presentare il progetto di riforma a metà giugno, poi adottarlo nel consiglio dei ministri un mese più tardi. Da settembre avrà inizio il dibattito in parlamento.
Il documento prevede di ritornare a un pareggio nei conti del sistema pensionistico «nel 2020 o nel 2030». Tanto per dare un’idea della situazione, se non si modificassero le condizioni attuali, nel 2020 il deficit ammonterebbe a 18,8 miliardi di euro. Ma se si portasse unicamente l’età legale a 63 anni lo stesso anno il deficit raggiungerebbe comunque quota 9,5 miliardi. Nel documento presentato da Woerth, intanto, emergono altre tracce. Si prevede la possibilità di una tassa specifica da imporre ai redditi da capitale e a quelli personali più alti, rompendo il tabù della franchigia fiscale concessa da Sarkozy nel 2007 (la norma per cui, qualunque sia la cifra dichiarata, l’imposizione non può superarne il 50%). Questa ed altre novità previste dal documento sono considerate come dei «contentini» concessi ai sindacati, compreso il prolungamento di un meccanismo già esistente dal 2003 (chiamato «carriere lunghe »), che consente di andare in pensione sotto i 60 anni, se si è iniziato a lavorare prima dei 16, e misure a favore dei
polypensionnés (chi ha versato i contributi a casse diverse e si trova alla fine penalizzato). Queste due ultime novità corrispondono a cavalli di battaglia della Cfdt. Una mossa di Sarkozy per convincere questo sindacato, in generale più moderato, a prendere le distanze dagli altri nell’annunciata battaglia al Governo sulle pensioni?