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 2010  maggio 16 Domenica calendario

CORRUZIONE ” UN’INVASIONE ALTRO CHE AUSTERITY DELLA POLITICA” (*

per vedere domande e risposte apri il frammento) - Trenta aprile 1993: il Raphael. Le monetine
in faccia a Craxi. Il gesto, il
simbolo di un’epoca. Ora i senzacasa
sotto casa di Scajola a gridare tutta
la loro indignazione a mo’ di scherno.
Diciassette anni, due momenti, due fasi,
un minimo comun denominatore: lo
schifo verso una classe politica. "E oggi è
peggio di allora, la corruzione sembra
aver invaso ogni lembo della società, a
partire dalla politica" spiega Sergio Rizzo,
inviato del Corriere della Sera, autore
de La Cricca.
Eppure Calderoli ha proposto di ridurre
il 5% degli stipendi...
Mi viene da ridere. Vogliamo fare due
conti?
P re go. . .
L’indennita è di 150 mila euro. Per 960
parlamentari, viene fuori circa 7 milioni
di euro. Briciole. Dovrebbero fare ben
a l t ro . .
Tipo?
Quando è scoppiata la bolla, nel 2008,
Zapatero ha ridotto del 15% il finanziamento
pubblico ai partiti. Da noi il totale
è 300 milioni di euro l’anno. Oppure, ancora
meglio, il Pdl potrebbe rispettare il
suo programma ed eliminare le Province:
17 miliardi di euro.
Quindi sette milioni non rappresentano
neanche un inizio...
Ma per favore! Mi viene in mente la Sogei
(Società di informatica del ministero
dell´Economia): sa quanto è costato lo
spoil system nel passaggio da Visco a
Tremonti? Un-di-ci milioni di euro. Dico
11 tra buonuscite e nomine. Solo per togliere
qualcuno e piazzarne altri.
Nel libro parla di "intreccio sfrontato"...
La vicenda di Balducci e di tutti gli altri,
mette in evidenza che in Italia si è determinata
una commistione indecente
tra le funzioni pubbliche e quelle private,
che sfocia poi nell’ar ricchimento
personale. Purtroppo si ha la sensazione
che questo torbido miscuglio pervada
tutta la società.
Senza discontinuità...
Vede, se lì funzionava così, perché non
dovrebbe essere lo stesso anche nelle
periferie, nelle regioni, nelle province.
Nelle altre amministrazioni pubbliche?
Magari non così ben organizzato...
Con Tangentopoli si è scoperto che una
vicenda disorganizzata era il paradigma
di un operare comune.
C’è anche un problema di humus, di
terreno fertile...
Sì, dovuto all’allentamento di ogni freno
inibitor io.
Quale, in particolare?
Chi occupa una funzione pubblica, si
sente nella condizione di non dover rendere
conto a nessuno.
Scajola è emblematico...
Esatto. Quando vai in tv a dire che non sai
chi ti ha pagato la casa, vuol dire che tu
consideri gli italiani dei deficienti. Questa
è la vicenda che fa
capire più di ogni altra
cosa che questi signori
vivono su Marte. E
qui entra anche in gioco
il rapporto con la
ma gistratura.
Non idilliaco...
Perché si parte dall’as -
sunto di un’azione manovrata
dietro le iniziative
dei pm. Si screditata
in partenza.
Ai tempi di Tangentopoli
si parlava di
"mazzette", ora troviamo
più dei "benefit" strappati, come
le ristrutturazioni...
Bisogna aspettare per capire chi è veramente
implicato, nella lista dei 400 ci saranno
anche delle situazioni legittime.
Però la sensazione che provoca questa
vicenda è molto inquietante: è come se,
effettivamente, Tangentopoli avesse
cambiato pelle. Una volta, quando venivano
presi con le mani nel sacco raccontavano
di rubare per il partito. Esattamente
quello che disse Craxi in Parlamento:
siamo tutti così.
