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 2010  maggio 18 Martedì calendario

ROMA, L’OMBRA DEL SERIAL KILLER IN CORSIA: UN FILO ROSSO PER DIECI DELITTI IN DUE ANNI

Roma - Un uomo in carcere dallo scorso autunno con l’accusa di aver ucciso nel 2001 un’infermiera del Policlinico ”Gemelli” potrebbe essere un cosiddetto serial killer. Sebbene per ora non sia stata formulata alcuna accusa specifica, alcuni investigatori della Squadra Mobile, come ha precisato uno di loro, «stanno lavorando all’ipotesi che il soggetto possa aver commesso in circa due anni altri dieci delitti». Non è stato chiarito quale sia il movente che collegherebbe gli omicidi l’uno all’altro formando un capitolo criminale firmato sempre dallo stesso autore. Ma tra i vari casi vi sarebbero, secondo la polizia, analogie per la dinamica e per l’età delle vittime, quasi tutti anziani.
L’ipotesi dell’’assassino seriale” è stata formulata da un ufficio della Squadra Mobile che viene definito, sulla scia di una popolare serie tv americana, ”Sezione Cold Case”: un gruppo di poliziotti che riesamina vecchi casi (freddi, in inglese cold) a suo tempo non risolti. La cosa singolare, dal punto di vista investigativo, e che in questo caso le morti sulle quali si è puntata l’attenzione erano state tutte classificate come decessi naturali o per infarto o per incidente domestico. Tutte vicende, quindi, in cui chi indagò a suo tempo non percepì neppure lontanamente l’ipotesi che potesse trattarsi di un delitto.
Gli omicidi sarebbero stati tutti compiuti a Roma e nell’hinterland della città. Un funzionario della Questura ha parlato, genericamente, «di una arco di tempo che comprende gli ultimi due anni prima dell’arresto del soggetto». Quindi tra il 2007 e il 2009. L’uomo, un sessantenne, originario della Sabina, anche lui assistente sanitario (portantino, infermiere o altro non è stato chiarito), è in carcere dallo scorso autunno. accusato di aver ucciso, nel marzo del 2001, un’infermiera sua ex collega per una questione di denaro. L’inchiesta è approdata al suo nome dopo otto anni. Ma in quel caso c’erano effettivamente un movente (prestiti di denaro), una persona scomparsa, un corpo da trovare, un cadavere che poi fu dissotterrato in un terreno di campagna alle porte della Capitale.
Gli investigatori non escludono che le vittime siano state uccise con siringhe, apparentemente piene di medicinali innocui, in cui venivano lasciate appositamente residui d’aria per indurre un embolo fatale. L’uomo, visti i trascorsi lavorativi, sarebbe stato pratico nel fare iniezioni. Ma l’ipotesi sembra in antitesi con la notizia, filtrata dalla stessa Questura, secondo cui «le vittime sul corpo non avevano segni evidenti di violenza riconducibili a un omicidio». Una puntura fatta di recente di solito non sfugge né all’esame sommario di un medico legale né a un eventuale autopsia. Nessuno esaminò i corpi o nessuno notò gli ipotetici segni? Per ora è mistero.
Non è stato neppure chiarito se i familiari delle vittime chiesero un supplemento di indagini sospettando un delitto né se il presunto serial killer abbia tratto un beneficio economico dai presunti delitti. Ma la possibilità che un assassino seriale, un emulo di Donato Bilancia, il killer dei treni, possa aver agito indisturbato a Roma per ben due anni sta creando ovviamente inquietudini e interrogativi. Un solo dettaglio rende lo scenario meno allarmante: l’uomo è in carcere in attesa di processo e pertanto non è in condizioni di nuocere, ammesso che lo abbia fatto in precedenza.
Le vittime sarebbero tutti anziani che vivevano soli o lontani dalle famiglie di origine. Gli investigatori della squadra ”Cold Case”, analizzando dieci casi non risolto, avrebbero trovato alcuni riscontri grazie al Dna e ha detto un funzionario «a tecniche investigative non disponibili all’epoca dei fatti». Ma a tutt’ora, formalmente, non c’è alcuna inchiesta aperta. La polizia ha precisato di non aver «neppure fatto una informativa di reato alla Procura della Repubblica di Roma per una eventuale provvedimento». Quindi siamo di fatto a una pura ipotesi di lavoro, suffragata, evidentemente, da più indizi concordanti. Una fuga di notizie ha reso di pubblico dominio una vicenda, potenzialmente agghiacciante, di cui avremmo sentito parlare solo dopo le conclusioni oppure mai.