Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 18/5/2010;, 18 maggio 2010
ORA GLI BATTONO CASSA
M’ama o non m’ama? Prima fa approvare una legge che riapre le porte all’eolico. Poi, appena sette mesi dopo, introduce una direttiva che di nuovo fissa limiti stringenti. Difficile capire che cosa pensi Ugo Cappellacci dell’energ ia del vento. I critici, con un pizzico di malizia, sottolineano che la ”conver sione” del governatore è arrivata insieme con le voci di un’inchiesta. Di sicuro le sorti dell’eolico sardo si intrecciano con quelle di Cappellacci. ”La Sardegna in Italia ha il primato dell’eolico con oltre 450 torri già attive e con domande per altrettante. Su un totale di 3.537 megawatt, l’isola ne produce 450”, racconta Stefano Deliperi, del Gruppo di Intervento Giuridico che da anni si batte per l’ambiente. Intanto decine di imprenditori propongono di costruire nuovi mulini a vento alti come grattacieli. Perfino in mare: quattrocento strutture di 150 metri. Trecento soltanto nel golfo di Cagliari. E qui entra in gioco il delfino del Cavaliere. Al governatore della Sardegna va riconosciuto un merito indiscutibile: ha mantenuto le promesse. Dal primo giorno di campagna elettorale Cappellacci lo ha sempre ripetuto come un mantra: lui sarebbe stato l’uomo del fare, del costruire. Addio all’era Soru. E appena arrivato non ha tradito le aspettative: nel giro di pochi giorni è volato a Roma per concordare con Berlusconi il piano casa. Anche per questoil candidato del Pdl era stato sostenuto dai poteri forti dell’isola. Sono le famose tre ”M”, medici, massoni e mattoni. La versione aggiornata ne aggiunge due: media e monsignori. Cappellaci pare averle tutte dalla sua parte. Ma soprattutto ha una ”B”, Berlusconi, che raccoglie tante lettere in sé. Così nessuno si è stupito quando, alle elezioni del 2009, la corazzata dell’informazione sarda si è schierata con il candidato del Pdl. Lo storico quotidiano L’Unione Sarda è di proprietà dell’imprenditore del mattone Sergio Zuncheddu (tra i fondatori del Fog l i o della famiglia Berlusconi). Sue sono anche le emittenti televisive e radiofoniche Videolina Tcs e Radiolina. Bene, Zuncheddu ha in ballo due grandi progetti: un mega- complesso turistico a Villasimius (81.000 metri quadrati per 90 milioni di euro, in uno dei paradisi della Sardegna) e soprattutto l’operazione Santa Gilla. Soru l’ha raccontata così: ”La Giunta Cappellacci ha riesumato una delibera che noi avevamo accantonato. previsto l’acquisto di immobili per oltre cento milioni di euro nell’area di Santa Gilla. Si spenderanno soldi pubblici per acquistare edifici di Zuncheddu e farne uffici per la Regione”. Ma certo non è ostile a Cappellacci neanche E Polis, che qui stampa il giornale gratuito ”Il Sardegna”. A guidare il gruppo – di cui è stato azionista anche Marcello Dell’Utri ”è Alberto Rigotti, filosofo, ma anche imprenditore della carta stampata e del cemento con legami nel centrodestra e nell’universo di Cl. Insomma, ”Mattone” e ”Media”. Scorrendo i nomi dei componenti della giunta Cappellacci emergono storie che ai sardi dicono qualcosa: così ecco che sulla poltrona chiave degli Affari Generali, del Personale e della Riforma della Regione, siede Ketty Corona. La signora e la sua famiglia sono anche imprenditori del mattone e sono stati soci proprio di Zuncheddu. Ancora il mattone. Intanto qualcuno ricorda che Armandino Corona, il padre di Ketty, fu un esponente politico di spicco dell’isola, prima di diventare Gran Maestro della Massoneria. Fino all’ultima ”M”, monsignori. Certo, la chiesa si è ufficialmente chiamata fuori dalla campagna elettorale. Ma le cronache la raccontarono diversamente: ogni settimana il Cavaliere scendeva giù in Sardegna, perché nessuna vittoria gli stava a cuore come questa. E ogni volta eccolo a pranzo con un vescovo o un monsignore. Cappellacci se n’è ricordato al momento di formare la giunta: ha nominato alla Cultura Lucia Baire, l’ingegnere della Sovrintendenza a capo del comitato per la visita del Papa in Sardegna. Ancora: Giorgio La Spisa, assessore al Bilancio e all’Industria, è esponente del mondo cattolico e vicino a Cl. Di fronte a queste garanzie passava in secondo piano il curriculum del candidato: prima l’esperienza di presidente della Sardinia Gold Mining, la compagnia americana protagonista di contestatissime estrazioni di oro nell’isola. Poi l’arrivo in politica, come assessore della giunta regionale di centrodestra che lasciò tre miliardi di euro di disavanzo. Un po’ poco come credenziali, ma Cappellacci è l’uomo di fiducia per gli affari sardi di Romano Comincioli, lo zio Romi citato nelle intercettazioni dell’inchiesta Antonveneta. Ma soprattutto il braccio destro di Berlusconi. Ecco, in fondo a tutto, il Cavaliere. Che da decenni ha in progetto di costruire un complesso da 240 mila metri quadrati a Olbia. Il Cavaliere avviò l’operazione proprio con Romano Comincioli e Flavio Carboni, all’epoca suo compagno d’avventura. Lo stesso finanziere oggi indagato con Denis Verdini e Cappellacci per l’affaire eolico. Insomma, in tanti hanno puntato su Cappellacci. Il problema di Ugo è proprio questo: adesso i suoi sponsor passano all’incasso. Che sia cemento o pale eoliche, poco importa. E in tanti gli telefonano, come Verdini che gli passa il suo amico imprenditore Riccardo Fusi (anche lui indagato): ”Io sono innamorato di quella terra lì. Un po’ meno dei sardi...”. E Cappellacci gli risponde con una battuta kamikaze: ”Ho la consapevolezza del vero grande limite della Sardegna: noi sardi”.