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 2010  maggio 18 Martedì calendario

TRICARICO: «PI AEREI SENZA PILOTA PER PROTEGGERE MEGLIO I NOSTRI SOLDATI»

Roma - All’ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e ora socio della Fondazione Icsa (Intelligence, culture and strategic analysis) Leonardo Tricarico non va giù la decisione degli Stati maggiori di impiegare le soldatesse in prima linea. «E’ tempo di fare una riflessione», dice.
Perché, generale? Torniamo alla vecchia suddivisione tra i due sessi, quello forte e quello debole?
«In Afghanistan ci sono stati parecchi scontri a fuoco ravvicinati tra i nostri militari e i guerriglieri. In questo tipo di conflitto le prestazioni fisiche hanno un ruolo significativo. Non intendo disconoscere il sacrosanto principio di parità tra donna e uomo, ma ho timore che qualcuno abbia deciso di abbassare l’asticella delle prestazioni fisiche che si richiedono a un soldato».
Le donne nelle Forze armate sono state dunque un flop secondo lei?
«No, nella maniera più assoluta. Ma va avviato un dibattito sull’opportunità della partecipazione delle donne ai combattimenti a fuoco. Un treno non può avere vagoni più lenti. In Afghanistan si fa la guerra, è ipocrita continuare a dire che andiamo laggiù a fare operazioni di pace. Se fosse per quest’ultima ragione, le donne andrebbero bene. Per la guerra no».
Tuttavia il caporale Buonacucina, ferita nell’attentato, era a bordo di un ”Lince”. Non si trattava di un assalto all’arma bianca...
«Ma io non mi riferivo a questo incidente in particolare. E a proposito di ”Lince”, sarebbe ora di fornire loro una protezione adeguata».
Con che cosa?
«Con gli aerei Uav, gli aerei senza pilota. Gli Uav hanno una validità e irrinunciabilità totali. Non si comprende tanta ritrosia nei confronti di questi velivoli».
Lei sostiene che tali aerei sarebbero in grado di fornire più protezione ai convogli sul terreno. Perché?
«Perché possono restare in aria anche per 24 ore e ”fotografare” tutto ciò che si muove sulle strade. In Afghanistan non ci sono molte strade, perciò è facile controllare il Paese dall’alto. Puoi vedere chi sta mettendo una trappola esplosiva, e dove. Se poi li armi, gli Uav, sei anche in grado di neutralizzare la minaccia sul nascere».
E perché la Difesa è riluttante all’utilizzo di questi velivoli?
«Non lo so. Abbiamo in tutto 10 o 12 Uav e sono pochi. Furono usati per la prima volta in Kosovo, ma da allora non sono stati fatti molti passi in avanti. E dire che gli Uav sarebbero utilissimi anche per scopi civili, come per il controllo delle coste o per la sorveglianza degli incendi boschivi. Ma laggiù, in Afghanistan, solo più Uav e più elicotteri potrebbero garantire la sicurezza dei contingenti».