Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 11 Martedì calendario

Patrizia Pozzi, 48 anni, è l’architetto paesaggista che ha curato il recupero del parco della villa di Berlusconi a Macherio

Patrizia Pozzi, 48 anni, è l’architetto paesaggista che ha curato il recupero del parco della villa di Berlusconi a Macherio. Racconta: «Quando il dottore la acquistò, Villa Belvedere, progettata nel 1907 dall’architetto Alemagna, era disabitata da decenni. Se ne innamorò appena vide lo stemma dei Visconti, il Biscione». Berlusconi e Veronica Lario chiesero di non stravolgere l’aspetto del parco. Oggi ci sono tre serre, il giardino all’italiana con i fondali prospettici, il giardino d’inverno, il ninfeum e «un gazebo fatto di alberi: una cupola di carpini. La famiglia faceva i picnic sul tavolo di marmo che avevamo recuperato». La signora Lario, appassionata di biodinamica, fece realizzare un orto: «Lo volle per i bambini, che sono cresciuti in un rapporto stretto con la natura. Le famose caprette, per esempio. Oggi ci giocano i nipotini, ma allora le scelse per i suoi tre figli». L’architetto ricorda che il Cav. e sua moglie bisticciavano spesso: «Non erano d’accordo su niente, però alla fine trovavano comunque una sintesi. Litigavano sempre sulle statue. C’era un andirivieni frenetico di questi pezzi: andavano e venivano. Ricordo un cavallo di legno gigante che avevano regalato a lui: lei lo odiava, e così appena poteva lo faceva sparire. E poi le piante. Veronica ama la spontaneità. Lui il contrario: massima linearità, bordure ben potate. Così se lei mi chiedeva cascate di rose Cocorico e White, il dottore la contraddiceva e domandava più aceri e magnolie. Poi, però, se ne faceva una ragione. E magari alla fine diceva che quell’idea era stata sua».