Però è cambiata anche la classe politica:
dai "professionisti" della Prima
Repubblica, ai professionisti prestati
alla politica...
Direi di no. Quando tutto questo afflusso
di risorse dipende dagli appalti pubblici
è la politica ad occuparsene. Poi le
strade delle regalie sono le più varie e
toccano settori forse, una volta, immuni.
 proprio la molteplicità di queste figure
a impressionare. Penso alla moglie del
funzionario pubblico socia dell’impren -
ditore che ottiene l’appalto dal marito; o
al cognato del capo del dipartimento
che lavora per l’appalto che dipende dallo
stesso capo del dipartimento. E ancora
gli avvocati che vanno in Parlamento e
presentano le leggi per i loro assistiti. C’è
un clima fetido.
Del quale i cittadini sembrano accorgersi
poco. O comunque meno rispetto
a Tangentopoli.
Però il non voto è stata una reazione. E
non c’è dubbio che dopo questa vicenda
sarà ancora peggio. Ma il punto è sempre
lo stesso...
Quale?
Noi ce la prendiamo con Berlusconi per
il conflitto di interessi, ma in realtà questo
è un paese nel quale i conflitti di interessi
sono talmente tanti e ramificati
che è proprio un problema di sistema.
E secondo lei Berlusconi non ha lavorato
per "renderci tutti uguali"?
La cosa si può vedere da due punti di vista: o da quello del grande conflitto di
interessi che ha sdoganato tutti gli altri;
oppure, al contrario, questo grande conflitto
di interessi esiste perché la politica
italiana è sempre stata in fondo il luogo
dove questi piccoli conflitti si espletavano.
Nel libro faccio una ricostruzione di
come è andata dal 1860 e viene fuori che
mai si è voluto cambiare realmente le cose.
Quando, ad esempio?
Nel 1862 diedero la concessione delle
strade ferrate per il sud a un senatore che
era stato ministro, Piero Bastogi: scoppiò
un casino risolto con una mozione di
censura; o nel 1910 quando Turati cercò
di proporre una legge sul conflitto ma gli
fecero marameo.
Una legge secondo lei necessaria?
Chi fa il parlamentare deve fare solo il
parlamentare. Negli Stati Uniti ci sono
regole draconiane: i membri del Congresso
non possono che fare quello e
non possono avere più di 10 mila dollari
di entrate supplementari. Soldi ottenuti
solo da incarichi didattici o di questo tipo.
A ottobre a "il Fatto", Luca Barbareschi
ha dichiarato: non posso vivere
con solo i 23 mila euro...
E mica glielo ha ordinato il dottore. Però,
ribadisco, non è l’unico: come si può fare
l’avvocato e il parlamentare?
Come Ghedini, presente solo al 25%
delle votazioni?
Penso a tanti, non solo a lui. Ma il fatto
delle presenze conta poco. Le faccio un
esempio: ha senso che la riforma forense
venga scritta da una commissione giustizia
composta da 25 senatori di cui 14
avvocati? Questo è il vero cancro del
paese dove ognuno può fare quello che
vuole.
Torniamo al clima di Tangentopoli:
allora i mezzi di informazione gareggiavano
per scoprire i nuovi indagati.
Ora la gara è a salvarli...
I giornali non rappresentano la realtà del
paese in modo perfetto.
Allora parliamo di comunicazione in
generale: è passato sul Tg1 il concetto
di Mills assolto...
Quello non è giornalismo. Ma chi si ferma
ai giornali non vede che una parte di
questo mondo. La nuova realtà sono i vari
blog, i social network. Lì l’indignazio -
ne è viva.
 preoccupato per la legge sulle intercettazioni
per il rischio bavaglio
sulla stampa?
Sì, perché con la scusa di tutelare la privacy
di quelli che non c’entrano niente si
crea uno schermo per quelli che c’entrano.