Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 16 Domenica calendario

SAN GIORGIO UCCIDE IL DRAGO STORIA FALSA DI UN SANTO VERO

Risponde Lei ha scritto che il Concilio Vaticano II fece pulizia nel canone dei santi e annunciò che molti di essi, da San Giorgio a Santa Filomena, non erano mai esistiti. Ma la revisione fu in realtà affidata, dopo il Concilio, a una commissione. Nel Messale di Paolo VI (1970) il culto di San Giorgio è stato ridotto da «festa» a una facoltativa «memoria» nella giornata del 23 aprile. Questo provvedimento provocò un diffuso risentimento in ambienti cattolici e venne interpretato come un ingiusto declassamento di San Giorgio. Per la stampa mondiale si trattò di una eliminazione storica. E Santa Filomena? Il suo nome non apparve mai nel Messale Romano o nel Martirologio Romano. La ricerca storica non ha potuto stabilire né l’esistenza di un antico culto dedicato alla sua persona né la sua stessa esistenza. Chiaramente il suo caso è completamente diverso da quello di San Giorgio. Ma i mezzi d’informazione popolari hanno collegato i due personaggi e li hanno per così dire accoppiati. Sono certo che lei voglia trattare i fatti con equità e distinguere i due casi. Ho pubblicato un articolo sull’argomento di cui le mando copia.
prof. George Nedungatt, S.J.
geonedungatt@pio.urbe.it Caro Nedungatt,
Il suo articolo è troppo lungo per essere pubblicato interamente, ma piacerebbe a una grande città mediterranea, Genova, a una vecchia nazione, la Gran Bretagna, e a una nazione risorta, la Georgia. La prima ha intitolato al santo la più antica e intraprendente istituzione finanziaria del Medio Evo. La seconda ha avuto sei re di quel nome e ha ancora un ordine cavalleresco intitolato ai santi Michele e Giorgio. La terza è stata battezzata alla nascita con il suo nome. Mi servirò del suo articolo per fornire al lettore qualche notizia.
Lei osserva anzitutto che i grandi personaggi sono stati spesso arricchiti e abbelliti da aneddoti improbabili. Ma questo non dimostra la loro inesistenza. Nuoce a San Giorgio il fatto di essere spesso rappresentato nell’atto di uccidere un drago. Ma la leggenda, comune ad altri santi bizantini, nacque in Oriente nell’undicesimo secolo. Si racconta che la città di Silena, nella provincia romana della Libia, fosse terrorizzata da un drago e dovesse frequentemente sacrificargli almeno due pecore. Quando le pecore cominciarono a scarseggiare fu necessario ricorrere agli esseri umani e addirittura a una fanciulla, figlia del re. Nel giorno del sacrificio, tuttavia, Giorgio giunse nella città e corse in aiuto della vittima. Sfidò il drago, lo trafisse con la sua spada, liberò la città e suscitò la commossa gratitudine dei suoi abitanti. La storia percorse l’intero mondo cristiano e giunse sino all’Inghilterra dove il Sinodo di Oxford del 1222 lo proclamò patrono del Paese. Può darsi che i nostri antenati credessero nell’esistenza dei draghi. Ma è molto più probabile che l’uccisione della bestia crudele rappresentasse ai loro occhi, metaforicamente, il trionfo della fede contro le persecuzioni.
Non è escluso tuttavia che il vero Giorgio sia effettivamente esistito, forse durante l’impero di Diocleziano. Di una cosa infatti possiamo essere certi: un santuario intitolato al suo nome era oggetto di culto a Lydda in Palestina (oggi Lod) durante il quarto secolo dopo Cristo. Insomma non ha ucciso il drago, ma ha pur sempre meritato la devozione di coloro che vissero nel suo tempo. La Chiesa ne ha tenuto conto e non lo ha radiato dal canone dei santi. Ma non esiste più nel calendario romano il giorno di San Giorgio. Come lei ricorda, esiste però, per giornata del 23 aprile, una «memoria facoltativa», vale a dire il diritto di indirizzare a lui un pensiero o una preghiera. Capisco il risentimento di alcuni ambienti cattolici, ma i genovesi, gli inglesi e i georgiani non sono completamente orfani.
Sergio Romano