Gianmaria Pica. Il Riformista 15/5/2010, 15 maggio 2010
QUANTO VALE IL REGNO ANEMONE
I legali di Diego Anemone, l’imprenditore al centro dell’inchiesta sugli appalti dei grandi eventi, hanno smentito la presunta collaborazione con gli inquirenti da parte del loro assistito. Secondo quanto riportato ieri da alcuni quotidiani, Anemone avrebbe cominciato a parlare con gli investigatori smentendo il generale della Guardia di finanza (ora all’Agenzia informazioni e sicurezza interna) Francesco Pittorru, beneficiario di due case a Roma pagate in parte con gli assegni dell’architetto Angelo Zampolini, lo stesso che avrebbe pagato - con ottanta assegni circolari di importo inferiore a 12 mila e 500 euro - la casa di Claudio Scajola al Colosseo.
La ricostruzione giornalistica è questa: Anemone ha iniziato a collaborare con la magistratura lo scorso 5 maggio, il giorno dell’uscita dal carcere di Rieti dove era detenuto dal 10 febbraio. Davanti a lui si presentano gli uomini della Guardia di Finanza, con un decreto di perquisizione, spiegandogli che nel corso dell’interrogatorio il generale Pittorru ha raccontato che i soldi per l’acquisto delle due case a Roma erano un prestito di Anemone e che c’era una scrittura privata a dimostrarlo, custodita in una casa di sua proprietà in Sardegna. I pm non credono a questa versione, ma danno al generale qualche giorno per recuperare il documento. L’ufficiale, però, si ripresenta ai magistrati, sostenendo che le carte gli sono state rubate. Anemone avrebbe smentito questa versione e agli investigatori avrebbe detto che non c’è mai stata una scrittura privata tra i due e di non aver mai concesso al generale un prestito. Spiegano gli avvocati di Anemone: «Diego Anemone ha dichiarato di non essere in possesso della documentazione richiesta. Non ha reso interrogatori, non ha reso dichiarazioni spontanee e non ha fatto ammissioni».
Procedono intanto le indagini sulla lista di centinaia di persone - fra cui esponenti politici, militari e del clero - presunti beneficiari di opere di ristrutturazione edile da parte dell’imprenditore, assegnatario per anni di numerosi appalti pubblici. Fonti giudiziarie hanno riferito che i magistrati, che hanno fatto filtrare una profonda irritazione per la fuoriuscita di notizie, procedono in due distinte direzioni: per accertare i rapporti fra le persone sulla lista e l’imprenditore, e per accertare come siano stati diffusi ai media i nomi sulla lista.
Ma quali sono le società collegate ad Anemone? Qual è il volume d’affari di queste aziende? Da chi sono partecipate e a chi sono intestate? Dai dati in possesso del Riformista, risulta che Diego Anemone (nel 2006 ha dichiarato un reddito imponibile di 111.615 euro, imposta netta 39.384 euro), oggi ricopre due cariche: è il direttore tecnico della ”Anemone di Luciano Anemone Snc”, società - domiciliata a Roma in via Sant’Antonio da Padova al numero 13 - che si occupa della costruzione di edifici residenziali e non residenziali; ed è consigliere dal 2001 («a tempo indeterminato») della ”To.Ro”, un’impresa edile partecipata al 49 per cento dalla ”House Gap”, società a sua volta controllata dalla ”Anemone Costruzioni” (per il 98 per cento in mano a Daniele Anemone e per il 2 per cento a Alida Lucci, la segretaria di Diego Anemone).
Ed è proprio quest’ultima società a essere finita nel mirino dell’autorità giudiziaria. All’”Anemone Costruzioni” risultano collegate quattro imprese: oltre la ”House Gap”, le tre società consortili ”Carcere Sassari Scarl”, ”Conegliano Scarl” e ”Maddalena Scarl”. Nel 2008 la società di costruzione della famiglia Anemone - forte degli appalti sulle grandi opere - ha chiuso con un fatturato di circa 35 milioni di euro, in crescita del 102 per cento rispetto al 2007. La ”House Gap” è la Srl che detiene il 49 per cento della ”To.Ro”, la restante quota è in pancia alla ”Icr” (Impresa Costruzioni Rosso) dell’ingegnere Giampaolo Rosso che controlla e partecipa al capitale di 32 aziende, molte delle quali attive proprio nell’edilizia e nelle grandi opere: dalla costruzione dello stadio della Juventus, a quella della scuola dei carabinieri di Firenze nella zona di Castello (complessivamente dal valore di 261 milioni di euro). Ed è da un’inchiesta sull’urbanizzazione dell’area Castello che la magistratura ha dato l’avvio all’indagine sugli appalti dei grandi eventi. Nell’affaire degli appalti fiorentini è finita anche la nuova caserma dei Vigili del fuoco di Conegliano costruita proprio dalla società ”Conegliano Scarl”.
Come per il G8 della Maddalena, le gare per l’affidamento dei lavori per la costruzione degli istituti penitenziari sardi sono state coperte dal segreto di Stato: ma la ”Carcere Sassari Scarl” si è aggiudicata l’appalto per la costruzione del carcere di Sassari (53 milioni e 710 mila euro). La ”Maddalena Scarl” è la più attiva di tutte: ha vinto l’appalto grandi eventi per la riunione G8 alla Maddalena (poi spostato all’Aquila): 117 milioni euro per nove mesi di lavori.
Altra azienda riconducibile ad Anemone è la ”Redim 2002 Srl”: i ricavi 2008 sono cresciuti a 13,3 milioni di euro dai 10,7 del 2007. Amministratore unico della società è la moglie di Anemone, Vanessa Pascucci (nel 2006 ha dichiarato 14.972 euro). La ”Redim”, tra le altre cose, controlla la ”Sant’Egidio Scarl” che ha come oggetto sociale la progettazione per il completamento dell’aeroporto di Perugia e partecipa con il 35 per cento alla ”Arsenale Scarl” che ha fornito manodopera ai cantieri della Maddalena. A Roma, in via Sant’Antonio da Padova 13, non c’è solo la ”Luciano Anemone Snc”. Nella stessa via sono domiciliate tante altre società tutte riconducibili a Diego Anemone: come la ”Tecnodati”, società intestata alla segretaria Lucci (reddito imponibile dichiarato nel 2006: 20.184 euro); la ”Amp Srl”; la ”Tecnowood Srl”; e le due società consortili ”Sant’Egidio” e ”Conegliano”.
Infine, segnaliamo la ”Società sportiva romana” (Ssr): costituita nel 2004 con quote paritetiche - 25mila euro - da Filippo Balducci (figlio di Angelo) e Diego Anemone. Alla ”Ssr” è collegato il Salaria sport village: il centro sportivo, meta ”massaggi” preferita dal capo della protezione civile Guido Bertolaso.